Viterbo RIFLESSIONI
Andrea Stefano Marini Balestra

            E’ di questi giorni un violento dibattito circa l’obbligatorietà dell’azione penale da parte dell’ufficio del Pubblico Ministero prevista dall’art. 112 della Costituzione, quindi dagli artt. 50 405 del Codice di procedura penale, in quanto i fatti di cronaca riportano l’apertura di procedimenti a carico di questo o quel soggetto di rinomanza pubblica e politica e l’assenza in altre ipotesi.

            Essendo pertanto compito del Pubblico Ministero di organizzare il proprio ufficio e di conseguenza dare priorità ad alcune indagini rispetto ad altre che pone dubbi e perplessità tra i cittadini.

            E’ ovvio che la massa di denunce e querele che ogni giorno si raccolgono presso tutti gli uffici delle Procure della Repubblica presso i Tribunali italiane debbano essere sottoposte ad un vaglio non essendo altrimenti possibile un’apertura di un procedimento penale per ognuna di esse. Infatti, giusta il dettato di legge, il Pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale quando non deve richiedere l’archiviazione.

            E’ qui il punto!

Al PM è concessa una discrezionalità e precisamente: archiviazione o esercizio azione penale.

            Nella mia personale esperienza nella giustizia ho troppo spesso osservato che fattispecie analoghe hanno dato in alcuni un’archiviazione ed in altre l’apertura di un processo quindi notato che condotte penalmente rilevanti segnalate da cittadini o forse di polizia anche con dovizia di particolari e prove hanno avuto l’esito di un’archiviazione alle quali neppure una richiesta di ulteriori indagini chieste dal G.I.P. hanno avuto esito.

In altri casi, invece, l’azione penale è stata iniziata dal PM che a sua volta si è visto fare strame delle sue argomentazioni nel processo davanti ai giudici di merito che hanno valutato compiutamente le effettive condotte tenute dagli imputati, ritenute però dapprima penalmente rilevanti dal PM.

            E’ qui che si intravede un “piacere” dell’azione penale da parte delle Procure e la “scelta” di esse di far nascere un processo a carico di soggetti che poi probabilmente potranno essere scagionati nei successivi passi del processo, ma nel frattempo hanno avuto il danno dello strepitus fori ed implicazioni di vario tipo solo per essere presenti nel “registro degli indagati” e sottoposti a procedimento penale.

            Nessuno dubiti sulla correttezza dei Pubblici ministeri e della loro delicata attività che li pone arbitri e censori del comportamento dei loro simili, cioè di cittadini liberi in un democratico ordinamento statuale, però fatti di cronaca recenti fanno sorgere dubbi.

            Abbiamo assistito in passato e purtroppo si assiste ancora oggi ad un accanimento giudiziario nei confronti di alcuni, quindi di pubblici ministeri trasformati in poliziotti accecati di giustizialismo che hanno aperto procedimenti ed inviato “Avvisi di garanzia” a vanvera, addirittura per attività ritenute solo da loro personalmente come penalmente rilevanti, ma nemmeno previste dalla legge come reato, quando nei loro uffici, dove di sicuro vi era bisogno, un’attività di indagine più attenta e scrupolosa, avrebbe certamente con rapidità accertato reati e colpevoli da sottoporre al giudizio che proprio per queste “dimenticanze” li ha portati al processo in scadenza della prescrizione del reato.

            A mio parere, quindi, esiste nell’ambito dell’obbligatorietà dell’azione penale un piacere di esercitarla o meno a seconda dei casi. Sicuramente la smania di protagonismo di alcuni PM fa si che si preferisca indagare persone e fatti che hanno interesse giornalistico, anziché farlo per fatti che nemmeno una cronaca cittadina porterebbe a conoscenza perché gli indagati e le persone offese sono gente comune.

            Quanta delusione ho letto nei volti di persone offese da seri reati alla lettura di una requisitoria di archiviazione!

I fatti di cui erano stati vittime, ancorché gravi reati e soprattutto gravi per loro parti offese, che dopo aver subìto danno materiale, fisico e psicologico, sono stati ritenuti “irrilevanti” dal PM e pertanto non hanno ottenuto il dovuto giudizio perché sbrigativamente le denunce e le querele archiviate e messe “agli atti”.

            Diversamente, processoni dal rilievo mediatico, politico e quant’altro sono stati mandati avanti, con esito spesso inutile per intervenute prescrizioni quando non definiti con eclatanti assoluzioni.

            Ditemi Voi se non sia necessaria una profonda riforma della Giustizia!

 

 

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 740 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it