Roma CRONACA

 

Elisabetta Ferrari, manager esperta di ambiente e socia della Fondazione Sviluppo Sostenibile, e Andrea Barbabella della stessa Fondazione

Elisabetta Ferrari, manager esperta di ambiente e socia della Fondazione Sviluppo Sostenibile, ha partecipato a Roma, al Grand Hotel de la Minerve al Pantheon, il 22 giugno alla presentazione del Green Economy Report 2016, prodotto da REMEDIA, il principale consorzio italiano dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), scritto con il supporto del gruppo tecnico-scientifico della Fondazione Sviluppo Sostenibile, coordinato da Andrea Barbabella.

Partiamo dai dati, purtroppo poco incoraggianti: produciamo 283.000 tonnellate/anno di RAEE e quest'anno la crescita sarà del 25%, soprattutto si tratta di frigoriferi, televisioni e telefoni cellulari.

In compenso si è diffusa la consapevolezza della necessità di reimpiegare il più possibile i materiali, soprattutto i metalli preziosi e le terre rare che sono contenute in questa tipologia di rifiuti e che non possiamo permetterci di sprecare, dato l'alto valore che hanno sia economico che ambientale.

Il regime dell'EPR (la Responsabilità Estesa del Produttore), al centro del pacchetto UE sulla Circular Economy, stabilisce che i costi di gestione dei rifiuti devono essere pagati non dalla collettività, bensì da chi produce i beni che diventano poi rifiuti. Dobbiamo quindi vedere a che punto siamo.

Il Report traccia un bilancio sulla gestione dei RAEE, utilizzando modelli e criteri di analisi dell'economia circolare: dalla Carbon footprint alla Land footoprint (le cosiddette "impronte ecologiche") per misurare il bilancio della gestione dei rifiuti tecnologici, tenendo conto di tutto il ciclo di vita, delle emissioni di gas serra, delle risorse impiegate nella filiera dei RAEE, incluso il consumo di acqua e di suolo, e calcolando anche i benefici socio-economici.

I risultati ad oggi sono: i RAEE sono la tipologia di rifiuti che aumenta di più rispetto alle altre, ma il Consorzio Remedia recupera più dell'87% di materia (solo il 7,6% va in discarica), con un risparmio di più di 107.000 tonnellate di materie prime (uguali al peso di 11 torri Eiffel), riducendo le importazioni di tali materie (per 24 milioni di euro), evitando emissioni per più di 311.000 tonnellate equivalenti di CO2 (pari al beneficio del fermo di 95.000 autovetture), risparmiando più di un milione di metri cubi di acqua (pari a 420 piscine olimpioniche), 626 ettari di suolo non consumato (come 900 campi da calcio), con benefici economici e occupazionali per le aziende del settore che, ricordiamo, è uno dei pochi che vanta tassi elevati di crescita (il settore "vale" oggi 15 milioni di euro). In proiezione, un'opportunità che potrebbe dare al Paese una crescita economica di 40 miliardi di euro e 100.000 posti di lavoro.

Elisabetta Ferrari ha commentato che "i RAEE ci fanno capire quanto sia importante la progettazione nella costruzione dei prodotti e, quindi, nella programmazione della gestione dei rifiuti, proprio in Italia che è la patria del design e che deve diventare prima nel mondo nell'ecodesign".

"L'India ha annunciato che dal 2030 produrrà solo auto elettriche. Questo ci dice che i RAEE sono la frontiera della tecnologia dei rifiuti. Le nostre schede elettroniche a fine vita vanno tutte in Germania e in Francia, dove vanno a creare valore aggiunto.

Macron in Francia ha messo al primo posto del suo programma la transizione ecologica e solidale. D'altronde i disastri causati dal cambiamento climatico e dal surriscaldamento del pianeta sono sotto gli occhi di tutti: anche da noi, in questi giorni in molte zone del nostro Paese è stata dichiarata l'emergenza idrica.

La crescita ambientalmente ed economicamente sostenibile è la chiave di tutto, ma ha bisogno del sostegno della società civile. La politica deve fare le regole ma purtroppo in questo periodo va molto lenta rispetto ai tempi veloci della tecnologia".

Cosa si può chiedere al Governo?

"In attesa del pacchetto Circular Economy, bisogna pensare a misure di fiscalità ecologica, per dare incentivi a chi produce con materiali più ecologici, riparabili e riciclabili, e punire invece la logica dell'usa e getta.

Il mio è un mestiere affascinante. Ricordo che mio padre, antiquario e restauratore, mi ha sempre fatto notare come una poltrona del '500, ancora bellissima e comodissima, sia sempre aggiustabile con semplici interventi con legno, colla e chiodi.

I materiali nobili come il legno vero, sono più belli, durano di più, non creano problemi di smaltimento e, soprattutto, profumano la nostra vita".

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