Viterbo SUGGERIMENTO
Andrea Stefano Marini Balestra

 

Il problema maggiore dei migranti, economici o no, è la loro collocazione dopo gli sbarchi che, ahinoi, l’Europa ci impone sulle nostre coste.

Abbiamo parlato dell’imminente sbarco a Civitavecchia, poi rientrato di fronte all’assurdità dell’idea, però, di giorno in giorno i “traghetti” della “compagnia di navigazione” ONG ed anche dei nostri mezzi navali della Marina e della Guardia di Finanza, continuano a depositare sulle coste meridionali della penisola migliaia di persone messe in mare da sciagurati individui chiamati scafisti, più precisamente mercanti di uomini, cioè negrieri al pari di quelli dei secoli passati, non senza proteste delle popolazioni “ospitanti” e difficoltà della pubblica amministrazione di polizia e sanitaria di gestire il fenomeno.

Bene, come forse non tutti ricordano, ma negli Stati Uniti sin dalla fine del secolo 19esimo e sino a poco prima della seconda Guerra mondiale venne istituito un centro, oggi chiameremo Hotspot dove tutti gli emigranti europei, italiani in testa, venivano censiti, certificati della loro salute e poi avviati dove la loro opera era necessaria.

Questo centro si chiama Ellis Island e si trova sul lato destro del fiume Hudson, di lato alla penisola di Manhattan il centro di New York, affianco all’isolotto della Statua della Libertà. Ebbi modo visitare quel luogo in occasione dell’apertura museale che avvenne una diecina di anni fa.

Restai colpito dell’efficienza dello Stato americano nel gestire il fenomeno emigrazione. Li, subito dopo lo sbarco dai transatlantici provenienti dall’Europa, tutti, dico tutti, poveri, ricchi, benestanti, operai, professionisti ed uomini d’affari europei venivano trasportati con traghetti da Battery Park (la parte estrema sud di Manhattan) per essere schedati, visitati da medici, quindi abilitati a toccare il suolo nazionale se non dopo la conclusione dell’iter di immigrazione.

I benestanti, come si possono riconoscere dal loro abbigliamento nelle foto d’epoca, sostavano pochi giorni, ma, chi era sospetto di malattie contagiose e di fedine penali sporche nella sua patria di origine, messo in quarantena in attesa di verifiche prima di concedergli un visto di ingresso. Chi era malato contagioso o risultato delinquente a casa sua, era subito riaccompagnato alla prima nave in partenza con debita scorta.

Così gli Stati uniti hanno gestito l’immigrazione!

La stessa esperienza dovrà essere praticata anche da noi in Europa e poiché le rotte di sbarco sono il mediterraneo europeo e l’Italia l’arrivo, l’isola di Pianosa a poche miglia a sud dell’Isola d’Elba, già carcere giudiziario sino qualche anno fa, la Ellis Island europea.

L’isola, nomen omen, è perfettamente pianeggiante, non ha popolazione residente, ha costruzioni con destinazione carceraria di primo ordine sino al suo “misterioso” smantellamento di qualche anno fa, quindi tutte le caratteristiche per fungere da Hotspot.

L’arrivo dei migranti con navi può essere gestito nel Porto di Piombino, quindi con naviglio minore, l’avvio all’Isola distante una 15 di miglia (poco più di un’ora di mare).

Le cooperative umanitarie potrebbero prendere in gestione gli impianti ex carcerari e qui gestire i migranti unitamente alle forse di polizia che dovranno incaricarsi della registrazione e censimento di tutti ed avviare le pratiche per la tutela internazionale per chi ne potrebbe aver diritto.

Nel frattempo nessuno potrà sbarcare sul territorio nazionale italiano, pertanto europeo, se non dopo le necessarie pratiche per la prosecuzione del viaggio verso altri paesi europei. Coloro che non abbiano requisiti per un’accoglienza rispediti al porto di partenza.

Cosi fecero gli americani e così dovremo fare noi.

Non si tratta di incarcerare qualcuno, ma di garantire la sicurezza dei cittadini europei, quelli italiani in primis, che oggi, proprio nell’attesa dello svolgimento di pratiche di immigrazione, vedono in giro persone ignote, senza documenti e dediti all’accattonaggio, se non peggio.

E’ ovvio che l’impegno non potrà solo essere italiano, ma di tutta la comunità europea. Ricordiamoci che l’Impero Romano cadde quando scesero in maniera incontrollata i barbari, che in ultima analisi erano migranti economici al pari quelli africani di oggi. Oggi è in pericolo la civiltà europea ed anche lo stesso cristianesimo che in Europa ha la maggioranza dei suoi credenti e bisogna attrezzarsi per la difesa.

Non andiamo a rivangare la leggenda di Enea che profugo di guerra turco sbarcò sulle coste del Lazio per dare origine all’inclita stirpe romana. Virgilio scrisse un romanzo, non un brano di storia!

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