Viterbo MINIRACCONTO
Agostino G. Pasquali

     Piero si sente vuoto, anzi svuotato, inutile come un vecchio sacchetto di plastica da eliminare. Anzi peggio di un sacchetto di plastica perché questo almeno è riciclabile, Piero no.

     Infatti vive da un po’ di tempo passivamente, senza stimoli né interessi, senza problemi né guai, ma anche senza piaceri. Se avesse la voglia di esaminarsi e classificarsi potrebbe definire se stesso come atarassico. E infatti atarassico lo è, ma senza esserne consapevole, e quindi senza avere neppure la piccola soddisfazione filosofica di compiacersene.

     È ormai prossimo ai novanta anni. Ha dunque vissuto una vita eccezionalmente lunga e ha affrontato i tanti problemi, i numerosi disagi e le non poche disgrazie, che normalmente capitano a tutti, destreggiandosi abilmente in tutti i momenti difficili, aggirando le difficoltà quando gli era stato possibile e affrontando i guai inevitabili, attento a subirne il minor danno possibile e a ripararlo subito.

     Ha ottenuto anche piaceri e soddisfazioni, ma li ritiene inferiori alle negatività della vita tanto da non poter giudicare positivamente, anzi nemmeno in pareggio, il bilancio tra bene e male. Forse non è un giudizio corretto, ma a lui pare così per una sua certa tendenza al pessimismo; oppure perché gli esseri umani, per lo più, godono superficialmente e brevemente il bene mentre soffrono profondamente e a lungo il male.

     Senza figli di cui occuparsi, rimasto senza compagnia dopo la morte della moglie, sente dunque l’esaurirsi della vita. Tuttavia ha ancora una discreta condizione fisica, è pienamente autonomo e infatti vive da solo con l’unico aiuto di una colf a ore due volte la settimana. Immagina se stesso come una vecchia auto che funziona ancora purché usata poco e con prudenza, ma è logora e fuori moda, prossima a compiere l’ultimo viaggio verso la rottamazione.

     Da un po’ di tempo, almeno da qualche mese, Piero si è fissato su quest’idea della rottamazione e, quando ci pensa, considera che la rottamazione di un’auto è, di solito, una decisione volontaria del suo proprietario. Allora si chiede quando e come avverrà la rottamazione della sua persona e chi la dovrà decidere.

    Che i suoi organi e sensi siano ancora efficienti lo pensa, e un po’ si illude, ma in realtà sono poco validi, anzi sempre meno: gli servono gli occhiali per vedere, la protesi per mangiare, l’udito è al minimo, tre volte al giorno deve prendere un cocktail di pillole, e le prende regolarmente perché glielo ricorda lo smartphone. Quando l’apparecchio suona e lui vede la scritta “PILLOLE” con il relativo elenco, allora pensa: “Ah, la memoria! Non mi ricordo se ce l’ho.” Già, la memoria! Ricorda molto bene com’era a tre anni d’età, ma dimentica regolarmente dove ha messo le chiavi di casa cinque minuti prima, quando è tornato dall’uscita quotidiana.

     Infatti ogni giorno fa una passeggiata, ma non se la gode perché è come una medicina, gliela ha prescritta il medico. La compie coscienziosamente, ma in strada non si sente sicuro: gli sembra di rischiare di essere investito dalle auto. Sarà colpa degli automobilisti indisciplinati oppure della sua diminuita capacità di attenzione? Comunque ogni volta che qualche automobilista frena per farlo passare sulle strisce e gli fa con la mano un gesto di tollerante concessione, pensa che un incidente potrebbe capitargli ed essere la sua rottamazione. Ma una fine così gli fa paura, come gli faceva paura, quando ancora aveva la patente, l’incidente stradale in genere. Talvolta si chiede: “E se fossi io a decidere come e quando fare la mia rottamazione senza traumi né dolori?”

     Nei recenti dibattiti sulla legittimità dell’accanimento terapeutico si è sempre espresso a favore della libertà individuale di rinunciare alle cure inutili, tutte, senza distinzione tra le terapie mediche artificiose e il semplice mantenimento in vita con la nutrizione artificiale. In passato aveva la fede religiosa e la praticava in casa e in chiesa, ma attualmente non più e si definisce “non credente” che non significa “ateo”, ma semplicemente che ritiene sia impossibile sapere che cosa avviene dopo… la rottamazione. Ammesso che ci possa essere un dopo, il quale nessuno ha mai sperimentato di fatto o dimostrato razionalmente.

     Dunque l’eutanasia è una possibilità da legalizzare, senza elucubrazioni etiche o religiose, e spera di potersela dare quando ne sentirà il bisogno. Anzi ha deciso che al momento giusto… provvederà anche contro la legge. Come? Da solo? Con l’aiuto di qualcuno? Al momento non lo sa, ma ci deve pensare per tempo, prima che sia troppo tardi, prima di diventare un relitto passivo, mal trattato da mani forse pietose, ma non piacevoli né gradite.

*     *     *

     Piero ora, dopo una giornata particolarmente negativa, trascorsa nel vuoto dell’inattività e dell’apatia, se ne va precocemente a dormire. Ha di nuovo in mente l’eutanasia ma pensa che forse non sarebbe male se non si risvegliasse più, perché in fondo la “dolce morte” è proprio quella che avviene nel sonno, inaspettata, inavvertita, inconoscibile. Meglio dell’eutanasia procurata, che comunque comporta una serie di problematiche organizzative.

     Prende sonno facilmente, come gli avviene sempre, e dopo un po’ sogna.

     Gli capita spesso di sognare. Capita a tutti. Ma lui è convinto di sognare in modo speciale perché sognando è consapevole di sognare, per cui, se il sogno è penoso, ci soffre meno essendo in grado di sapere che per l’appunto si tratta di un sogno, che finirà presto e senza conseguenze. In più i suoi sogni sono spesso molto razionali, realistici, proprio per questa capacità di essere cosciente almeno un po’, e quindi di governare in qualche misura ciò che sta avvenendo nella sua mente in fase onirica.

     Anche questa volta, come gli succede sovente, sogna di parlare con la moglie. È consapevole che è morta, ma nel sogno gli risulta naturale vederla e dialogarci:

     “Grazie, cara, che sei venuta a farmi un po’ di compagnia. La gente si allontana da me sempre di più. Sono solo e mi annoio.”

     “Non è la gente che si allontana da te, ma sei tu che ti allontani dagli altri. Ti sei fissato con l’idea della rottamazione. Divertente come metafora. Ma forse hai ragione tu: è venuta l’ora...”

     “L’ora dell’eutanasia da procurarmi? È questo che mi vuoi dire? Che sei d’accordo?”

     “No, non sono d’accordo. Non hai motivi importanti per desiderarla e se tu la realizzassi sarebbe un male, un delitto. Ne avresti rimorso per sempre.”

     “Quale sempre? Un’auto rottamata non esiste più. Così è per noi umani… Tu sei rottamata. Forse che esisti ancora?”

     “Certo! Se no come farei ad essere qui con te?”

     “Ma adesso tu sei qui soltanto come prodotto della mia mente. Finisce il sogno e non ci sei più…”

     “Però posso tornare in un altro sogno. E comunque quando da sveglio mi pensi, allora mi fai rivivere. Ma poi, come puoi essere sicuro che io non esisto se non nella tua immaginazione?”

     “Infatti non lo so e non lo saprò mai...”    

     Nel dare questa risposta Piero avverte un senso di disagio, di oppressione, un ronzio alla testa e gli pare di avere le vertigini anche se al buio non ha riferimenti visivi. Però pensa che, come succede sempre, il sogno sta finendo e tutto sarà come prima. È sul punto di svegliarsi, lo sente, ma il sogno riprende e la moglie torna a parlargli:

     “Lo saprai presto, invece, se io esisto e se tu esisterai dopo la tua “rottamazione”. Non ti serve darti l’eutanasia, perché io sono venuta per questo, per portarti via con me per sempre.”

     Il sogno diviene confuso, Piero si agita e si sveglia.

     “Meno male che era un sogno!” pensa, però avverte che il disagio e il malessere che aveva ci sono ancora, anzi si aggravano. Accende la luce, ma gli ci vuole un notevole sforzo anche se l’interruttore è lì vicino, a portata di mano. Con la luce accesa vede che la camera comincia a girare. La rotazione accelera e genera un ronzio alle orecchie, il cuore batte male, il respiro è affannoso, si sente debolissimo e non più capace di muoversi.

     Piero non riesce neppure a muovere la testa, giace guardando in su verso la grossa lampada che pende sopra il letto, la vede girare e diventare più chiara, abbagliante. La luce ruotando si gonfia in grandi cerchi, prende l’aspetto di un tunnel luminoso in cui si sente risucchiato. Adesso è senza peso e sta volando verso l’alto, nel tunnel, mentre tutte le sensazioni di disagio e dolore scompaiono come in un’anestesia, vengono sostituite da una piacevolissima leggerezza, e il ronzio evolve in un suono melodioso.

     Poi, gradatamente, la luce si indebolisce e si spegne, la melodia si attenua e scompare.

     Non c’è più luce, non c’è più suono. Il vuoto assoluto.

 

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 774 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it