Viterbo PROVOCAZIONE

Il referendum è democratico?
Agostino G. Pasquali

     Giovannino Guareschi, il famoso creatore dei personaggi di Peppone e don Camillo, ha raccontato in una delle sue storie che Peppone, sindaco, comunista, proletario appena un po’ istruito, un giorno stava riflettendo sulla democrazia che viene realizzata con il voto dei cittadini, voto di valore uguale per tutti.

    Però gli sembrava ingiusto che il voto di un qualsiasi analfabeta, tanto ignorante da non saper fare nemmeno una O col bicchiere, avesse lo stesso valore del suo, quello di un sindaco e segretario di partito.

    Lo scrittore americano Orson Scott Card ha invece affermato che “se i porci potessero votare, l’uomo con il secchio del pastone sarebbe eletto capoporcile ogni volta, non importa quante macellazioni compia”.

     A queste citazioni di persone importanti ne aggiungo, se permettete, anche una mia, modestissima. In un racconto (pubblicato in questo giornale il 3.12.2013) presentai un certo professore Angelo che, essendo in pensione e non avendo più alunni da indottrinare, sfogava i suoi esuberanti impulsi didattici su due amici dando loro anche lezioni di politica. Gli feci dire:

     “Il limite della democrazia è proprio questo: la maggioranza decide, ma non è detto che abbia ragione. Se fra noi tre c’è un saggio (io) e due sciocchi (voi), voi siete in maggioranza, ma non per questo diventate saggi.”

     Oggi sono in vena di citazioni e citerò ora anche questo aforisma di Winston Churchill: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.

     La letteratura, quella seria che tratta di filosofia, di politica e di sociologia, è piena di critiche alla democrazia proprio per quanto riguarda il voto referendario. E i libri di storia raccontano infiniti casi di decisioni sbagliate, adottate per mezzo del voto popolare, e seguite poi da tragedie. E pure il Vangelo ci narra il caso del plebiscito che condannò a morte Gesù e mandò libero Barabba. Certo, lo ammetto, e lo ammetto senza riserve: anche le decisioni prese da ‘uno’, che sia monarca o presidente o dittatore, sono a rischio di errore e altrettanto produttive di eventi tragici, anzi di più.

     In conclusione concordo con il pessimismo universale di Churchill e ritengo che tutte le forme di governo sperimentate finora, dal primitivo capo tribù alla moderna democrazia parlamentare, sono sempre, quale più quale meno, un mix di egoismo ambizione prepotenza corruzione sopraffazione e mancanza di scrupoli (il tutto nella parte che comanda), con una contrapposizione, quasi sempre irragionevole, di applausi proteste consensi e dissensi (dalla parte che è comandata). È così che gli esseri umani si organizzano in società politica. Dunque, tra i sistemi di governo, la democrazia potrebbe essere ‘il meno peggio’, una roba che si deve comunque accettare ‘turandosi il naso’. Altra citazione, questa volta da Indro Montanelli.

     Ma in futuro ci sarà qualche sistema migliore? Sarà migliore un governo tecnocratico, basato sulla tecnologia diffusa, anzi globalizzata, che decide per algoritmi senza votazioni? Magari saremo governati da computer umanoidi dei quali saremo schiavi, come prevedono gli scrittori di fantascienza? I quali disgraziatamente, quando fanno i profeti di sventure, ci azzeccano.

     La mia previsione è pessimistica perché in questo futuribile scenario l’uomo cercherà di imitare il Dio della creazione (Bibbia, Genesi, 1,27: “E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò”), costruirà computer umanoidi a immagine di se stesso e gli attribuirà inevitabilmente il peggio dei suoi difetti. Se non c’è riuscito Dio a creare un’umanità buona somigliante a lui, che è bontà infinita, si può pensare che l’uomo possa creare umanoidi buoni se li farà somiglianti a se stesso, che è naturalmente egoista e aggressivo?

*     *     *

     Queste ed altre riflessioni mi sono venute in mente dopo le votazioni per l’elezione dei sindaci e soprattutto dopo l’esito del referendum ‘Brexit’.

     Ma il referendum britannico mi fa venire un dubbio. Se un popolo, votando, si divide circa a metà tra il ‘sì’ e il ‘no’, si può sensatamente dire che la decisione sia proprio ‘democratica’? cioè manifesti la volontà del popolo? E no! Quella è la volontà di mezzo popolo. Una differenza del 4% (circa) tra i ‘sì’ e i ‘no’ è aritmeticamente valida. Ma lo è anche politicamente? Forse sì, forse no.

     Ma supponiamo che un referendum si concluda con una maggioranza del 50,01% contro una minoranza del 49,99%. Possiamo ancora dire che il popolo ha espresso una sua chiara volontà? O almeno che la decisione sia il risultato della scelta ponderata e ragionata di una maggioranza? Quello 0,02% di differenza costituisce una maggioranza politicamente significativa?

     Chiarisco meglio con un esempio: supponiamo che gli aventi diritto a votare siano 1000 e che il referendum sia valido se vota il 50%+1 (cioè 501 persone). Se i voti ‘sì’ sono 251 e i ‘no’ sono 250, vincono i ‘sì’. Si può dire che la volontà del popolo è ‘sì’? anche se ha detto ‘sì’ solo un quarto degli aventi diritto a votare? E coloro che si sono astenuti non contano proprio niente?

     Non sarebbe il caso di prevedere sempre, per qualsiasi tipo di referendum, una maggioranza qualificata, molto qualificata, non solo per il numero dei votanti, ma anche per la validità del risultato? Oppure due votazioni a distanza di tempo? (Se i britannici potessero votare di nuovo, vincerebbe la brexit? A sentire le notizie che vengono dall’UK, si direbbe proprio di no.)

     Infine, data la consuetudine di esporre sulle schede i quesiti in modo difficilmente comprensibile, non sarebbe il caso di prevedere che, oltre ‘sì’ e ‘no’ ci sia anche ‘ni’ per significare che il quesito non è chiaro, contiene contraddizioni, o è posto male e non consente una decisione sicura?

*     *     *

     Claudio Santella, ottimo conoscitore del diritto costituzionale (leggendo i suoi scritti si capisce che lui è uno dei pochi che hanno letto la Costituzione), ha pubblicato di recente in questo giornale due articoli che trattano del nostro prossimo referendum di ottobre (ottobre? boh! forse…) e ha manifestato le sue perplessità, ha espresso le sue preoccupazioni e ha dichiarato il suo giudizio negativo sulla opportunità politica e sulla correttezza giuridica delle modifiche proposte, anzi imposte, dal governo Renzi. È stato dunque in grado di farsi già un suo chiaro (anche se sottinteso) orientamento per il voto negativo. Ma parlo di Claudio Santella che di diritto se ne intende e do per certo che abbia letto e studiato, lui sicuramente, tutto il testo della ‘Legge di modifica della costituzione’, approvato dal Senato e dalla Camera ma da sottoporre a referendum.

     Ho provato a leggere quel testo da cima a fondo, ma confesso che non ci sono riuscito. È composto di 41 articoli ed è zeppo, come quasi tutte le leggi italiane, di innumerevoli rinvii ad altre leggi che a loro volta rinviano ad altre leggi, che a loro volta…

     Chi desidera leggerlo lo può trovare su Google a questi indirizzi: www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/04/15/16A03075/sg

documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/AC0500N.Pdf

     Dedicherò qualche pomeriggio estivo, di quelli afosi che costringono a stare in casa rintanati nell’angolo fresco o con il condizionatore acceso, a leggere i 41 articoli, uno ogni tanto, come le medicine che hanno gravi effetti collaterali. In un mese dovrei poter leggere tutto. Se riuscirò a completare questa impresa, e se nel frattempo non sarò stato ricoverato in neurologia per sindrome da depressione psico-politica, chiederò al direttore Galeotti il permesso di riferire le mie impressioni.

     Comunque ne so già qualche cosa per sentito dire dai litigiosi commentatori dei talk show e per aver letto articoli di sussiegosi esperti sui giornali. Ma quel poco che ho saputo è incerto e confuso perché ho l’impressione che neppure quei commentatori abbiano letto e studiato bene il testo. Attualmente il mio parere è ‘NI’ nel significato detto sopra.

     E la massa degli italiani? Ritengo che gli italiani, probabilmente pochi, andranno a votare ed esprimeranno un ‘SÍ’ o un ‘NO’ non sapendo bene che cosa votano.

     Penso che questa volta sulla scheda non ci sarà il testo integrale da votare, altrimenti non sarebbe una scheda ma un fascicolo! E comunque non sarebbe possibile leggerlo in cabina. Sarà dunque un voto tutt’altro che meditato e convinto.

     E il giorno dopo, saputo l’esito del referendum, chi ha vinto proclamerà che il popolo sovrano si è espresso chiaramente, mentre chi ha perso mugugnerà che il popolo è stato ingannato e comincerà subito a raccogliere le firme per un altro referendum che annulli gli effetti di quello appena concluso.

   Permettetemi di concludere pessimisticamente con un’altra citazione (leggermente modificata rispetto all’originale che è di Humphrey Bogart nel film Quarto Potere). È in inglese, ma non la traduco perché è facilmente comprensibile, certo più comprensibile delle nostre leggi scritte nell’italiano oscuro e complicato dei burocrati:

"That's the democracy, baby! The democracy! And there's nothing you can do about it. Nothing!"

Agostino G. Pasquali

 

 

 

 

 

 

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