Viterbo PROVOCAZIONE 

 

La favola bordò


Agostino G. Pasquali

           “La voi sentì

            la favola bordò?

            Devi dì

            de sì o de no!”

 

     Quando ero un bambino di pochi anni avevo uno zio un po’ burlone che un giorno si offrì di raccontarmi una favola. Cominciò con i versi che ho appena riportato. Ovviamente risposi: “Sì” e lui replicò:

 

             “Si tu avessi detto ‘No’

             c’avresti ‘ndovinato.

             Ma tu ha detto ‘Sì’

             e allora tu ha sbajato!

 

             Arincominciamo:

             La voi sentì… “

 

     E mi ripetè i quattro versi della domanda. Io, pensando di essere furbo, dissi un bel “No” e lui replicò di nuovo:

 

            “Si tu avessi detto ‘Sì’

             c’avresti ‘ndovinato.

             Ma tu ha detto ‘No’

            e allora tu ha sbajato!

 

             Arincominciamo:

             La voi sentì… “

La mia ingenuità di bimbetto di pochi anni, non ricordo se tre o quattro, mi fece andare avanti così per un po’, fino a quando capii il trucco e me ne andai via con aria offesa. E lui, mio zio, scoppiò a ridere soddisfatto.

*     *     *

     Una recita analoga sta avvenendo da parecchio tempo, forse da sempre, nell’ambito della politica, sia in quella delle stanze segrete dei partiti e delle lobby, sia in quella ufficiale delle decisioni, cioè nel governo e nel parlamento.

     In questo momento sta avvenendo per la riforma costituzionale. Pochi mesi fa è avvenuta per la legge elettorale, che però è sfuggita per poco alla trappola del Sì/No, ma non è detto che qualcuno non ci si ripensi e ricominci il giochino. Anzi credo proprio che sia già ricominciato.

     Ed è avvenuto per tante altre riforme che sono state discusse e mai fatte oppure fatte male perché ad ogni ‘Sì’ veniva contrapposto un ‘No’ che toglieva qualcosa, o viceversa.

     Ma il campo in cui questo gioco furbetto viene sistematicamente fatto è quello dei referendum che abortiscono per mancanza del quorum (la gente, stufa del Sì/No, non va a votare); o finiscono per sancire un nulla di fatto; oppure i risultati vengono disattesi con la disinvoltura con la quale mio zio rendeva inutili le mie risposte.

     Una perfetta applicazione di questo gioco truccato sta nella sistematica indicazione rovesciata dei quesiti referendari, cioè quando si deve votare: ‘No’ per dire ‘Sì’ (confermare) e ‘Sì’ per dire ‘No’ (annullare). Almeno ai britannici è stato chiesto chiaramente: “Volete restare o uscire dall’Europa? Contrassegnate ‘Remain’ oppure ‘Leave’. Beati loro per questa chiarezza… ma mica tanto beati, visto che pare si siano comunque sbagliati ed è subito cominciato anche là il giochetto dell’ “Arincominciamo!”

*     *     *

     Come ho raccontato all’inizio di questa chiacchierata, il bimbetto che ero si ritirava presto sdegnato. E così ha cominciato a comportarsi anche il popolo italiano che va sempre meno a votare e se vota lo fa senza convinzione, talvolta per dispetto.

     Questa democrazia non mi piace, ma l’alternativa è la dittatura, per la quale il popolo italiano, poco sovrano e molto bue, è già pronto.

     E questo pensiero mi dà brividi di paura.

Agostino G. Pasquali