Italia IL COMMENTO
Simona Torquati
Risposta a Simona: Lei suggerisce alcune idee per Viterbo accettabibili e condivisibili, ma certo non avrebbe scritto in favore degli ambulanti di Forte dei Marmi, o di altre città italiane, se suo padre fosse stato un ambulante che ogni giorno vedeva alzare presto e affrontare le difficoltà che quell'attività presenta. (m.g.)

Purtroppo, caro Direttore, credo che a non amare Viterbo siano proprio i Viterbesi, o, forse, la danno troppo per scontata.

Come un ricco, che si accorge dei suoi privilegi quado li perde, come una persona sempre in salute, che comprende la sua immensa fortuna quando deve affrontare i suoi primi problemi, i Viterbesi dovrebbero andare a vivere altrove, per capire che non è vero che l’erba del vicino è sempre più verde, perché spesso è proprio lui, il vicino, che ne ha cura, che non si siede in poltrona a guardare la gramigna infestare il proprio giardino e a lamentarsene; dovrebbero andare a vivere altrove, per poi vedere, tornando di tanto in tanto, quanto sia meravigliosa Viterbo (con la sua provincia), quanto possa offrire in termini di bellezze storiche-culturali, architettoniche, paesaggistiche, gastronomiche, quanta varietà di possibilità ci siano solo girandosi un po’ attorno.

Lo dico da Viterbese che risiede, per scelte familiari, in un’altra regione e che torna, di tanto in tanto, a Viterbo, scoprendo, ogni volta, meraviglie, ma rendendosi conto, viepiù, quanto l’indole “chiusa” di persone, pur buone e schiette (quest’ultimo raro e grande pregio, a mio parere), possa far male a loro stesse, alla città e a me (sic!), che tanto orgogliosamente vado raccontando, non appena ne abbia la possibilità, che sono di Viterbo… maremmana… etrusca.

Mi sono troppo dilungata, lo so, ma mi sono fatta prendere dal cuore, che si è addolorato, leggendo, caro Direttore, il suo pezzo sugli ambulanti di Forte dei Marmi: gli invasori, gli usurpatori.

Mi domando: come mai nella provincia in cui abito (che non è toscana), diversi Comuni invitano gli ambulanti di Forte dei Marmi anche più volte l’anno, riuscendo, ogni volta, a farne un’attrazione e un motivo di svago, promozione e guadagno….. sì, anche guadagno.

Guarda caso, come si aprono i banchi degli ambulanti, si aprono tutte le attività commerciali, le quali propongono intrattenimenti musicali e giochi per bambini, le palestre e le scuole di ballo di tutto il circondario organizzano spettacoli dimostrativi, le associazioni di volontariato (sanitarie, umanitarie, animaliste, ma anche culturali e pro-loco) organizzano stand informativi e di raccolta fondi, i bar e le gastronomie mettono fuori i propri prodotti, organizzandosi di tutto punto (compresi i secchi per l’immondizia) per offrire ristori di qualsiasi tipo, dallo spuntino, al pranzo vero e proprio, alla semplice bevuta…. e quanta gente lì a far la fila!

Ora mi chiedo: a Viterbo, che succede in queste occasioni? Io non lo so, purtroppo non posso essere lì spesso come vorrei, ma conosco le domeniche in centro con i negozi ed i bar chiusi (che, semmai, non sai neanche dove fare la pipì), come ricordo le domeniche, anni fa, quando ancora ci vivevo, in cui, per far qualcosa, si andava a Orvieto, perché lì era tutto aperto, perché entravi in caffetteria a passare qualche minuto…

E Orvieto, scusi Direttore, non è Roma, non è chissà cosa di particolare…. c’è il Duomo, ok…. c’è anche il pozzo di San Patrizio, un po’ fuori centro, ma, soprattutto, c’era (doveroso il passato, non avendo esperienze recenti) la voglia di fare, anche un grosso sacrificio, questo sì (dopo un settimana di lavoro), ma, forse, una convenienza c’era….. come, certamente, c’è in questa provincia in cui vivo, quando invitano gli ambulanti di Forte dei Marmi e non solo loro.

Sì, lo so, Viterbo ha una struttura viaria “particolare”, se chiudi qui, sposti là, muovi di qua, si blocca tutto; ma non è che, allora, sarebbe meglio, non perdere tempo a lanciare invettive contro iniziative che potrebbero essere di per sé buone, se guardate nella giusta prospettiva (per intenderci, un po’ più in là del proprio naso), e che rischiano di fallire perché non supportate da una corretta organizzazione e dai sempre carenti servizi; forse sarebbe meglio, piuttosto, continuare (anche se si tratta dell’ennesima volta) ad insistere perché questi benedetti servizi si facciano, perché le organizzazioni abbiano criterio…. magari aggiungendoci un po’ di disponibilità alla collaborazione, a fare qualche piccolo sacrificio, a proporre anche iniziative personali, se qualcuno ne ha, a rischiare…. perché no?

Se a Viterbo si prova a far qualcosa per Viterbo, per i cittadini e anche per i commercianti (che ne abbiano voglia, si intende), bene! Proviamo! Non è mica un marchio a fuoco: se non è la strada giusta, se ne può sempre prendere un’altra. Se no, Viterbo rimarrà sempre un bambino che gattona e che non trova la forza, la capacità, il coraggio di alzarsi in piedi e muovere i primi passi, pur con tutte le cadute necessarie.

Infine (“Uff… finalmente finisce il tedio”… l’ho sentita), lancio una provocazione: perché non organizzare (bene, con tutti i crismi e tutte le forze) la “festa del profferlo”? La sola parola incuriosirebbe molti, da altre zone, perché, lo ricordo a chi è troppo abituato a viverci in mezzo, i profferli sono una delle meraviglie di Viterbo; fuori zona, se non si è studiata architettura o non ci si è imbattuti nel vocabolo per qualsivoglia motivo, non si sa neanche cosa sia un profferlo!

Forse, nonostante la nostalgia, sono stata fortunata ad essere una di quei Viterbesi che sono andati a vivere altrove e che, di tanto in tanto, tornano, come dicevo all’inizio …. ora sono capace di notare quello che prima non vedevo, di apprezzare quello che, prima, era “sempre la solita storia”… di indignarmi se Viterbo viene denigrata e se si fa di tutto perché quei denigratori abbiano ragione.

Vorrei anche poter fare materialmente qualcosa…. per il momento, ho scritto a Lei, caro Direttore, che non me ne vorrà, spero.

Simona Torquati