Viterbo CRONACA
Alessandro Finzi

Maurizio Menichini mi ha mandato l'immagine di questa incisione che raffigura santa Rosa.

La scena è molto realistica, non solo per le persone, ma anche per i particolari degli uccelli in vario modo atteggiati e le fronde dettagliate del fico.

In questo caso, più che per il valore artistico, la raffigurazione appare interessante nel quadro dell'evoluzione dell'immagine della Santa che, qui "modernizzata" in abito dell'epoca (siamo a fine ottocento), mantiene dell'ìconografia "classica" solo i piedi scalzi.

Anche il dar da mangiare il pane agli uccelli è innovativo (con echi francescani). L'altro aspetto evolutivo è dato dalla didascalia bilingue che fa pensare che l'illustrazione fosse destinata ai  turisti devoti che venivano a visitare la Santa.

L'immagine è di provenienza tedesca.

Chi segue queste note è abituato ad esempi dell'enorme diffusione del culto della nostra Santa verso la Spagna e, da lì, verso l'America latina, e non solo.

In questo caso abbiamo invece uno dei rari esempi di interesse da parte di  persone probabilmente di lingua tedesca, visto che si sono procurati un ricordo bilingue, ma dell'area rimasta cattolica.

Ritengo anche interessante che, con preveggenza, già all'epoca fosse stato prescelto l'inglese, lingua non ancora  considerata "universale" e rimasta minoritaria e osteggiata nelle nostre scuole ben oltre la fine dell'ultima guerra.

Usare l'inglese alla fine dell'Ottocento è un bel caso di chiaroveggenza, una assai poco conosciuta delle doti di Rosa. Di fatto il primo che si è accorto che questa capacità di conoscere senza vedere era anticamente un attributo di santa Rosa è probabilmente il grande Jurge Luis Borges che ne ha nascosto la figura nel personaggio chiave dell'Alreph, che è certamente il suo racconto più famoso.

Questa è una storia che abbiamo già raccontato, se tuttavia qualcuno fosse curioso, la troverà qui di seguito cliccando sul titolo. La Rosa Nascosta ne “L’Aleph”

Alessandro Finzi
Centro Studi Santa Rosa da Viterbo

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