Viterbo L'OPINIONE Rispetto e condivido la sua visione liberale della democrazia italiana, mai realizzatasi dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi
Giuseppe Bracchi – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Marco Pannella

E' morto Marco Pannella.

Rendo omaggio alla figura dell'uomo, dell'avvocato e del politico. Rendo omaggio, come cittadino di questa repubblica, anche all'autore e al padre di tante battaglie, pure referendarie anche se, a mio avviso, non tutte nobili, come dicono e sostengono ora che è morto, non certo prima, tante vestali del lutto o piagnucolosi cori di tragedie montate ad arte e dietro le quali, magari, celare l'ipocrisia di chi aveva odiato l'uomo, l'avvocato ed il politico, fino ad un'ora prima della sua dipartita.

Rispetto e condivido la sua visione liberale della democrazia italiana, mai realizzatasi dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi. Troppo fragile era il tessuto politico, sociale ed economico della nazione uscita da una terribile guerra. L'Italia aveva bisogno di una governo paternalistico che rassicurasse gli italiani sulle loro incertezze e sulle loro paure. Il risultato fu una Costituzione nata dal compromesso delle forze cattoliche e socialcomuniste, che da un lato esautorava o quantomeno limitava al massimo i poteri dell'esecutivo, dall'altro lato poneva a fondamento della Repubblica, quel lavoro, che lungi dall'essere un diritto innato, come la vita la proprietà o la libertà, col tempo si è dimostrato, oltre che verbosità pomposa ed astrusa, come ebbe a sottolineare uno dei maggiori giuristi del tempo, Carlo Arturo Jemolo, addirittura un'enunciazione programmatica priva di ogni valore e di ogni riscontro con la realtà.

L'Italia già dal 1973, con la prima crisi economica che aveva cominciato a dare una spallata al boom economico degli anno sessanta, avrebbe dovuto cominciare a ripensare e a rivedere la Costituzione, dando più spazio ai cittadini, alla loro libera iniziativa economica, tutelando la proprietà privata e la libertà del cittadino dallo strapotere dello stato. Tutto questo non è avvenuto, nonostante tutti i guasti e tutti i pericoli della partitocrazia che l'on. Pannella aveva denunciato, anche se non era stato il solo. Vorrei ricordare, al riguardo, quanto, molti e molti anni prima, in esilio ed tempi non certo facili, aveva scritto, con vigore e lucidità don Luigi Sturzo a proposito dei pericoli del partitismo e di una burocrazia che tutto divora con la corruzione.

Parole profetiche, di cui oggi possiamo fare esperienza davanti all'immagine di un'economia dirigista, statalista, voluta, per esempio, dagli articoli 3, 4, 42 e 43 della Costituzione, spesso sostenuta e coadiuvata da interventi intempestivi, quanto inopportuni della magistratura come è il caso odierno dell'ILVA di Taranto. Non parliamo poi della pressione fiscale insostenibile ed intollerabile, che da un lato vessa i cittadini rendendoli sudditi, dall'altro lato però è in stretta logica ed assonanza con un architettura costituzionale che fa dello stato il Moloch al quale il cittadino suddito deve – e sottolineo deve - rivolgersi per ottenere sempre più diritti, sempre più protezione ed ipotetica felicità. Così è nata tangentopoli. Così è nata la corruzione, la compravendita dei voti, prima risorsa della partitocrazia. Così sono nate sacche di privilegiati e di privilegi, da sostenere ed alimentare con una tassazione a dismisura. In questo modo e per gli anni a venire, questo stato dis(etico), ma etico a suo modo, continua e continuerà a maltrattare i cittadini.

La Costituzione andrebbe rifatta completamente, a cominciare proprio da quell'obsoleto art.1, ponendo a fondamento della Repubblica la persona umana e la sua inviolabile dignità e sacralità. Una sola volta, invece, il termine sacro appare in questa Costituzione “più bella del mondo” e lo fa a proposito del dovere del cittadino di servire in armi la patria (art 52), in una sorta di visione romantica, deamicisiana e risorgimentale del popolo che è sovrano sulla carta, ma protagonista solo quando deve diventare carne da macello.

Più che la sovranità, è la libertà che deve appartenere al popolo, la libertà di non sentirsi oppresso da un Parlamento, da un Governo e da una Magistratura, i cui poteri non dovrebbero essere suddivisi (pesi e contrappesi: quali, oggi?) ma regolamentati e limitati, onde salvaguardare proprio i cittadini da eventuali abusi.Tutto il contrario della riforma del duo pernicioso Boschi - Renzi, contro i quali, pur non facendo parte di Casa Pound, invito nel Referendum costituzionale di Ottobre a votare “NO!”

Tuttavia all'idea liberale della democrazia, non sempre da parte dell'on. Pannella, è corrisposto, a mio avviso, un'autentica visione della dignità umana che vada oltre l'individualismo becero ed egoista, per abbracciare la persona umana in tutta la sua essenza e dignità, al di fuori di discriminanti elementi accidentali come quello di trovarsi nell'utero materno o come fu battezzato da una pessima Adele Faccio: un grumo di sangue. Mi riferisco alla Legge 194, che lo stesso Pannella col suo referendum radicale avrebbe voluto in senso peggiorativo, ma che la Corte Costituzionale, se la memoria non mi inganna, bocciò, perché massimalista.

Ebbene caro Marco, sapendo che, mentre scrivo, mi stai guardando, ti dirò francamente che dalla Legge 194, ha tratto vantaggio proprio il maschio come me. E' stato il trionfo del maschilismo allo stato puro, più abbietto, più irresponsabile e più sessista che mai! Del resto, io non abortisco, non prendo pillole (neppure quello del giorno dopo o del giorno prima), e non prendo parte ad alcuna decisione.

Il mio compito è solo quello (e poi neppure!) di accompagnare la ragazza o la compagna della vita al consultorio più vicino. E' bello vincere facile. E quelle ragazzette che, dal '68 ad oggi, credevano e credono ancora di gestirsi l'utero per proprio conto, in realtà glielo gestiscono gli altri: il ginecologo, il consultorio, il farmacista, le case farmaceutiche ed....ora anche certi filantropi quando lo affittano per scopi umanitari.

Mi ha colpito la lettera che hai scritto al sig. Bergoglio mentre si trovava a Lesbo. Quanta tristezza, quanto orrore, nel vedere quella carne da macello rifiutata dai ricchi europei. Ma, stranamente, è quanto accade pure nella penombra delle sale operatorie d'Italia e di Europa, dove mamme ricche o meno ricche, più o meno consapevoli, rifiutano, come fosse carne da macello il figlio che portano in grembo.

Ed il fatto che a compiere chirurgicamente l'interruzione “volontaria” della gravidanza (si pensi a quale giro di parole fredde e burocratiche, che in verità nascondono invece un'amara realtà, ovvero: la soppressione arbitraria di una vita umana innocente e già formata nel ventre materno) sia un distinto signore che si fa chiamare ginecologo e che il tutto avvenga in una sala operatoria sterilizzata e non nella stanza di un'orribile mammana, non rende per questo il gesto più nobile rispetto al gesto di colui che invece “rifiuta” (ma su certi dinieghi ci andrei piuttosto cauto) l'extracomunitario.

Io, invece sono convinto che le due logiche, quella del rifiuto del figlio e quella del rifiuto dell'altro, del diverso, dell'extracomunitario vadano molto bene a braccetto. Addio, Marco Pannella: all'uomo, all'avvocato, al politico.

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