Montefiascone L'OPINIONE
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Il giornalista Giuseppe Bracchi

Vincenzo Sansonetti, giornalista e scrittore ha dato alle stampe “Un mistero che dura da cento anni”, ovvero un’Inchiesta su Fatima che come sottolinea la prefazione di Vittorio Messori, ha il merito di richiamare l’attenzione dei lettori (speriamo tanti!!) sulla “ragione principale dell’apparizione portoghese”, vale a dire “richiamare gli uomini alla tremenda serietà di una vita terrena che altro non è che una breve preparazione alla Vita vera, a un’eternità che può essere di gioia ma anche di tragedia. E’ un richiamo alla misericordia e, al contempo, alla giustizia di Dio”.

Non si tratta dunque soltanto di un libro agiografico, un’opera che ripercorre a tappe la vita dei tre beati pastorelli ambientata in un Portogallo, peraltro, in cui la fede era osteggiata a tutti i livelli da un regime repubblicano, liberal massonico. Al riguardo resta sempre attuale, sebbene datata, l’opera del Da Fonseca.

Il merito di Vincenzo Sansonetti, a mio avviso, è quello di aver richiamato l’attenzione del lettore e del fedele, sul tema centrale delle apparizioni attraverso la rivelazione e la sottolineatura dei tre segreti di cui è stata depositaria e portavoce Lucia Dos Santos, una dei tre pastorelli felicemente vivente per lungo tempo sulla terra, dopo la scomparsa dei cuginetti Giacinta e Francesco e morta nel 2005 presso il Carmelo di Coimbra.

La visione dell’inferno, gli orrori della guerra e dei suoi frutti tragici: comunismo e nazismo, la necessità per tutti gli uomini della penitenza e della preghiera costante. La visione dell’inferno e delle terribili sofferenze della anime dei poveri peccatori, come la Vergine Maria definisce con senso materno coloro che hanno rifiutato Dio per l’eternità.

E’ un fatto che la Vergine non fa che ribadire verità fondamentali della vita cristiana senza nulla togliere e nulla aggiungere. Guai dunque a pensare ad un inferno vuoto, come vorrebbero alcuni seguaci di un cristianesimo verniciato da protestantesimo. L’inferno purtroppo non è vuoto. Errate interpretazioni pastorali tendenti a prevalere sul dogma, teorie come quelle del teologo Bultmann finalizzate a demitizzare il cristianesimo ed il Vangelo stesso, a partire dal Concilio Vaticano II hanno fatto pensare e fanno tutt’ora pensare, Bergoglio felicemente regnante, che la misericordia divina sia soltanto una sorta di annullamento della legge morale, che il Creatore avrebbe dato agli uomini soltanto perché sia violata.

Pecca, pecca fortemente ed abbi fede, scriveva Lutero al discepolo Melantone. Ma cos’è la fede, senza le opere? E Dio non è soltanto misericordia, ma anche giustizia. E non è detto che la misericordia debba avere sempre tra i suoi costitutivi fondamentali solo una pedagogia senza disciplina e senza sanzioni, se l’una e l’altra servono a far crescere in una fede davvero adulta.

Ma oltre i meriti dell’Inchiesta su Fatima, un limite, a mio avviso, mi sia consentito ravvisare nell’opera di Vincenzo Sansonetti, ovvero il sottaciuto (non so se volutamente oppure no, lascio aperta ogni considerazione in merito) significato del Terzo segreto e la possibile presenza di un Quarto segreto, ovvero di un terzo segreto non ancora tutto rivelato. Non si tratta di un gioco di parole. Già Benedetto XVI aveva lanciato a suo tempo un ammonimento: “Se qualcuno crede che il messaggio di Fatima si sia esaurito, è in errore”. Eppure sia Sansonetti che Messori hanno liquidato troppo frettolosamente la questione affidandosi a tesi complottiste e forzature da parte di Antonio Socci. Umano, troppo umano.

Credo invece, con Socci, che la stessa Vergine Maria potrebbe aver rivelato ai pastorelli qualcosa di inquietante, riguardo alla vita futura della Chiesa. Una domanda innanzitutto: siamo davvero sicuri che la parte rivelata del terzo segreto si rivolga solo e soltanto a Giovanni Paolo II ed al suo attentato? La Vergine, infatti, ha mostrato ai tre veggenti l’immagine di un uomo vestito di bianco, che giunto ai piedi di una grande croce veniva ucciso dai soldati, che gli sparavano vari colpi di arma da fuoco e frecce, ed insieme a lui sarebbero morti vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.

Ed ancora: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede etc. Questo non ditelo a nessuno. A Francesco sì potete dirlo”. Che significa che in Portogallo si sarebbe sempre conservato intatto il dogma della Fede? C’è ragione di temere che in altre parti del mondo tale dogma si sarebbe sgretolato? E che senso ha quell’“etc.”, che sembra avere significato sospensivo o omissivo, così come raccomandato dalla Vergine Maria? Perché la Vergine stessa ordinò ai veggenti di “non dirlo a nessuno”? E che cosa non dovevano dire a nessuno?

Domande non lapalissiane, ma che hanno bisogno di un approfondimento. Perciò, non sarebbe inopportuno affiancare la lettura del volume di Vincenzo Sansonetti a quello di Antonio Socci: “Il Quarto segreto di Fatima”. Un lavoro di comparazione non certo facile né tantomeno esaustivo, ma comunque utile, a mio avviso, a mantenere desto il senso autentico e sempre attuale delle apparizioni mariane. Buona lettura a tutti.

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