Viterbo INTERVISTA AL REGISTA

Il regista Luigi Avella parla del video e del lavoro svolto a Viterbo. Domenica 28 maggio sono terminate le riprese video del film sulla vita di Santa Rosa da Viterbo.

I riflettori si sono spenti e il lavoro è stato affidato al montaggio ed agli effetti speciali. Entro il mese di luglio la duplicazione del DVD e la presentazione ufficiale nella città di Viterbo. Tutto è pronto per la divulgazione in occasione della festa della patrona di Viterbo. Abbiamo incontrato il regista Luigi Avella per domandare le impressioni su questo progetto.

Quali sensazioni ha provato per aver portato a termine le riprese video sulla vita di Santa Rosa?

Soddisfazione e forti emozioni. La mente va indietro nel tempo quando in autunno dello scorso anno sono stato contattato dalla scrittrice Rosanna De Marchi per parlare del progetto.

Ero impegnato nel realizzare il film sulla vita di San Francesco di Paola, in occasione del 600° anniversario della nascita. L’incontro è stato profetico perché mi ha riportato indietro di nove lustri fa, all’anno 1972. Un ricordo che mi emoziona ancora.

Cosa accadde in quell’anno?

Di origine sono calabrese e da due anni abitavo a Roma in quanto studente universitario. Un giorno fui invitato da una zia ad andare a Viterbo per un pellegrinaggio al santuario di Santa Rosa. Di quel giorno non ricordo nulla, tranne il fatto che avrei preferito passare la domenica con i miei amici.

Ricordo che per riconoscenza verso questa zia, che mi invitava tutte le domeniche a pranzo, anche perché durante la settimana mangiavo presso la mensa universitaria, parti per Viterbo. Così mi feci coraggio e partii scocciato e tornai a casa deluso e nervoso. Fu un’esperienza terribile e per nulla positiva. Difficile a dirlo, ma litigai con santa Rosa. Oggi, sorrido e ringrazio Dio per quella giornata.

Può raccontarci il motivo del litigio?

Accade che, alla vista del corpo di Santa Rosa, esclamai senza pudore, facendomi anche beffa: ma questa è una santa marocchina? Subito mi arrivò un sonoro ceffone accompagnato dal rimprovero: scherza non i fanti e lascia stare i santi. Lasciai subito il santuario mortificato e avvilito.

Durante la sosta pranzo il rimprovero si fece più insistente e mi fu fatto notare che oltre a mancare di rispetto alla santa avevo mostrato la mia indole razzista. Può immaginare lo stato d’animo e la ribellione interiore per essere stato mortificato. Prima di partire fui invitato all’atto riparatore e contro voglia ritornai nel monastero. Non feci nessun atto riparatore ma ricordo di essermi rivolto al corpo della santa dicendo: non finisce qui, un giorno verrò a spiegarti che non ti ho mancato di rispetto e non sono razzista. Così parti da Viterbo e non ci tornai più fino all’autunno dell’anno scorso. Sono passati 45 anni.

Come ha reagito alla proposta della scrittrice Rosanna De Marchi?

All’inizio con diffidenza ma con tanta curiosità. Diffidenza perché cosa si poteva raccontare di una ragazza morta quando ancora non aveva compiuto 18 anni? Curiosità perché sconvolto da quell’incontro scontro di 45 anni fa. La De Marchi riuscì a convincermi con uno stratagemma.

Mi disse di scrivere la sceneggiatura a quattro mani e di documentarmi sulla vita di Santa Rosa. Feci delle ricerche in merito e scoprii che la santa non era santa. Subito feci intendere che non ero interessato al film. Praticamente, qualche anno prima, se ricordo bene nel 2007, santa Rosa fu tolta al martirologio Romano. Non era santa ma beata. La De Marchi, allora, mi disse che il film poteva essere un’occasione per raccontare la vera storia di Rosa e la devozione dei viterbesi che la considerano santa a tutti gli effetti.

Quale fu lo stratagemma che la convinse ad accettare di realizzare il progetto video?

Mi raccontò di una petizione che la madre badessa del monastero presentò a Papa Benedetto XVI durante la visita a Viterbo nel 2009. Il papa diede l’incarico a padre Cristoforo Bove, suo collaboratore presso la Congregazione della dottrina per la fede di effettuare una ricerca storica sul processo di canonizzazione del 1457 autorizzato da papa Calisto III. Dopo un’attenta ricerca tra gli archivi vaticani, il padre Bove consegnò, alla fine del 2010, un carteggio con la conclusione positiva: nulla osta che Rosa da Viterbo sia dichiarata santa.

Dalla ricerca risultò che il processo giunse a termine con regolare svolgimento, ma papa Callisto III non fece in tempo a compiere il rito solenne della proclamazione in quanto morì poco tempo prima il 6 agosto del 1458. In seguito papa Gregorio XIII nel 1583 diede disposizione che Rosa sia inserita nel Martirologio romano. Da 1583 le feste sulla ricorrenza della santa furono due: quella del 6 marzo giorno della morte e quella della bolla di Alessandro IV che istituiva il 4 settembre la festa della ricorrenza della traslazione del corpo dalla chiesa di Santa Maria in Poggio al Cenobio di San Damiano, intitolato al suo nome. Purtroppo, Padre Bove morì nel 2011 e Papa Benedetto nel 2013 fece rinuncia al servizio petrino attivo presentando le dimissioni. La De Marchi mi convinse con l’idea di presentare a papa Francesco, attraverso il film, la richiesta di acconsentire all’iscrizione della beata Rosa da Viterbo nell’elenco dei santi del Martirologio Romano.

Lei ha spesso affermato che il film su santa Rosa fa parte di un progetto più ampio.

Certamente. Io non sono un regista di professione e la realizzazione di film sulla vita dei santi fa parte di un impegno assunto tanti anni fa nel 1975 quando divenni cooperatore salesiano. Il cooperatore salesiano, oltre a dedicarsi ai giovani si impegna alla diffondere le “letture cattoliche” di don Bosco.

I tempi cambiano e al cartaceo si è sostituita la cellulosa e poi il supporto metallico con scrittura laser. La vita di un santo, scritta in un libro, richiedeva giorni di lettura, mentre oggi la visione di un DVD richiede un impegno di due orette di tempo libero. Nella nostra epoca i media televisivi e il web sono le vie per la conoscenza. Sappiamo come spesso lo spazio web sia utilizzato per diffondere notizie poco edificanti. È una piccola missione o se vogliamo un piccolo contributo a far conoscere la parola di Dio. Rosa da Viterbo, come Francesco di Paola ed altri santi sono dei mezzi. Sono delle icone da presentare come esempio.

Il progetto non ha avuto sovvenzioni ed è stato donato all’Associazione Santa Rosa da Viterbo.

Questa scelta è fatta per non utilizzare denaro pubblico. La professione di fede è gratuita e di conseguenza presenta la caratteristica del volontariato. Il progetto è bello anche per questo. Non dobbiamo rendere conto a nessuno e la proposta cinematografica è libera da ogni vincolo di mandato.

Mi sono assunto la produzione fino alla consegna della matrice. Poi, l’Associazione si farà carico di raccogliere fondi per la duplicazione e la diffusione. Mi ha fato piacere che la Provincia e il Comune di Viterbo abbiano offerto il Patrocinio gratuito. Spero si uniscano il patrocinio del Comune di Civita Bagnoregio e del Comune di Vitorchiano che hanno offerto la location per alcune scene.

È soddisfatto del risultato?

Ancora è presto per poterlo affermare. Di certo sono contento per la partecipazione e la collaborazione dei viterbesi. Un mondo di affabilità e di accoglienza che si è resa palese ogni giorno. Non è vero che Viterbo è chiusa tra le sue mura. Viterbo ha bisogno di essere riconosciuta per quello che realmente è: una città importante per storia, tradizioni e cultura. Ho notato che durante l’anno ci sono diverse e numerose manifestazioni nella città dei Papi. Viterbo è importante come Avignone.

Anzi, di più. Forse tocca alle Istituzioni nazionali colmare il debito verso questa città importante della Tuscia. Mi riferisco al fatto che sia stata esclusa dall’autostrada del sole e che sia collegata, in modo ottocentesco, con la capitale per mezzo di una linea ferroviaria antiquata. Come può un visitatore straniero, che visita Roma, inserire nel programma la visita a Viterbo? Modificare il tragitto di autostrada è impossibile ma attuare una tratta ferroviaria veloce non solo è possibile ma è doveroso. L’Italia vive di turismo e Viterbo è una proposta interessante e culturalmente valida.

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