Viterbo
IMPOSSIBILE


Caro Direttore, ti avevo promesso prima di Natale che avrei inviato presto la 3° puntata sui risparmi impossibili e invece è passato un bel po’ di tempo; purtroppo mi sono ammalato gravemente di “buonismo” e non riuscivo a trascrivere le varie idee che avevo.

Per fortuna la medicina, con i suoi progressi, ha avuto ragione sulla malattia: con un po’ di pillole di “Telegiornale”, “Porta a porta”, “Ballarò”, “Report”, ecc., il buonismo è finito ed eccomi pronto alle critiche di chi ancora crede ai nostri politicanti.

Nella prima puntata ho parlato dell’abolizione del Senato con un risparmio di svariati milioni, nella seconda ho ipotizzato la riduzione di 215 deputati con altri milioni di risparmio, oggi parliamo dei risparmi consequenziali.

Naturalmente la prima spesa da abolire è quella dei vitalizi e delle pensioni dei vari senatori ed onorevoli. Secondo dati recenti, l’esercito dei parlamentari pensionati gode di circa 3400 vitalizi complessivi. In questo numero sono comprese le pensioni dirette e le reversibilità, gli assegni percepiti dalle vedove o i vedovi degli ex parlamentari scomparsi; ovviamente tutte cifre dorate, perché conseguite prima del sistema contributivo stabilito nel 2012; comunque, non è che i futuri pensionati andrebbero in pensione con somme misere, considerato che i contributi sono calcolati sugli stipendi smisurati che percepiscono.

Sarebbe, dunque, opportuna, una revisione di quanto oggi elargito, anche se si possono prevedere ricorsi per il famoso “diritto acquisito”, da contestare anche in base alla parità di trattamento dei cittadini tutti. Credo che un qualsiasi medico, giornalista, operaio, che arrivi ad essere eletto deputato, non debba avere una pensione separata, bensì i contributi pensionistici dovrebbero continuare ad essere versati  all’Ente di provenienza e sottostare alla normale legge pensionistica di tutti gli italiani.

Cinque o dieci anni di mandato parlamentare non sono più importanti di altrettanti in una officina o in un ospedale. A parte che la mia convinzione è quella che andrebbero abolite tutte le casse previdenziali, con unico gestore pensionistico per tutti; chi vuole e può assicurarsi qualcosa in più per la vecchiaia, stipulerà un’assicurazione privata.

La seconda spesa da rivedere è quella relativa ai corrispettivi del mandato parlamentare. Oggi un deputato percepisce 5.486,58 euro netti mensili, a questi vanno aggiunti 3.503,11 euro mensili di diaria e 3.690 euro mensili come rimborso per spese inerenti il rapporto eletto-elettori. Inoltre, ogni anno percepisce una cifra forfettaria di 3.098,74 euro per spese telefoniche; coloro che devono percorrere fino a 100 km per raggiungere l’aeroporto più vicino al luogo di residenza, ricevono un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km.

I deputati usufruiscono poi di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea, sul territorio nazionale. Un bel gruzzolo, al quale si aggiunge l’assegno di fine mandato per il quale il deputato, poverino, versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota del 6,7 per cento della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro. Al termine dell’incarico parlamentare, il deputato riceve l’assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo (o frazione non inferiore ai sei mesi).

Io penso proprio che 3.000,00 euro netti mensili siano più che sufficienti, aggiungendone altrettanti per diaria e spese inerenti al rapporto eletto-elettori; a questo aggiungerei le varie tessere che già hanno. Nient’altro e credo che con 6.000,00 euro puliti si possa fare bene il proprio lavoro. Si risparmierebbero poco più di 13.000,00 euro al mese che, per un anno sarebbero circa 157.000,00 euro che, moltiplicati per 640 attuali onorevoli, porterebbero un risparmio di 100.500.000,00 circa (non posso calcolare le spese per l’aeroporto).

Altra spesa da rivedere è quella degli stipendi dei dipendenti parlamentari (sono solo 1521). Non parliamo soltanto dei livelli superiori (5° e 4°), ma anche di quelli più in basso: un  infermiere di Montecitorio all’inizio carriera, guadagna 41.000,00 euro l’anno, ovvero poco più di 3.400,00 euro lordi mensili, che diventano quasi 14.000.00 mensili a fine carriera. Un commesso, sempre a fine carriera, percepisce oltre 9.000,00 euro lordi mensili e altrettanto il barista del Parlamento. Non si vede perché un commesso di Montecitorio deve guadagnare più di quello dell’INPS o di qualsiasi altro ufficio statale.

Aggiungiamo al tutto la diminuzione delle auto blu che dovrebbero essere usate solo dalle alte cariche per manifestazioni istituzionali.

Ci sono poi i soldi che si risparmierebbero con i vari servizi elargiti a basso costo ai deputati, cominciando dai pasti, per i quali nel 2012 sono usciti dalle casse parlamentari circa 3 milioni e mezzo di euro, come differenza tra il costo del pasto e l’esborso del parlamentare. Caffè, bibite, giornali, ecc. ecc.

Per ultimo, ma solo come elenco, c’è quanto abbiamo ascoltato il 12 scorso a “Porta a porta”. Gli affitti pagati per i palazzi vicino a Montecitorio a disposizione dei parlamentari. Naturalmente palazzi di lusso che un “perspicace” imprenditore ha comprato e affittato al Parlamento per 20 anni, per svariati milioni (circa 600).

In conclusione: abolizione del Senato, riduzione dei parlamentari, eliminazione vitalizi e pensioni d’oro, riduzione stipendi e accessori vari, adeguamento ai normali stipendi statali dei dipendenti di Montecitorio, eliminazione del costo dei servizi parlamentari, soppressione degli affitti, tutte cose che porterebbero a risparmiare milioni ogni anno e che, sommandoli, diventerebbero miliardi per ripianare i nostri debiti.

Ancora un risparmio, me lo suggerisce A.G.P., in un suo scritto apparso su lacitta.eu, con l’invito al nostro Presidente Napolitano a lasciare il Quirinale e scegliere qualcosa di più modesto come ha fatto Papa Francesco. E’ un’ottima idea che, oltre ad un risparmio, potrebbe portare soldi lasciando visitare il Quirinale a italiani e turisti.

Caro Direttore, chiudo questa puntata con dei numeri che ho sentito a “Porta a porta”: il costo della politica in Germania è di 6,00 euro per abitante; in Francia è di 7,00 euro; da noi è appena di 23,00 euro.

Ogni commento è superfluo.

Ti saluto e mi prenoto per un’ultima puntata su Regioni, Province e Comuni.

Luigi Torquati

 

 

 

 

 

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