Viterbo INCREDIBILE MENEFREGHISMO
Mauro Galeotti
A fine articolo la storia della Chiesa di san Lazzaro

 

L'abside della Chiesa di san Lazzaro devastata dalle infiltrazioni d'acqua


Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete destra

Nel 1905 Pietro Vanni salì al cielo e lasciò sulla terra opere di alto livello tanto da definirlo uno degli ultimi pittori viterbesi di alto prestigio.

Ma il menefreghismo di chi dovrebbe salvaguardare una delle sue opere maggiori è immenso. L'abside della Chiesa di san Lazzaro al Cimitero è devastata dalle penetrazioni di acqua che hanno distrutto troppa parte dell'affresco.

Nel 1905, quando morì, i viterbesi ritardarono l'inaugurazione dell'illuminazione elettrica che avrebbe reso sicure le strade di notte e portato benessere nelle famiglie, oggi rispetto zero per un artista che avrebbe meritato maggiore considerazione per il suo infaticabile lavoro.

Trascurata e abbandonata anche la cappella della sua famiglia, opera con sculture in terracotta dello stesso Vanni.

Vergogna!

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete destra

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete destra

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete destra

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete sinistra

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete sinistra

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete sinistra

Abside della Chiesa di san Lazzaro, parete sinistra

E che dire dello sterco dei piccioni e dell'abbandono
e sporcizia sotto la croce avanti l'ingresso della Chiesa di san Lazzaro?

Chiesa di san Lazzaro

La costruzione della Chiesa di san Lazzaro fu decisa nel 1888 e sorge sull’area detta il Pincetto perché resta un po’ elevata rispetto al livello del Cimitero stesso.

La chiesa, dal 1890 al 1895, è stata completamente dipinta all’interno dal pittore viterbese Pietro Vanni. 

L’artista, oltre all’esecuzione delle pitture su intonaco, inserì anche alcune sculture in terracotta con raffigurati volti di persone ripresi tra i popolani viterbesi e, per l’amore innato verso gli animali, volle collocare su una parete anche la riproduzione, sempre in terracotta, della testa del suo cane.

In un articolo uscito il 25 Maggio 1890 sul periodico Il Progresso, è scritto che le opere da eseguire nella Chiesa di san Lazzaro furono esposte in bozzetto in una sala del Palazzo comunale. 

Dai bozzetti risultava che il pittore doveva dipingere nell’atrio della chiesa i santi protettori di Viterbo, Lorenzo e Rosa, e nell’interno dovevano essere raffigurati in quadri così distinti, la Resurrezione di Lazzaro, il campo di Ezechiele e il Calvario. 

Sulla cupola dovevano essere rappresentati la Religione, le Virtù teologali e morali, i quattro evangelisti e al centro il Trionfo della Croce.

Oggi, all’interno della chiesa, sulla parete di destra è la pittura raffigurante la Resurrezione di Lazzaro e su quella di sinistra è la Resurrezione della carne. Sulla volta è il Trionfo della Croce e nei pennacchi i quattro dottori della Chiesa: S. Jêro, san Girolamo; S. Ambro, sant’Ambrogio; S. Grêg. / Magnus, san Gregorio Magno; S. Agõst, sant’Ago-stino.

Accanto, nell’imposto della volta, sono otto figure femminili tra le quali La Religione, col calice e la croce, e la personificazione delle Virtù teologali e morali.

Tra queste vedo

La Giustizia, con la bilancia e la spada;

La Temperanza, con l’acqua nella ciotola;

La Prudenza, con l’ancora;

La Fortezza, col leone in riposo;

La Fede, con gli occhi velati;

La Carità, col fanciullo tra le ginocchia.

Nella fascia intorno alle pareti è scritto: Requiem aeternam dona eis Domi / ne et lux perpetua luceat eis / exaudi orationem meam ad te / omnis caro veniet.

Nell’abside è dipinto un insolito Cristo Crocifisso, privo della Vergine, della Maddalena, di altri santi, è avvolto da una cerchia di angeli in volo in un cielo scuro e tenebroso. Nella volta presso l’altare sono raffigurati i simboli dei quattro Evangelisti, al centro della quale, in una ghirlanda di frutti, è lo stemma di Viterbo ove è omesso il globo quadripartito.

L’altare maggiore è stato eseguito dal Vanni e le parti in terracotta con gli angeli riproducono il tabernacolo di Isaia da Pisa, ora al Museo civico, di cui l’artista fece un calco nel 1894. Le pitture su intonaco, eseguite sulla facciata, sono per lo più scomparse, quelle eseguite sul timpano della chiesa sono ormai scolorite sia per le intemperie che per l’incuria di chi aveva il dovere di conservarle.

Vi era raffigurato il ss. Salvatore benedicente affiancato da due angeli alati alla bizantina. Sotto al portico, sopra alla porta d’ingresso, è una Madonna col Bambino, su fondo azzurro. Le possenti colonne della facciata «tutte d’un pezzo in peperino» furono eseguite dal marmoraio viterbese Luigi Corinti, che era soprannominato Falocchetto. La chiesa fu inaugurata il 27 Ottobre 1895 e aperta al culto il 1° Novembre seguente.

Nella Chiesa di san Lazzaro è il monumento funebre a Pietro Vanni (1845 - 1905), disegnato a Roma da Corinna Modigliani e da Giuseppe Berardi, suoi cari amici, recante l’epigrafe: A / Pietro Vanni / pittore insigne viterbese / defunto in Roma / il XXIX Gennaio MDCCCCV / in età di anni LX / la consorte Angela Bevilacqua / ed il figlio Renato / dolentissimi / posero / il Municipio di Viterbo / per onorare l’illustre concittadino / ne concesse la sepoltura in questa chiesa / da lui nobilmente adornata.

Un busto raffigurante l’artista, opera di Filippo Antonio Cifariello (Molfetta 1864 - Napoli 1936), ho trovato la notizia che fu realizzato a spese della Società degli artisti di Roma che lo donò alla Chiesa di san Lazzaro. 

Ho però ispezionato quello posto alla sommità del monumento funebre e sull’avambraccio destro vi ho trovato inciso G. Nisini fuse / Roma e all’opposto è S. Sbricoli Roma.

Il monumento marmoreo fu inaugurato l’11 Novembre 1906 ed è la riproduzione di un’edicola cinquecentesca che si trova a Roma nella Chiesa di santa Maria del Popolo.

 

 

 

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