Montefiascone L'OPINIONE
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Raffaele Luise, presidente UCSI Lazio

Domande inattuali sulla Fede cattolica. Durante un Convegno UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana: scusate se è poco!) tenutosi recentemente ad Orte, ho sentito il vaticanista Raffaele Luise affermare con tanta sicumera che nessuna religione possiede certezze.

Ma allora perché nostro Signore Gesù Cristo in una delle sue innumerevoli manifestazione definite teologicamente enfatiche avrebbe detto: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”? Non è questa una delle certezze (una, mano certamente l’unica) della religione cristiana? Mi è sembrato di trovarmi di fronte al romanzo vergato dallo scrittore greco Nikos Kazantzakis, “L’ultima tentazione di Cristo”, dove per l’appunto è descritto un Cristo totalmente slegato dal padre e al quale chiede nell’atto supremo di liberarlo dalla Croce. Una mia impressione?

Non è forse Sant’Agostino, Vescovo di Ippona e Dottore della Chiesa, che nella sua opera, il De Beata vita, si rende fautore di quel principio di amore indissolubilmente trinitario, secondo il quale noi siamo le uniche creature che Dio ha voluto per Se Stesso e che quindi il nostro cuore non riposerà in pace se non in Lui? Non è anche questa una certezza?

E il Dio di Agostino è un Dio qualunque, di tipo volterriano per il quale tutte le religioni sono vere e false contemporaneamente, oppure è il Dio di Gesù Cristo? E’ quel Dio che tutti, indistintamente, adoriamo in Allah o nel Dio degli Ebrei? Oppure il Dio dei cristiani è il vero Dio, che il Simbolo Niceno ha dichiarato come l’unico ed autentico una volta per tutte? Oppure dobbiamo ritenere i dogmi come fase storicistica di una Chiesa come cittadella assediata, ma oggi, mutati i tempi, semper reformanda? Anche i dogmi? Ma una religione senza dogmi, che cosa è?

Ho sentito nominare Giorgio La Pira. Uomo politico sicuramente eccellente e dalle doti di pensiero fuori del comune, tanto che è ancora in corso la sua causa di beatificazione. Tuttavia mi sia consentito dire che anche il primo Maritain pensava ad una felice e possibile unione fra cristiani e marxisti, pensiero che poi ha rivisitato e negato nella sua ormai nota, ma poco divulgata opera: Le paysan de la garonne.

Consideriamo, ancora. Ho udito il Vescovo di Orte e Civita Castellana, mons. Rossi, dunque Maestro della Fede, definire madonnari tutti coloro che vedono nei messaggi della Vergine oscuri presagi di morte. Mi è sembrato di riascoltare Francesco. Un messaggio, quindi (o forse un avvertimento?) che ha poco di originale. Insomma, un déjà vu.

Ma al di là delle considerazioni o impressioni personali, appena tornato a casa, ho ripreso in mano le Memorie di Suor Lucia, una delle tre veggenti di Fatima. E dopo la rinnovata lettura, mi sono chiesto: anche Suor Lucia ed i tre pastorelli erano dei madonnari, per aver ricevuto dalla Vergine la visione dell’inferno pieno, anziché vuoto, secondo la visione ottimistica di una parte del Vaticano II?

Ed ancora: l’evento della Seconda guerra Mondiale raccontato nelle Memorie da Suor Lucia come punizione annunciata dalla Vergine per i peccati degli uomini, è un racconto da madonnaro oppure un esempio fedeltà a quanto annunciato dalla Vergine? Ed ancora: Francesco avrebbe santificato dei madonnari in quel di Fatima, alcuni giorni or sono? E quando alcuni anni or sono, il Papa emerito Benedetto XVI ebbe a dire che si illude chi ritenesse concluso e già definito il messaggio di Fatima, anche questa affermazione deve ritenersi il frutto della mente di un madonnaro?

E per restare in tema di Papa Emerito, ho letto che Benedetto XVI è sceso in campo per difendere e vergare la post fazione al libro del card. Sarah “La force du silence”, (chissà se questo libro verrà mai tradotto in Italia?), nel quale il Prefetto della Congregazione del Culto Divino sarebbe stato ormai isolato ed emarginato dalle nuove nomine di Bergoglio e pubblicamente smentito dallo stesso Francesco nel suo indirizzo.

Tuttavia Benedetto XVI elogia non solo il libro del card. Sarah, ma lo stesso Sarah, definendolo “maestro spirituale che parla dal profondo del silenzio del Signore, espressione della sua unione con Lui, e per questo ha da dire qualcosa a ciascuno di noi”. Un segno dei Tempi? Sicuramente si, a mio avviso.

E non credo che ci sia bisogno di essere dei madonnari per accorgersene. Credo, anzi, che La Pira, da quel buon anticipatore dei tempi col pensiero che era, oggi non si sarebbe fermato all’invito di studiare l’islam, ma avrebbe invece esortato a vivere con i fatti e con le opere questo cristianesimo sbiadito, che non solo non può permettersi il lusso di studiare l’islam perché non conosce neppure se stesso, ma che addirittura rischia di esserne assorbito a causa della sua accidia.

Comunicare è sociale. Ma prima del sociale, a mio avviso, il primo posto spetta alla verità. Che se poi questa verità non piace ai manovratori, dispongano pure: “sono io dalla legge incatenato che grido il Manifesto umano! E non importa che il corvo a colpi di becco mi incida sul marmo del corpo una croce” (Yurij Galanskov – Il Manifesto umano, 1961).

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