Cellere POESIA
Mario Olimpieri
Francesco Mariotti, insignito della Medaglia d’Onore ai deportati nei lager nazisti
Caro Mauro, oggi, dopo il decesso di mio suocero Francesco Mariotti, all’età di 93 anni, ripropongo quella poesia che scrissi tre anni fa in occasione della consegna della Medaglia d’Onore ai deportati nei lager nazisti proprio a lui, che non poté partecipare per motivi di salute.
Queste prime righe le ha scritte su facebook di getto e con tanto affetto mio figlio Francesco, con l’intento di onorare la memoria del nonno e di illustrare brevemente la sua vita a chi non lo ha conosciuto.
Ecco colui che è nato con le pecore ed ha vissuto con le pecore una vita..., colui che a sei anni andava ad "abbadare" le pecore e diceva che "piagneva come ‘na vite tajata", colui che ha fatto due anni di prigionia in Germania ed è venuto a casa a piedi e ci ha messo 47 giorni..., colui che ha bevuto nei "bottagoni" del fosso (come diceva lui), colui che aveva dato il nome al suo amico fedele trattore a cingoli (GARIBALDI)..., colui che non si fermava davanti a niente..., colui che gli dicevi: “Checco, tu hai la febbre...” e lui rispondeva: “No no ...” poi se la misurava e aveva 38,5!, colui che per me è STATO COME UN SECONDO PADRE!
Ciao nonno, saluta nonna!
Francesco Olimpieri
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Settant’anni fa…
Rapito
dal quotidiano lavoro militare
e scagliato tra le fiamme
dell’umana follia:
essere informe tra smarrita gente,
tra il pianto di larve di donne
e di mesti bambini.
Pala e piccone
per inventare strade
lastricate di sassi, di terra,
di sudore, di lacrime, di sangue
e di disperazione,
in una landa, dove unico fiore
fu la giovinezza;
tutti avvizziti gli altri fiori
dal gelo dei cuori, dal vento dell’odio
e dallo spento sole della speranza.
Con me prigionieri,
sofferenti, umiliati e annientati
erano
il pensiero, la dignità, l’amore.
Finalmente,
insperata,
una luce abbagliante:
la caduta delle catene,
la libertà,
la fuga dall’inferno
e la riconquista della vita.
Poi lunghi anni di progetti, di lavoro
e di ricordi,
ed ora,
dopo settant’anni,
un vivo lampo
che lieto mi abbaglia:
una giusta e memore
MEDAGLIA!