Villa San Giovanni in Tuscia STORIA
Micaela Merlino

E’ stato Dante Alighieri a tramandare di Niccolò III i vizi più esecrabili, la brama di potere e l’avarizia, e a porlo nell’Inferno tra i Papi simoniaci.

Il sommo poeta immaginò che la sua anima pronunciasse queste parole (XIX vv. 69-72): "Sappi ch'io fu' vestito del gran manto / e veramente fui figliuol de l'orsa / cupido sì per avanzar li orsatti, / che su l'avere e qui me misi in borsa" (Inferno XIX, vv. 69-72). “Figliol dell’Orsa”, perché Giangaetano Orsini era nato tra il 1212 e il 1216 da Matteo Orsini, appartenente ad una delle famiglie più nobili di Roma.

Nel 1241 suo padre ricoprì la carica di senatore, e durante il suo mandato aveva difeso gli interessi del Papato contro l’ingerenza dell’imperatore Federico II. Giandomenico fu presto avviato alla carriera ecclesiastica prendendo gli ordini minori, ma nel 1244 Papa Innocenzo IV, per ricompensare la fedeltà dimostrata da suo padre Matteo, lo nominò cardinale diacono del titolo di S. Nicola in carcere a Roma.

I primi rapporti tra Giangaetano e il Viterbese cominciarono nel 1262, quando Papa Urbano IV lo nominò “Inquisitor generalis” nella lotta contro le eresie, molto diffuse soprattutto in questa regione. Contro gli eretici egli usò il pugno di ferro, tanto che poi Papa Clemente IV gli intimò di moderare i suoi eccessi di zelo inquisitorio. Nel 1276 Papa Giovanni XXI lo nominò arciprete del Capitolo di S. Pietro, e nello stesso anno fu Legato Pontificio a Viterbo.

Ma nel maggio 1277 nel palazzo papale di Viterbo moriva Giovanni XXI, e grazie anche all’appoggio della sua famiglia, Giangaetano fu eletto Papa nel Conclave del 25 novembre tenutosi in quella stessa sede, senza neppur aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale, conferitagli dopo l’elezione. Essendo molto devoto a S. Nicola, Santo titolare del suo titolo cardinalizio, prese il nome di Niccolò III.

Intenzionato a ridimensionare il ruolo e la potenza di Carlo I D’Angiò, re di Sicilia, e contemporaneamente ad esaltare il ruolo di Roma quale città sede del Papato, da Viterbo il 18 luglio 1278 emanò la Bolla “Fundamenta militantis ecclesiae”, con la quale stabiliva alcuni importanti diritti del Papato su Roma, sul popolo romano, sull’approvazione papale delle nomine dei senatori, sull’interdizione delle magistrature agli stranieri.

Questo ampio programma riformatore era perseguito con il chiaro intento di contrastare Carlo I D’Angiò che dal 1268, grazie ad accordi intercorsi con Papa Clemente IV, ricopriva la carica di senatore di Roma (il mandato sarebbe scaduto nel settembre di quell’anno), e di riportare il governo di Roma nelle mani delle più importanti famiglie della nobiltà urbana.

Ma l’aspra critica di Dante non si riferisce tanto a questi atti di governo di Niccolò III, quanto al perseguimento di uno spregiudicato nepotismo, attraverso il quale innalzò alle massime cariche politiche molti suoi familiari. In particolare nel Viterbese il Papa era intenzionato a far prevalere gli interessi politici ed economici del suo casato, gli Orsini, anche con l’uso della forza. Nel luglio 1278 conferì tre importanti incarichi al nipote Orso Orsini nominandolo Rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, Maresciallo della Santa Sede, e poi anche Podestà di Viterbo. Orso iniziò subito una politica prevaricatrice: approfittando dell’appoggio papale ed impiegando le truppe pontificie, assediò e conquistò sette castelli nella zona dei Monti Cimini, tra cui quello di Soriano, accanto al quale in seguito fece costruire una rocca. Il 1278 fu anche l’anno in cui Papa Niccolò III visitò di persona, insieme al suo seguito, alcuni castelli viterbesi.

E’ singolare che, nel corso di queste visite, il 22 ottobre scrisse una Bolla dal “Burgum Sancti Iohannis”, denominazione che compare proprio in questo documento. E’ probabile che tale Burgum sia da identificare con il sito di Villa San Giovanni in Tuscia, ma i dati archeologici che si possono utilizzare per avallare tale ipotesi non sono del tutto perspicui. Il paese fu edificato sui cospicui resti di una villa rustica di età romana le cui prime fasi di vita possono essere datate, secondo un recente studio da me condotto, intorno alla fine del II-prima metà del I secolo a.C.

Tale villa ebbe una lunga continuità di vita almeno fino al IV secolo d.C. per poi decadere, ma non è possibile tracciare una storia puntuale della fase post classica del sito. Se il documento sopra citato si riferisse proprio a Villa S. Giovanni in Tuscia, allora si dovrebbe concludere che prima del 1278 fosse qui sorto un piccolo centro abitato, poiché il vocabolo burgum indica un aggregato di case ed altri edifici. In realtà si può sostenere, con buona probabilità, che sul medesimo sito sorse anche un castrum (insediamento fortificato), del quale però non è ancora possibile precisare la cronologia. Infatti parte delle strutture della cinta muraria di età romana che racchiudeva la villa, realizzata in opus caementicium con paramento in opus incertum e munita di torri, furono riutilizzate molti secoli più tardi per un nuovo circuito murario costruito con bozze di tufo, anch’esso munito di torri.

Un cospicuo avanzo di una di queste torri si trova presso l’attuale Piazza Maggiore, anche se alterata a causa del suo riutilizzo come abitazione. Proprio le torri in bozze di tufo dimostrano che una parte dell’area dell’ex villa romana fu trasformata in castrum, ma non è possibile precisare quando. Se ipotizziamo che il castrum sorto sulle rovine della villa romana possa essere stato l’elemento generatore di un piccolo borgo, allora il castrum deve essere sorto prima del borgo, già attestato nel 1278 e dunque nato prima di tale data.

Inoltre, se effettivamente il Burgum Sancti Iohanis, nominato nel documento, fosse da identificare con l’attuale paese di Villa San Giovanni in Tuscia, perderebbero valore le ipotesi fatte nel passato da alcuni studiosi, secondo cui il paese sorse nel 1336 o 1356, o addirittura 1536. Sembra, infatti, molto più probabile che tali date sino da riferire a ripopolamenti del paese con l’invio di coloni, poiché si trattava di un piccolo centro agricolo, povero e demograficamente debole.

C’è anche chi ha avanzato l’ipotesi, in verità a mio avviso poco probabile, che il Burgum Sancti Iohannis sia da identificare con una località denominata S. Giovanni vicino il Lago di Bolsena. Niccolò III soggiornò pochi giorni nel Burgum Sancti Iohannis, mentre più volte si fermò a lungo nel castello di Soriano conquistato dal suo parente Orso.

Tuttavia questa sede tanto prediletta gli si rivelò fatale, poiché fu proprio qui che morì il 22 agosto 1280 a causa di un colpo apoplettico, e fu poi sepolto nella cappella di S. Nicola che aveva fatto costruire nella basilica di S. Pietro. Al contrario di Dante, Tolomeo da Lucca, contemporaneo del Papa, ne lodò le virtù: “ fu assai modesto e ornato nei costumi”, scrisse, “…gli si dava pur lode di grande prudenza e maturità nel rispondere…fu assai limosiniero”. L’essere “limosiniero”, cioè propenso alla beneficenza, stride con l’avarizia che gli rinfacciò l’Alighieri, a dimostrazione di quanto sia difficile ricostruire il vero carattere di un personaggio tanto lodato e tanto, al contempo, esecrato.

Micaela Merlino