Montefiascone L'OPINIONE
Giuseppe Bracchi – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Il giornalista Giuseppe Bracchi

Nonostante il grave episodio criminale accaduto all’interno della Stazione centrale di Milano, dove un militare è stato accoltellato da un italiano sì, ma di religione islamica e per di più indagato per terrorismo, e quindi tutto saturo di violenza coranica, il Sindaco della città ambrosiana, dopo aver rilasciato in proposito dichiarazioni, ha preferito inscenare la solita manifestazione antirazzista.

(Cosa avrà poi di razzista questa povera e bistrattata Italia, non ho ancora ben capito, considerando che siamo una delle pochissime nazioni europee, che peggio di tutte sta pagando e subendo pacificamente, forse anche troppo, l’invasione disordinata favorita dalla scellerata politica immigratoria della sinistra).

La solita RenziSky ci ha “informato” – si fa per dire, naturalmente – sulla giornata milanese tutta intrisa di luoghi comuni, dei soliti slogan triti e ritriti, che soprattutto centrano con l’episodio criminale del giovane mussulmano e col razzismo quanto il classico due di briscola, quando c’è l’asso a tavola.

L’Italia non è assolutamente razzista: dalle Alpi, alla Sicilia. E questo concetto lo ripeterò sino alla nausea.

Anche se ovviamente le paroline magiche razzista/razzismo sono diventate ormai le passwords per entrare a far parte dei salotti benpensanti della politica nostrana e non solo, come ha ricordato nel suo ultimo lavoro lo scrittore francese, Richard Millet.

Caso mai la sinistra dovrebbe spiegarci i suoi atteggiamenti intolleranti e sibillini davanti ai Procuratori della Repubblica, che fanno il loro dovere, indagando sugli illeciti arricchimenti di alcune ONG o di certe cooperative affiliate alla mafia usata come bancomat per arricchirsi sulle pelle di persone innocenti.

Questo è, secondo me, il vero volto del razzismo. Il resto è solo fuffa.

E per dirla ancora tutta, il Sindaco Sala dovrebbe chiarire ai cittadini milanesi ed agli italiani come mai ha isolato all’interno del PD ed ha poi fatto fuori politicamente la musulmana sufi di origine somala, Maryan Ismaili, antropologa, militante di sinistra e con un fratello ucciso dai jihadisti di al Shaabab. E’ presto detto.

Al Sindaco Sala culturalmente ignorante del mondo islamico, ma assai pragmatico come uomo di sinistra che faccia appello alla lezione marx leninista, interessano i voti. Così come in prospettiva, sono sempre i risultati elettorali quelli interessano maggiormente, anche se non solo, le politiche immigratorie della sinistra.

E quindi, invece di strizzare l’occhiolino alla più moderata musulmana sufi, ma in netta minoranza tra la sua comunità, Maryan Ismaili, che tra l’altro si sta adoperando per politiche di integrazione che facciano appello alla tolleranza tra i suoi correligionari, il compagno Beppe Sala le ha preferito Sumaya Abdel Qader, musulmana sunnita ed affiliata ai Fratelli Musulmani ed al CAIM che insieme all’UNCOI sono le associazioni musulmane in Italia più retrive, quelle, tanto per essere chiari, che sarebbero sospettate di predicare la violenza nelle moschee, allevando magari gente come l’italo tunisino che ha accoltellato il militare alla stazione centrale di Milano, e ricevono finanziamenti dalla wahabbita Arabia Saudita, nonché dal Qatar e dalla Turchia sempre di più avviata verso i sogni del califfato alla Erdogan. Chiara l’antifona? Altro che le solite cretinate sul razzismo!

Per non parlare poi dello Stato italiano che vorrebbe fare proprio del retrivo UCOI di Hamza Piccardo l’interlocutore politico religioso principale in vista degli accordi con l’Islam, sulla base dell’art. 8 della Costituzione.

Al riguardo e, soprattutto, al di là del solito polverone alzato dalla sinistra e da persone politicamente assai poco intelligenti come il compagno Beppe Sala, leggiamo, invece, con molto più profitto, quanto ha dichiarato di recente il prof. Samir Khalil Samir, egiziano di nascita e libanese di adozione, che è tra i massimi esperti e studiosi a livello internazionale del mondo islamico, nel corso di un’intervista rilasciata al settimanale Tempi: “Le nostre autorità islamiche sono timorose: quando va a Grozny, in Cecenia, il grande iman di Al Azhar, Ahmen al Tayeb, approva un documento che dichiara che il wahabismo non fa parte della tradizione sunnita. Quando è al Cairo, dove l’influenza economica saudita è forte, tace.” In soldoni, dove non arriva Maometto arrivano i petrodollari.

E avuto riguardo alla cosiddetta accoglienza buonista e generalizzata, leggiamo ancora quanto afferma il prof. Samir: “Per quanto riguarda l’impianto dell’Islam in Europa, tutto dipende da quello che riuscirete a capire e a decidere voi europei: nell’Islam non c’è libertà di coscienza, perché se un musulmano cerca di cambiare religione viene punito dalla legge, in alcuni paese anche molto severamente: e la religione non è un affare spirituale, ma forma un tutt’uno con la politica e col diritto. I musulmani che vengono in Europa troverebbero naturale continuare a praticare l’Islam con questi concetti, e siete voi europei che dovete spiegare loro che non è possibile, e restare fermi nella difesa del diritto all’apostasia per chi desidera abbandonare o cambiare la propria fede religiosa e della distinzione fra sfera politica e sfera religiosa. Chi non può accettare le leggi europee che riflettono la Dichiarazione universale dei diritti umani, non deve potersi insediare nei vostri paesi. Sarebbe un male per voi e per lui”

In fondo, senza tirar fuori le solite menate sul razzismo, è proprio questo quello che chiedono gli italiani alle istituzioni: maggiore presenza dello Stato sul territorio e controlli a tappeto per evitare che si ripetano episodi come quello della stazione ferroviaria di Milano.

E’ chiedere troppo?

Certo che no. Anche perché proteggere i cittadini è il primo compito di uno Stato che si definisca tale. Fatto è che taluni, come il compagno Beppe Sala, quando si parla di immigrati, respirano l’aria con la terza narice del naso, così che, alla fine, ancora una volta hanno finito con lo sprecare una buona occasione per utilizzare meglio e con profitto il loro tempo libero.

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