Viterbo PENSO CHE...
Andrea Stefano Marini Balestra

Andrea Stefano Marini Balestra

         Il recente summit dei capi di stato dei 27 dell’Unione europea convenuti a Roma mi apparso un ennesimo tentativo di mantenere in vita con accanimento terapeutico una comunità europea, quindi senza somministrarle terapia veramente capace di farla risorgere dal reparto di terapia intensiva.

L’Europa è ormai in cancrena brexitosa, colpita al piede da un’infiammazione terribile per putinismo ucraino, da una malattia della pelle che le deturpa il corpo (xenofobia populista), da un’ulcera che le distrugge lo stomaco (eurozonite) con il cuore in prossimo arresto cardiaco per sindrone aritmica dei Le Pen e per di più in stato di logorrea e perdita della memoria. Un vero malato terminale!

         Bene, tra i festini in Campidoglio e al Quirinale, i suoi capi di Stato, come la famosa orchestrina del Titanic, hanno sottoscritto un documento indicato come rilancio, ma piuttosto la redazione di una cartella clinica di un soggetto fisico prossimo all’exitus.

         Grandi parole, rincorsa a tentativi di cambiamento, quindi sperimentazione di nuove terapie, ma nessuna certezza della loro efficacia se non quella di allungare la vita al paziente moribondo. Anche i capi di stato delle nazioni favorevoli all’eutanasia si sono convinti che questa pratica non è corretta, anzi da abbandonare.

Per la sola Europa, però!

         Il risultato del vertice di Roma, pagato dai contribuenti europei, quindi da tutti noi, è stato solo un ennesimo tentativo di accanimento terapeutico in quanto nessuno ha avuto il coraggio di dire: stacchiamo la spina.

         Al di là dei comunicati stampa recanti promesse di cambiamento, nessun cambiamento è stato veramente indicato. Il Presidente della Commissione europea Juncker ha solo detto che ci sarà una linea d’azione da concretizzare in vista delle elezioni europee del giugno 2019, quindi nulla!

         Sembra che l’unico pensiero degli euroburocrati sia solo quello di tirare avanti per arrivare al 2019 con le stesse modalità che sino ad oggi sono risultate fallimentari.

         Ci aspettavamo un finale di vertice con un cronoprogramma di effettive riforme dei trattati, di severa critica dell’operato sino ad oggi ed un cambio coraggioso di rotta. Ma nulla! Solo tirare avanti. Sembra proprio vedere un governo Gentiloni a Bruxelles!

         E’ ovvio che se l’Unione europea continua ad operare come fatto sino oggi e precisamente non saper dare ai cittadini europei un’Europa nazione, ma solo uffici che vanno ad ordinare mozzarelle incartate e la misura delle zucchine senza pensare, per es. ad un esercito europeo, ad un’omologazione delle leggi fondamentali per la sicurezza in campo penale ed ad una soluzione del problema dell’immigrazione selvaggia è pure difficile che si arrivi alle elezioni europee del 2019.

         Certo nessuno ha una ricetta valida tanto è ormai complessa la situazione, ma di certo di fronte alle spinte sovraniste di molti stati componenti l’Unione, una soluzione federale non potrà che essere la sola ad essere considerata oppure che l’Unione europea torni ad essere il Mercato Comune europeo (il “vecchio” MEC) che ai suoi tempi ha funzionato per rimettere in sesto i mercati europei squassati dalla guerra.

         Non credo che i costituenti europei riuniti a Roma quel 27 marzo 1957 pensassero ad una moneta comune, ad un ente finanziario comune, ma solo armonizzare gli scambi commerciali e di transito dei cittadini tra gli stati ed appunto a quello spirito si dovrà tornare.

         Non è un passo indietro, ma soltanto una presa d’atto che al secolo attuale un’Unione politica e monetaria europea non è ancora possibile e che probabilmente servirà un secolo perchè si possa realizzare.

         Noi non la vedremo, ma di certo se s’insiste nell’errore commesso negli ultimi venti anni, difficilmente si salverà anche il mercato comune e la libera circolazione di beni e persone. Sarà pure possibile rivedere le sbarre a strisce rosse e bianche ai confini nazionali con le guardie confinarie che ti chiederanno il passaporto e la “carta verde” della tua autovettura e pure ti rivolgeranno la domanda di rito: “nulla da dichiarare?”

Andrea Stefano Marini Balestra

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