Viterbo CRONACA
Baccaione

 
Giuseppe Fioroni, viterbese, il 17 maggio 2006 è stato nominato Ministro dell'istruzione del secondo governo Prodi

TRACCIE DI PROVE SCRITTE – Adesso tutto è chiaro: riesce anche comprensibile come mai Viterbo abbia potuto aspirare ad essere dichiarata “città della cultura”.

Ed infatti, se il Ministero della Pubblica Istruzione dà sfoggio di sé attraverso certe espressioni, va anche da sé che Viterbo, patria di un ministro della Pubblica Istruzione, leggi Giuseppe Fioroni, che non si era accorto delle carenze nella lingua italiana dei dipendenti del suo ministero, non si sia opposto a tale aspirazione della sua città.

Staremo a vedere quando uscirà la prova di matematica, materia in cui le deficienze degli studenti italiani sono state ufficialmente acclarate dal medesimo ministro, che cosa uscirà dal Ministero di viale Trastevere… ci sarà poco da vedere… daranno i numeri!

 

UNA FACCIA COME QUELL’ALTRA – E’ vero: al Ministero della Pubblica Istruzione l’hanno fatta grossa! Non mi si venga a dire che è stata una distrazione: sono state le conseguenze della nostra scuola post-sessantottina e del conseguente nostro modo di agire.

Quello che non mi è chiaro è come abbia fatto ad accorgersi dell’errore la stampa italiana, nella quale pullulano fior di analfabeti che non fanno che scrivere articoli pieni zeppi di errori di grammatica e di sintassi; articoli farciti anche di parole e di espressioni in lingua inglese che potrebbero benissimo essere evitate e sostituite da altre, ben più appropriare e più belle, in lingua italiana, tra l’altro più chiare e comprensibili da una fascia di lettori notevolmente più vasta.

Eppure costoro tutti, con una faccia come quell’altra, continuano, così facendo, a dare scandalo soprattutto a tutti i nostri ragazzi che vanno a scuola per imparare l’italiano.

 

LA DOMANDA SORGE SPONTANEA- Ma, viene da chiedersi, chi correggerà i temi svolti dai vari esaminandi? I rappresentanti di quel Ministero? Ed a quale titolo?

Ora va da sé che sto esagerando, ma qualche dubbio sorge e con esso altrettante domande.

RE GIORGIO TACE? – Mi piacerebbe sapere che cosa ne dice Re Giorgio di questi inciampi culturali: ma mi sembra che taccia.

E come potrebbe non tacere, lui, contrario alla “fuga dei cervelli”, dopo che una gentile signora italiana, bocciata, in Italia, ad un concorso per bidella, sia stata poi chiamata a dirigere, in America, un centro di cultura scientifica di notevole rilevanza! … Che volete che dica? … Dirà che in Italia abbiamo delle bidelle di notevole cultura!

SEMPRE RE GIORGIO – Forse Re Giorgio tace perché non gli sarà certo sfuggito che un nostro “cervello”, laureato in Giurisprudenza con 109/110 (come afferma Bruno Vespa nel suo libro “Sale, zucchero e caffè”) e messo da lui a capo del Governo, abbia potuto affermare che: “…gli esodati hanno l’obbligo di essere assunti”. 

Non voglio infierire né influenzare, con la mia, le vostre opinioni in merito: Vi invito a vedere su internet il significato giuridico di “obbligo”.

RES ITA SE HABET (1) - Ora mi si accuserà di nuovo di fare eccessivo uso si espressioni latine, fate pure: accetto tutto. Ma non mi si potrà negare che uno studio appropriato della lingua latina avrebbe evitato a qualche parlamentare di pronunciare “aiter” il sostantivo latino “iter”, a qualche giornalista di pronunciare “Regina Coeli” o in “Coena Domini” esattamente cosi come sono scritte anziché “Regina Celi” e “Cena Domini” secondo la dizione esatta.

Non solo, ma non sarebbe stata solamente una giornalista dell’ANSA ad accorgersi delle dimissioni di Benedetto XVI, dimissioni pronunciate in latino e sfuggite ai più, che stavano lì a chiedersi che cosa avesse detto il Papa.

Finiamola qui, ché è meglio.

(1)  Res ita se habet = la cosa va da sé.

Baccaione

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