Viterbo CRONACA
Andrea Stefano Marini Balestra

E’ il rovello di questi giorni il concetto di questa espressione che, secondo il vocabolario della Lingua italiana si descrive come in biologia è l’insieme di una popolazione o di popolazioni di una specie che condividono tra loro caratteristiche morfologiche, genetiche, ecologiche o fisiologiche differenti da quelle di altre popolazioni della stessa specie.

Quindi un concetto prettamente biologico, assolutamente culturale o sociale. Pertanto discutere sul concetto di razza da applicare alla specie animale cui fa parte la razza umana è deviante allorché si parla di razze superiori o inferiori all’interno della specie umana.

         E’ noto, anzi indiscutibile, che si possa discernere di razza allorché alle differenze fisiognomiche di soggetti ed abitudini di vita fuori da un concetto prettamente derivante da differenze biologiche e di presenza sul territorio mondo.

         Discettare sulla superiorità di una categoria di razza umana rispetto un’altra è inutile se non dettato da basse esigenze politiche che nulla hanno a che fare sul concetto biologico, ma solo da tentativi per esempio di riscossa religiosa o economica.

         Il Supremo fattore del creato, cosi come ha stabilito che il mondo vegetale ed animale si differenziasse sul globo in funzione delle esigenze fisiche della presenza di organismi biologici, per cui nessuno discute che le razze animali inferiori e quelle vegetali siano state collocate in diversi ambiti del creato sul pianeta in quanto è ovvio che nessuno può contestare che in Africa vivono elefanti, leoni ed altre specie che per esempio in Europa non possono vivere per diversità ambientali e perché i pesci vivano in acqua e gli uccelli in aria, così altrettanto avviene nella specie superiore della classe animale e cioè l’uomo, l’unico essere vivente dotato di intelligenza.

         Il buon Dio, per esempio, ha previsto che nelle zone fredde del globo esistano razze umane resistenti al freddo così dotandole di caratteristiche fisiche resistenti ai rigori del clima, di converso, nelle zone torride quelle resistenti al caldo ed alle siccità ed addirittura previsto per ognuna anche un diverso pigmento dell’epidermide.

Quindi sono stati posti nelle zone temperate uomini di pelle bianca, nel continente africano uomini dal pigmento scuro resistente alla presenza eterna della luce solare (continente africano) ed anche una diminuzione di questo pigmento spostandosi nelle zone tropicali quando le condizioni meteo sono diverse (subcontinente indiano, caraibi, isole del Pacifico).

         Infatti, come nel mondo degli animali, per esempio quelli di razza canina, hanno profonde diversità secondo la loro presenza nei continenti e siano per ognuno di essi fissate caratteristiche atte alla sopravvivenza, altrettanto è stato previsto da Creatore per l’uomo.

Gli uomini che vivranno nelle zone temperate non hanno bisogno di particolari pigmenti per difendersi dai raggi solari e pertanto sono bianchi, magari più grassi o più magri secondo la collocazione geografica in funzione dei paralleli ed anche dei meridiani atteso che i bianchi diventano gialli ad oriente del meridiano zero di Greenwich.

         E’ stato perciò naturale che le specie umane avendo avuto la “fortuna” di vivere in zone “facili” per la vita biologica possano aver avuto un’evoluzione più rapida perché non dovendo lottare per il cibo e la sopravvivenza, ebbero pronta possibilità di evolversi culturalmente. Ma ciò è avvenuto per cause naturali, non perché la razza bianca sia da ritenere superiore ad altre, ma solo per una serie di circostanze esterne alla loro volontà.

         Certamente un uomo che non debba giorno per giorno lottare per la sopravvivenza giornaliera e difendersi da fiere, ha avuto la possibilità di organizzarsi politicamente e culturalmente in tempi “veloci” anche se calcolati in termini di vari millenni. Chi invece non ha potuto farlo è ovvio sia rimasto indietro ed anche questo restare indietro è stato anche “facilitato” da dissennate politiche coloniali negli ultimi 500 anni.

         Quindi, come nessuno può contestare che alcuni animali di cui si serve l’uomo siamo più o meno adatti a certe funzioni, perché è ovvio che un cavallo non può fare quello che può fare il cane o un gatto, il concetto di razza è fuori discussione, in particolare nello specifico della razza umana per le quali sono ovvie diverse qualità e capacità secondo la loro collocazione geografica.

Alla “debolezza” fisica dell’uomo europeo, oggi si dice occidentale, fa riscontro un ingegno ed una fantasia sconosciuta a cittadini per esempio dell’estremo oriente dove in mancanza di alcune caratteristiche “europee” ne fanno riscontro altre. La popolazione cinese, per esempio ha una cultura di socializzazione unica, una propensione al lavoro ed alla collettività sconosciuta nella cultura occidentale e la forza e la prestanza fisica dell’uomo nero ignota alle altre.

         Pertanto non è razzismo quello di riconoscere le diversità della razza umana, semmai quello di ritenerne una superiore ad un’altra, ma solo prendere atto che le diverse capacità delle razze umane è stato un disegno divino che proprio perché voluto dal Creatore va conservato.

         L’omologazione delle razze è un errore, non trova riscontro in natura.

La mescolanza affrettata di culture, che per esempio sono partite dalla creazione e cosi si sono conservate per diecine di millenni, non può essere “sancita” per esigenze politiche.

         Illudersi secondo un concetto mondialistico che tutti siamo uguali è un paradosso contro natura, da ritenere addirittura foriero di ulteriori danni.

         L’evoluzione animale è lenta, non può essere affrettata solo perché per la facilità dei trasporti consente spostamenti in poche ore in ogni parte del mondo.

         Tra qualche millennio sarà forse possibile che per evoluzione possa esistere un’unica razza umana, ma oggi no.

         Ognuna popolazione, quindi razza che condivide caratteristiche morfologiche, genetiche ed ecologiche deve difendere i suoi valori culturali senza che però nessuna pretenda essere superiore ad un’altra, ma solo rispettivamente confrontarsi e trarsi reciprocamente vantaggio senza prevaricazioni o “preferenze”.

         Come ognuno di noi che ama gli animali non fa razzismo tra un cane da guardia ed uno da caccia e da compagnia, quindi sempre della stessa razza canina, ma con caratteristiche diverse, altrettanto si devono amare e rispettare le varie razze umane, appunto diverse, ma facenti parti della razza uomo.

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 1127 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it