Viterbo SPORT Germania si consacra Campione del mondo
di calcio per la quarta volta

di Giuseppe Bracchi

 

Germania, uber alles! La Germania dunque si consacra Campione del mondo di calcio per la quarta volta, raggiungendo così l’Italia nella classifica dell’Albo d’oro e, come l’Italia, ad una sola lunghezza da quel Brasile strapazzato sette volte dai teutonici, durante la semifinale.

Un applauso, dunque ai vincitori, senza nulla togliere all’Argentina del ct Sabella, indomita quanto sfortunata.

Il calcio però non ha cuore e nella serata in cui un vincitore deve pur esserci, la serata di Rio ha incoronato la Germania, che, peraltro, nulla ha rubato in questo Mondiale 2014, arrivando alla Finale in un continuo crescendo. Onore al merito, ed onore a chi come la Germania ha saputo lavorare con umiltà e pazienza per arrivare a questo traguardo Mondiale.

Probabilmente i tedeschi, al di la di tutte le opinioni che ciascuno di noi può avere, hanno un amor patrio, un orgoglio, una coscienza nazionale, un senso della disciplina, del sacrifico e del lavoro (anche calcistico) decisamente superiore alla media europea. Se i club calcistici tedeschi hanno la loro importanza, anche la nazionale patrimonio di tutto il popolo tedesco ha il suo valore ed il suo posto nel cuore della nazione tedesca. E dall’impresa tedesca, mi auguro che i futuri responsabili del settore calcio italiano (ma dubito fortemente che ciò possa accadere) imparino qualcosa per ridare lustro, prestigio anche al nostro calcio ed in particolare ad una nazionale che oggi sembra solo la brutta copia di quella che abbiamo ammirato negli anni passati ed in passate competizioni.

Auguriamoci, che oltre agli interessi dei club calcistici, alle prevaricanti ragioni dei diritti televisivi e degli sponsor, sappiamo interagire anche gli interessi superiori della nazionale italiana come patrimonio di tutto il popolo italiano. Il Mondiale ormai è andato e con lui anche le nostre illusioni e disillusioni. Si metta mano all’aratro senza voltarsi indietro, come narra una massima evangelica.

Durante un’intervista in Casa Italia, l’ex ct Prandelli, in un momento di lucidità extra calcistica, ma non per questo meno importante, ha provocatoriamente denunciato negli italiani una mancanza di coscienza nazionale. Vero? Falso? Facciamo nostra questa provocazione ed accettiamola come sprone per migliorare  migliorarci. Un fatto è innegabile. La nazionale che abbiamo visto in Brasile, sembrava più un accozzaglia di seminaristi in gita parrocchiale che ventotto professionisti con le idee chiare e con la voglia di difendere il tricolore.

E venuto il momento di cambiare. E venuta l’ora di cambiar pagina e seriamente, riscrivendo le regole del mondo del calcio italiano, dove ampi settori delle società calcistiche nostrane stanno perdendo l’immagine stessa di squadre italiane, a tutto vantaggio di personaggi legati a multinazionali, che quando si presentano in televisione neppure spicciano una parola della nostra lingua. La nazionale italiana è l’esatto prolungamento della società italiana: liquida, egocentrica, senza identità e priva di valori. E rispecchia fedelmente quel proverbio cinese, il quale afferma che quando il sole tramonta, anche le ombre dei nani sembrano giganti.

Per cambiare abbiamo tempi e modi. Facciamolo presto o anche nel calcio torneremo ad essere soltanto un’espressione geografica.

Giuseppe Bracchi

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