Viterbo CRONACA
Emanuela Dei

 

È andato in scena, al Teatro Unione di Viterbo “Il berretto a sonagli” con l’adattamento e regia di Valter Malosti, una produzione del Teatro Dionisio, Torino.

Il regista riprende il testo in dialetto siciliano “A birritta ccu ‘i ciancianeddi” del 1918 e tenta di dargli una versione umoristica. Infatti, il pubblico a tratti ride. Ma ride nei momenti sbagliati quando il testo è intriso di dolore e sconforto. Malosti nell'interpretare Ciampa non ritiene opportuno mostrare un’evoluzione emotiva del personaggio.

Le battute gli escono dalla bocca a doppia velocità: che abbia un treno da prendere? In molti, nell’interpretazione di Malosti, riconoscono uno dei più simpatici personaggi di Crozza: il senatore Antonio Razzi che con occhi furbetti intima ai giornalisti di farsi i fatti propri.

E proprio con questo stile che Ciampa intima a Beatrice Fiorìca, Fifì e Alfio Spanò di calzare il berretto della pazzia in modo da salvare il suo onore. Ciampa non è credibile e la tensione in scena scompare. Inoltre, la scena dove lo scrivano, distrutto dal dolore, affronta il tema dell’onore perduto viene realizzata facendogli brandire un’ascia acuminata, inesistente nel testo originale.

Con questa scelta registica si è cercato di strizzare l’occhio anche ai fatti di cronaca che tempestano i canali dell’informazione. L’idea che Ciampa avesse in mente di compiere un femminicidio può aiutare la comprensione umoristica della commedia? Per niente: in questo modo Malosti ha annullato lo spirito rivoluzionario di Beatrice Fiorìca che, in barba all’opinione della gente del suo paese, ha denunciato il tradimento di suo marito.

Il tema della denuncia di un tradimento è seria, come serio è il tema della pazzia. Il giullare si permette di dire la verità, persino al suo re, non perché pazzo ma perché fuori dalla società. Il giullare è il diverso, il fuori casta, lo scherzo di natura che può dire tutto perché non integrato nel sistema sociale.

Nell’opera di Pirandello, Ciampa non è un giullare che si impegna nel divertire il suo padrone con simpatiche battute ma uno stimato impiegato al suo servizio. Ciampa tace la sua condizione di vinto perché non vuole perdere la donna che ama: “Che può sapere lei, signora, con quale doglia in corpo, con quale supplizio questo vecchio può sottomettersi fino al punto di spartirsi l’amore di quella donna con un altro uomo...”.

C’è un‘immensa consapevolezza nella condizione di questo personaggio e della realtà che lo circonda. Ciampa è vigile e attento agli eventi che lo circondano, è scaltro, tanto da ribaltare la situazione a suo favore “consigliando” a Beatrice Fiorìtà di fingersi pazza per salvare il suo onore e quello di tutti gli uomini coinvolti.

Una rilettura delle opere classiche del teatro italiano è possibile ma diventa molto arduo, quando i modelli di riferimento sono appunto Pirandello e attori del calibro di Edoardo De Filippo e Paolo Stoppa. Tutto può essere stravolto, perché no, basta che risulti credibile e soprattutto non contrasti con il reale significato del testo scritto. Se poi, tale eventualità si manifesti, bisognerà adoperarsi, non solo, per un adattamento dell’opera ma una sana riscrittura.

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