Montefiascone L'OPINIONE
Giuseppe Bracchi – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Lunedì prossimo, scanso sorprese, dovremmo conoscere il nome del Premier a guida Lega - Movimento 5 Stelle, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo!) guidare le italiche sorti per i prossimi cinque anni.

Un patto, questo tra i due movimenti, che ha lasciato per strada parecchi morti, feriti e delusi, primo fra tutti Silvio Berlusconi. Ovviamente non è questo il nodo fondamentale da sciogliere. Ben altre, infatti, secondo me, sono le riserve da sciogliere (e ben più gravi!) davanti al tentativo unico nel suo genere nella storia d’Italia di governare questo Paese al di là delle solite consorterie di partito.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto mi è apparsa assai fuori luogo la prassi e la consuetudine inaugurate da Lega e 5Stelle di voler ricercare l’imprimatur delle loro scelte ed azioni di governo da parte della propria base elettorale.

E’ pur vero che si tratta di un contratto, ma è un contratto che riguarda tutti gli italiani e non solo gli elettori dei due rispettivi movimenti. E vero oppure no che ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato?

Non è forse dal Parlamento che il futuro governo dovrà ricevere la fiducia dopo che il Capo dello Stato avrà nominato il Presidente del Consiglio e su proposta di questi i Ministri? Ha ragioni da vendere, dunque, chi, rivendica la centralità del Parlamento in tempi in cui la rappresentanza popolare sembra aver perso peso e considerazione, soprattutto davanti a certi sogni presidenziali o “semi” nutriti giorni or sono dal Presidente Mattarella, dimostratosi fin troppo preoccupato da un possibile accordo tra Lega e 5Stelle.

La mia seconda riserva prende spunto dalle parole del Presidente della Repubblica francese Macron. Una sorta di lapsus freudiano: risolviamo il problema Italia. Quale…. “problema”, sig. Macron? E soprattutto chi dovrebbero essere coloro chiamati a risolverlo? L’innata “Grandeur” gli ha fatto usare anche il plurale maiestatis.

L’uomo della Rotschild e della finanza internazionale, è fin troppo preoccupato, infatti, dai possibili, “nefasti” sviluppi che potrebbero scaturire da questa “anomalia” tutta italiana, dimenticando, tuttavia, il Nostro un piccolo particolare, ovvero che questa che lui giudica un’anomalia è il frutto maturo, libero cosciente e responsabile della sovranità popolare, che si esercita attraverso il voto. La nascita del Governo italiano è un affare che riguarda l’Italia come stato sovrano.

Suvvia, Presidente Macron, sappiamo bene che il suo unico interesse è fare le scarpe all’Italia, come per esempio nell’affare ILVA di Taranto.

E che dunque le farebbero comodo personaggi mediocri e scodinzolanti come Gentiloni, anziché, per esempio, un Salvini. Ma chissà che questa volta le cose non si mettano un po’ diversamente?

La terza riserva è quella più spinosa e sulle prime apparentemente insormontabile. Oggi si fa un gran parlare sul quanto costerà il cosiddetto contratto Lega – 5 Stelle. Cinquanta miliardi? Ottanta miliardi? Cento Miliardi? Chi più ne ha, più ne metta. Ma il punto, a mio avviso, non è questo.

Il peccato originale è stato quello di voler far entrare a tutti i costi nell’euro un Italia che non era affatto preparata. Guido Carli lo sapeva. E pur tremandogli la mano, firmò il Trattato di Maastricht.

Eppure, in tempi non sospetti, ci fu chi, come l’ex Governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi, pochi mesi prima di morire, affidando il suo testamento spirituale in un articolo scritto di suo pungo al quotidiano “La Stampa”, seppe prima di ogni altro, o quantomeno insieme ad altri (leggi, per esempio, l’economista Paolo Savona) profetizzare gli effetti disastrosi di quella “Storia monetaria d’Europa che ci rivela che ogni qual volta la parità di cambio è stata eretta a feticcio o imposta senza adeguato riguardo alle sottostanti condizioni dell’economia, le conseguenze sono state nefaste”.

Sono costoro quelli che Popper definisce i nemici della società aperta, coloro che attraverso politiche sbagliate – ricorda l’economista Paolo Savona, con le clausole del Trattato di Versailles consegnarono la Germania ai nazisti.

Questa Italia, paradossi della storia, sembra rivivere le stesse condizioni dell’Ungheria del 56, quando Imre Nagy volendo denunciare il Patto di Varsavia si ritrovò i carri armati sovietici in casa ed un redivivo Janos Kadar al quali i sovietici avevano ordinato di confezionare un comunismo all’ungherese, libertà esclusa. Ed in fondo cosa chiede l’Europa all’Italia? Esponenti alla Monti, alla Prodi, alla Gentiloni, fedeli cagnolini pronti ad eseguire ogni ordine arrivi da Bruxelles, per male dell’Italia e per il bene dell’Asse franco tedesco. Date pure agli italiani l’illusione del benessere, senza toccare alcun parametro o algoritmo. Dunque sovranità esclusa!

Secondo me, la cosa più difficile è e sarà realizzare l’uscita dell’Italia dall’euro. Perché questa è la sola conditio sine qua non di ogni altra possibile riforma e benessere per gli italiani. Il resto, mi dispiace dirlo, è solo fuffa.

 

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