Viterbo CRONACA
Francesca Biscari

Fotoreporter Gianni Uggeri

Tra testimonianze, racconti e ricordi degli anni della shoah, l’importanza di ricordare per non dimenticare.

Si è tenuta proprio nel “Giorno della Memoria” la Cerimonia commemorativa presso le “Pietre d’Inciampo”, piccole targhe di ottone della dimensione di un sanpietrino che vengono generalmente poste davanti all’ abitazione appartenente in passato ad una vittima del nazismo o, in alternativa, nel luogo in cui questa fu fatta prigioniera.

Si tratta in realtà di un’iniziativa europea partita da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig e che ha portato ad oggi all’installazione di oltre 56 mila pietre in vari Paesi e città d’Europa, tra cui nella stessa Viterbo.

Appena dentro le mura di Porta della Verità si possono quindi osservare le tre piccole targhe situate ai piedi di una modesta abitazione, dove compaiono i nomi di Angelo Di Porto, Emanuele Vittorio e Letizia Anticoli, tutti ebrei che da lì vennero deportati ad Auschwitz, inferno da cui non fecero più ritorno.

In questa particolare giornata gli studenti dell’Istituto comprensivo Luigi Fantappié, accompagnati dai docenti e dal Dirigente Scolastico, hanno voluto così ricordare la Shoah depositando una corona di fiori di fronte all’ingresso dell’ex abitazione degli ebrei, in sottofondo un commovente brano di violino interpretato da due alunne della scuola.

Tutti i ragazzi che hanno partecipato alla Cerimonia si sono quindi trasferiti nella palestra dell’Istituto, dove sono stati accolti dal Sindaco Leonardo Michelini che si è congratulato per la particolare iniziativa degli studenti, la quale ha arricchito il Giorno della Memoria con spunti alternativi e interessanti.

L’evento è quindi proseguito con la lettura da parte di alcuni alunni di poesie e brani a tema e i docenti hanno introdotto brevemente il significato storico e sociale della Shoah.

Durante la ricreazione sono stati poi distribuiti dei dolci della tradizione ebraica realizzati da alcuni studenti, come lo “Sfratto di Pitigliano” realizzato dalla popolazione locale durante la seconda guerra mondiale, il cui nome fa riferimento in realtà alla retata fascista mossa a Pitigliano durante il Regime, dove l’80% degli abitanti era di origine ebraica.

Il dolce a forma di bastone risulterebbe quindi essere un tentativo di esorcizzare la paura per un evento effettivamente tragico per l’epoca.

Concluso il breve momento di pausa si è passati alla seconda parte della manifestazione, che ha visto come protagonista lo scrittore bolsenese Mario Di Sorte, autore del libro “Oltre il Lago”.

L’autore ha voluto rendere omaggio all’altra faccia della Seconda guerra mondiale, quella cioè che ha visto persone comuni mettere a rischio la propria vita per aiutare i “diversi” e gli oppositori al Regime fascista, di cui non erano da intendersi solo gli ebrei in realtà, bensì un’ampia fetta della popolazione mondiale costituita da omosessuali, anarchici, disabili e, ovviamente, i soldati nemici appartenenti al Fronte Alleato.

Di Sorte ha dunque approfondito con i ragazzi la trama della propria opera, ambientata nel 1944 nei pressi del lago di Bolsena e tratta da una storia vera, dove un bombardiere americano viene abbattuto in volo e sprofonda in pochi attimi dentro le gelide acque lacustri, costringendo i piloti a disperdersi tra i piccoli paesi limitrofi; in un disperato tentativo di venire accolti dalle famiglie locali, nonostante gli espliciti divieti imposti dal Regime, le storie dei soldati Alleati si intrecciano con quelle del popolo della Tuscia, offrendo così un’immagine di solidarietà disinteressata che cozza con la crudeltà delle leggi razziali ricordate ogni 27 Gennaio.

La giornata si è quindi conclusa con la proiezione di immagini storiche e testimonianze di persone reali.

I docenti hanno poi donato al Sindaco e agli altri “ospiti” della Scuola un sacchetto di cotone americano realizzato da rotoli provenienti proprio dalle riserve Alleate degli anni’40, contenente olio locale, dolcetti della tradizione ebraica e un ramoscello d’olivo; un simbolico dono in nome della pace e della speranza per il Futuro, che solo le nuove Generazioni possono garantire acquisendo la giusta consapevolezza di un Passato che per questo motivo non può (e non deve) essere dimenticato, per quanto doloroso possa essere.

                                                                                             

 

 

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