Viterbo CRONACA
Andrea Stefano Marini Balestra

Le foto illustrano il “Ponte rotto” della Palanzana e la piantina il luogo dove si trova.

Il “Ponte Rotto” della Palanzana. Si chiama a Roma il “Ponte Rotto” il Ponte Palatino che dopo varie peripezie e ricostruzioni venne in parte abbattuto dalla furia della storica piena tiberina del 1598 di cui oggi ne restano le vestigia presenti davanti all’Isola Tiberina come attrazione turistica.

Dopo questo evento il Ponte funzionò con una passerella provvisoria sino alla costruzione del nuovo ponte in ferro come vediamo oggi.

Bene, anche a Viterbo c’è un “ponte rotto” all’interno del Parco dell’Arcionello in località Palanzana. Questo ponte, costruito moltissimi secoli or sono costituiva la via più breve da Viterbo a Bagnaia, attraversa, infatti, il Fosso della Palanzana (oggi dissecato) ed ha servito sino qualche decennio fa fino a quando, ormai ridotto ad un precario passaggio pedonale, non costituisce più un comodo passaggio dalla strada Palanzana alla strada Chiesuola.

         La costruzione, solida e semplice, ha comunque resistito all’ingiuria del tempo e l’ignoto “pontefice” che ne fu costruttore, forse un etrusco, un romano, un longobardo, chissà, sicuramente ne può andare fiero perché ancora adesso, al contrario di altri manufatti “artistici” edificati in tempi recenti (vedasi l’ormai stranoto “Ponte Morandi) è in piedi anche se ridotto ad un pericoloso passaggio pedonale.

         Vale la pena andarlo a visitare e soprattutto cercare, se non si riedificarlo, almeno renderlo fruibile in sicurezza mediante una passerella di legno (vedi sopra Ponte Palatino dal 1498 a fine 1800) per consentire la prosecuzione di una via, una volta carrabile, che da Viterbo portava a Bagnaia, tramite la Via Chiesuola.

         Semplice trovarlo.

Entrando dalla Strada della Palanzana, attraverso l’entrata pedonale del grande cancello in ferro all’altezza del civico 19, prima del 23, ci si avvia sul percorso ormai battezzato la “via del Calvario” sino ad incontrare un’edicola di legno che riporta informazioni turistiche del luogo. Qui, svoltare a sinistra su un comodo pianeggiante viottolo, lasciando sempre a destra le tabelle della Riserva, quindi, attraversare un “prato arido” (da notare qui gli interessanti muschi e piante “grasse” di sottobosco), per poi proseguire in discesa verso destra nel bosco, sempre seguendo il viottolo battuto con residui elementi di basolato, sino al “Ponte”.

         Guai però ad attraversalo!

Ciò che resta è solo un passaggio stretto, certamente non sicuro e la forra che vi è sotto per un’altezza di circa 10 metri, spaventa anche per le conseguenze di una sciagurata caduta in un canyon. Io, personalmente, quando ero piccolo (ormai oltre mezzo secolo abbondante fa), lo attraversavo spesso per andare a Bagnaia o a visitare la Chiesuola. Allora, però, non ancora era ridotto ad un passaggio minimo come oggi. Si pensa, infatti, che il peggior deterioramento di questi ultimi decenni sia stato dovuto al passaggio di motociclette da cross prima dell’istituzione del Parco

         Quando sarete arrivati, potrete ammirare un’opera edile costruita a suo tempo con tutti i crismi della buona costruzione per un’opera pubblica d’epoca.

I conci delle pareti sono ancora in ordine e non mostrano segni di crollo. E’ solo l’impalcato che non ha resistito a secoli di passaggi di carri pesanti di legname ed altro, da ultimo anche mezzi a motore.

         La tradizione racconta che San Crispino, il venerato frate cappuccino elevato agli altari, era giornalmente solito attraversarlo quando dal Convento dei Cappuccini alla Palanzana si recava a Bagnaia per celebrare Messa accompagnandosi con il canto.

         Il luogo è magico. Fermatevi ed ascoltate i rumori del bosco.

Al ritorno, all’altezza dell’Edicola suddetta, potrete andare dritti verso l’Eremo. Il viottolo è in ottime condizioni. Dopo 500 metri circa sarete sotto le mura dell’Eremo, girate a destra quindi tornate in Strada Palanzana in discesa verso Viterbo.

         Faccio una proposta.

Formiamo un Comitato, raccogliamo qualche fondo e rimettiamo in condizioni di poter attraversare il Fosso della Palanzana attraverso il “ponte rotto” anche mediante una passerella in legno, ovviamente solo pedonale. Potrebbe aiutarci anche il Comune di Viterbo atteso che il ponte fu a suo tempo di utilità pubblica.

Scrivete alla redazione del nostro giornale (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) comunicazioni in proposito e daremo via al progetto.

         Poter andare a piedi da Viterbo a Bagnaia attraverso il bosco sarà per tutti, come lo è stato per me in passato, un’esperienza indimenticabile.

Ripercorrere nel terzo millennio una via forse aperta nel primo millennio prima della nostra era non è una cosa tanto comune, anche da noi. 

 

 

 

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