Viterbo CRONACA
Andrea Stefano Marini Balestra

                             Viterbo 1920 piazza delle erbe (Archivio Mauro Galeotti)

       Certamente gli urbanisti dei primi secoli del secondo millennio non potevano prevedere uno sviluppo della mobilità generale così come l’abbiamo ora.

         Nel 1200 i più andavano a piedi, solo qualche altolocato poteva personalmente concedersi cavallo e carrozza ed il traffico commerciale limitato a carretti a mano e barrozze e di conseguenza l’impianto medioevale della Città di Viterbo non poteva che essere per strade strette e tortuose non solo per economia del territorio, ma anche per difesa. Un esercito invasore ed una cavalleria male avrebbero agito in tortuose viuzze.

         Se in un certo senso per secoli la situazione della mobilità cittadina è per lo più rimasta alle origini sino all’avvento della motorizzazione, oggi, in particolare è totalmente diversa.

         Viterbo è cresciuta, si espande come territorio comune ben oltre la cinta delle mura e l’uso di mezzi di mobilità personale è divenuto indispensabile per chiunque venga dalle frazioni o dalle periferie al centro.

         Non a caso Viterbo ha il primato nazionale sulla maggior proporzione di autoveicoli sul territorio rispetto alla popolazione residente.

         Questo particolare, però, non è dato dall’”amore” dei viterbesi per l’automobile (anche se c’è sempre stato!), ma dalla necessità di muoversi per lavoro, impegni famigliari e di svago.

         Il servizio pubblico di autotrasporto con tutta la sua migliore buona volontà di esserlo, non può, per una serie di motivi, soddisfare la domanda di mobilità urbana.

         Ecco quindi l’imprescindibile necessità dell’uso del mezzo privato.

Sfido chiunque abitante per es. a str. Filante, Procoio, Roncone, Querciaiolo, Palanzana, Palomba di poter far conto sul servizio pubblico di trasporto per recarsi in centro città !

         A questo punto le “macchine” si muovono, ma ad un certo momento si devono pur fermare. Non si può, per es., ripiegare su se stessa un’auto e portarsela appresso in ufficio o negozio.

         Allora è necessario che il mezzo sia parcheggiato in sosta in attesa della sua ripartenza.

         E qui il busillis. L’impianto urbanistico cittadino, ripetiamo, non consente una sosta per tutti i veicoli che sono in circolazione. In soldoni, se moltiplichiamo l’area occupata da ognuno, l’area cittadina non li potrebbe contenere tutti.

         Allora, come è impossibile poter assicurare la sosta a tutti, altrettanto è impossibile impedire la circolazione delle auto. Proporre chiusure alle auto nell’ambito cittadino significa uccidere il centro storico e favorire il decentramento delle attività di ogni tipo: negozi, uffici e cementificazione delle periferie, dove appunto la circolazione stradale è agevole.

Quindi, la circolazione automobilistica non può essere esclusa, come infatti una volta circolavano carrozze a cavalli e carretti, oggi si muove l’autovettura, il furgone e l’autocarro.

Bisogna quindi avviare una politica della mobilità cittadina che non può essere solo basata su divieti ed aumento delle “strisce blu” per sosta a pagamento.

         Il calo degli introiti della Francigena che l’assessore Contardo ha evidenziato di recente va inteso nel senso che sempre di più c’è disinteresse all’utilizzo dei parcheggi cittadini perché nel centro di Viterbo le attività economiche sono in fuga, quindi non ci si va. Sono preferiti i periferici centri commerciali perché la c’è parcheggio e di conseguenza le classiche attività svolte nelle storiche vie cittadine languono.

Aumentare le zone di sosta a pagamento non paga, non è che imponendo “strisce blu” anche al parcheggio della Valle FAUL si favorisca l’ingresso di persone nella vecchia Viterbo, anzi, probabilmente sarà il contrario.

Dovrà semmai in tale zona essere prevista un’area limitata, certo a pagamento, ma con custodia perché si è notato che spesso nelle vetture dei turisti si sono verificati furti.

Occorre sin da subito ricercare con cura ogni luogo dove sia possibile creare parcheggi, individuare ogni piazza dove la sosta sia possibile senza impatto estetico e di danno culturale. Ottima l’iniziativa in corso di prevedere un’ampia zona di sosta fuori da Porta Faul anche per autobus turistici, come pure il riesame del divieto assoluto di sosta in p.zza Fontana Grande in quanto risultati danneggiati i cittadini che devono accedere agli Uffici Comunali dell’ex Tribunale, come in altre piazze e vie dove le aree di sosta sono state ridotte al punto di non esistere.

La nostra Città ha all’interno delle sue mura una quantità di spazi vuoti, ci sono migliaia di vecchi locali inutilizzati, una volta appunto rimesse di vario genere, che adeguati possono funzionare da parcheggio privato soltanto in via amministrativa consentendone la trasformazione: In molti richiastri di scarso valore ambientale possono essere creati autosilos con montauto (A Viterbo centro ne esiste solo uno privato in Via Zelli Pazzaglia, ma semivuoto) ed anche il Teatro Genio ed il Cinema Metropolitan, in mancanza di un improbabile loro ripristino come a suo tempo destinati possono essere trasformati in enormi garage multipiano.

In attesa quindi che mai possa realizzarsi un parcheggio sotterraneo al FAUL, da decenni ipotizzato ed anche progettato, sin da subito la concessione a chiunque lo voglia di realizzare parcheggi in ogni dove sia possibile affinché la morsa dei veicoli lasciati in strada diminuisca e di converso cessi la voglia dei cittadini del centro storico di andarsene in periferia.

Per concludere, l’estensione delle zone “Blu” non è la soluzione esatta, solo potrà incrementare le entrate della società partecipata, ma non risolve la sosta selvaggia.

Comuni a noi vicini, vedansi per es. Terni, Orvieto e Perugia, hanno una rete di parcheggi in centro storico invidiabilmente collegati con le strade e piazze principali.

Non parliamo poi del Principato di Monaco che nel ventre della sua rocca un numero di posti auto pari i cittadini residenti.

Non si faccia a Viterbo la demonizzazione dell’uso dell’auto privata senza proporre soluzioni che possono esserci con un poco di buona volontà.

Oramai l’uso della “macchina” proprio per le esigenze moderna di viabilità è una necessità, l’alternativa alla mobilità a cavallo o in carrozza non è più possibile.

Ma poi che direbbero gli ambientalisti alla vista dello sterco sulle strade e del loro maleodore!