Viterbo IL RACCONTO Fabrizio R. non ha dato mai passaggi ad autostoppisti. Per principio, o meglio per prudenza, perché non si sa mai chi si ospita in auto e che intenzioni ha
Un racconto di Agostino G. Pasquali

     A1 -  Autostrada del sole nei pressi di Roma -  Area di servizio Casilina Est.

     Fabrizio R. ha appena pagato il pieno e sta per ripartire. Gli si avvicina un signore che gli chiede:

     “Mi scusi, posso domandà una ‘hosa? Oh ‘he lei arriva a Ffirenze?

‘Un mi s’è guastà la mahina? e ci avrei un pohino d’urgenza d’arrivà a Ffirenze… mi potrebbe gentilmente dà un passagio? Vede colaggiù? ‘Huella gli è la mi mahina, l’è guasta e un sarà pronta prima di domani…”

     Così dicendo indica un’auto che due uomini, in divisa da meccanici, stanno spingendo a mano verso l’officina, con l’evidente proposito di levarla dalla zona delle pompe di carburante.

     Fabrizio R. non ha dato mai passaggi ad autostoppisti. Per principio, o meglio per prudenza, perché non si sa mai chi si ospita in auto e che intenzioni ha. Se ne sentono tante di notizie di brutti incontri!

     Però il richiedente ha l’aria di una persona per bene. È un signore curato nell’aspetto: viso pulito senza  barba (la barba oggi va molto di moda, ma a Fabrizio non piace perché pensa che conferisce sempre, anche se curata,  un aspetto inquietante e aggressivo); capelli tagliati giusti e pettinati un po’ rétro; vestito classico con giacca e pantaloni, camicia con cravatta perfettamente intonata: un completo quasi elegante; porta a mano un borsone grande di pelle autentica.   

     Tutti questi particolari e  il vedere obiettivamente l’auto guasta, rimossa a spinta dai meccanici, convincono Fabrizio che si tratta di una richiesta seria e lo inducono ad acconsentire. Diciamo pure che l’accento toscano di quell’uomo ha influito sulla decisione perché Fabrizio ha un debole per tutto ciò che sa di Toscana. Da giovane ha lavorato per due anni a Siena, ci si è trovato molto bene, e si era pure fidanzato con una ‘cittina’.

È vero che si erano lasciati a causa del suo trasferimento a Roma, ma gli è rimasta una persistente nostalgia per quella terra di colline dolci ed eleganti, per le città d’arte, per la cultura diffusa anche tra la gente comune, per quella parlata gentile piena di consonanti aspirate, e - ultimo motivo nell’elenco ma non nell’importanza - per quel primo amore che non si scorda mai.

     Rapida presentazione:

     “Fabrizio, piacere.”

     “Giovanni. Il piascere è du’ volte mio, poiché lei gli è simpatiho e mi hava da’ guai. Grazie.”

     “Grazie per la compagnia che lei ... ma, diamoci del tu… per la compagnia che mi farai.” Così gli risponde  Fabrizio che intanto pensa: “Strano però questo accento toscano… esagerato...”

     Si parte. Qualche attimo di silenzio durante la manovra per uscire dal piazzale e immettersi nel traffico. Poi terza, quarta, quinta marcia… l’auto prende l’andatura regolare a 130 km/h. Fabrizio è una persona prudente e guida l’auto con pieno rispetto per il codice della strada.

     È venuto il momento di fare due chiacchiere.

     Fabrizio è, per così dire, il padrone di casa e perciò sente il dovere di mettere a suo agio l’ospite. Diventa loquace e parla di sé. Racconta che vive a Roma, dove ha moglie e due figli, Franca e Fabio. Fa notare che tutti in famiglia hanno un nome che comincia per ‘F’, anche la moglie Fausta. Commenta scherzando: 

     “Tutti nomi con iniziale ‘F’ come ‘Felicità e Fortuna’, ma la Fortuna, quella con la F maiuscola non mi è ancora arrivata. Però nel mio piccolo posso dire di essere soddisfatto, qualche volta anche ‘Felice’. Il mio prossimo figlio si potrebbe chiamare proprio ‘Felice’, così rispetterei la tradizione e gli farei un bell’augurio, ma ormai son troppo anziano per questo programma. Due figli bastano e avanzano. Lei… anzi, tu, hai figli?”

     “No.”

     “Io vivo in una casetta più che discreta, però ho il mutuo da finire di pagare, ho una buona moglie all’antica che si dedica alla famiglia per la quale, dopo la nascita di Fabio, il secondo figlio, ha rinunciato al lavoro… Mica come le donne moderne che per la parità dei sessi esigono l’autonomia, vogliono lavorare e preferiscono essere schiave della fabbrica o dell’ufficio invece di servire la famiglia… e poi si lamentano e scioperano… e poi delegano l’educazione e la cura dei figli ai nonni che li viziano, alle colf che li trascurano, alla scuola che se ne frega, alla tivù e al computer che li illudono di vivere in un mondo virtuale. E poi, e poi… ci si meraviglia del bullismo dei ragazzi e della delinquenza dei giovani… Tu, Giovanni, che ne pensi? Sei d’accordo con me?”

     “Mah… non saprei.”

     “Sì, è vero, me lo posso permettere di tenere a casa mia moglie, perché ho un guadagno decente,  lavoro presso il  MIBAC, cioè il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Infatti sto andando a Firenze proprio per incarico dell’ufficio. Sia chiaro, però, che non sono ricco, tutt’altro, anzi devo fare bene i conti per quadrare il bilancio familiare, ma preferisco rinunciare a lussi, crociere, vita di società, pur di avere una casa e una famiglia serena. Vedi? Vesto con jeans e maglione. Tu invece, ti vedo elegante, beato te! Vedi quest’auto? Ha undici anni, è euro3, 150 mila chilometri, ma è decente e mi va bene così… anche se… devo essere sincero?... Un bel SUV nuovo piacerebbe anche a me. A te, che auto ti piace?”

     Giovanni, l’ospite, ascolta con cortese attenzione quel fiume di parole, ma non è altrettanto disponibile alle confidenze. Si era dimostrato loquace nell’approccio e invece ora è silenzioso e risponde a monosillabi o poco più (sì, no, un po’, non saprei) alle domande di Fabrizio, che gliele rivolge comunque senza insistere, senza pretendere una risposta, perché non vuole essere invadente e comunque gli interessa poco quello che l’altro è, fa e pensa. La conoscenza tra loro due è effimera, destinata a svanire appena arrivati a Firenze.

     Però resta un po’ male di fronte a quella freddezza perché si aspettava una certa cordiale partecipazione alla conversazione. Non manifesta la sua delusione, ma riduce le sue chiacchiere temendo di annoiare l’ospite e di commettere qualche gaffe, una di quelle gaffe tanto frequenti e spesso orribili che si commettono quando si parla troppo, senza uno scopo e senza conoscere la personalità dell’interlocutore.    

     La  conversazione si riduce presto a zero e il mutismo diventa imbarazzante, almeno per Fabrizio che, per alleggerire la tensione, accende la radio.

     Dall’altoparlante esce la solita musica tanto di moda oggi, fatta di rumore ritmico e sgradevole, buono solo per stordirsi in discoteca. Di tanto in tanto vi si sovrappone la voce di un commentatore che fa delle osservazioni così stupide da far rimpiangere il rumore. Però arrivano anche i notiziari sul traffico e i GR con le informazioni di politica e di cronaca.

     Hanno percorso un centinaio di chilometri, e stanno per lasciare il Lazio entrando in Umbria, quando un giornale radio dà alcune notizie aggiornate: l’ennesimo sbarco di profughi (con qualche affogato e un bimbo appena partorito); il solito attentato con autobomba a Bagdad (solo poche parole, perché è roba che non fa più notizia qui da noi: là in Iraq forse la gente che si prende le bombe non ci si è ancora abituata, ma noi sicuramente sì, intendo abituati a sentirne parlare); a Roma, dalle parti di palazzo Chigi, c’è caos per una manifestazione di protesta ‘NO TRIV’ (pacifica, ma si temono le ormai consuete violenze dei black bloc); una rapina ad un furgone portavalori a Roma (per fortuna non ci sono vittime e la polizia ha già catturato uno dei rapinatori); la borsa di Milano va giù e lo spread va su (però il ministro Padoan dice di non allarmarsi che la situazione è sotto controllo); un giovane geloso, lasciato dalla fidanzata, l’ha uccisa (è fuggito, è pericoloso ed è ricercato dai carabinieri); e infine le immancabili notizie sulle code per traffico intenso, cantieri e incidenti vari...

     Giovanni ha ascoltato con interesse e attenzione il GR e quando finisce sbotta in un’esclamazione:

     “Porca puttana!”

     Fabrizio si chiede a quale notizia brutta si potrebbe riferire quell’espressione tipica di Roma e dintorni, dove è usata per manifestare la contrarietà. Ma le notizie dei GR, come quasi sempre, sono tutte brutte. Deve solo scegliere quella peggiore o personalmente più fastidiosa per legarci quella volgare esclamazione. Non sa resistere alla tentazione di chiedere:

     “Giovanni, hai sentito qualcosa di spiacevole per te? A me queste notizie non fanno più né caldo né freddo. Tanto sono tutte brutte e ci sono abituato.”

     “No, no, Fabbrì. Gnente, gnente de particolare.”

     Ancora e sempre riservato questo Giovanni. Però Fabrizio nota e rimugina: “Che strano! Ha detto ‘Porca puttana’, che è un’espressione romanesca, e ha parlato con un accento pure romanesco. Ma prima, quando mi si è presentato, non parlava smaccatamente toscano?”

     Ora sulla strada, un po’ più avanti a loro, c’è un’auto della polizia, se ne vede il lampeggiante e il caratteristico colore celeste moscio. La stanno raggiungendo perché quell’auto viaggia piuttosto lenta. Giovanni abbatte completamente lo schienale perché, dice, vorrebbe riposare, ma dopo un paio di minuti si rimette seduto normalmente e si gira a guardare indietro.

     Fabrizio comincia a ragionare mettendo insieme alcune stranezze del comportamento di Giovanni:

1)  l’espressione di dispetto a commento delle notizie date dal GR

2)  l’esclamazione ‘Porca puttana!” è stonata, perché non gli sembra usata dai toscani. Però oggi è tutto un melting pot linguistico: si sente dire tranquillamente ‘Minchia!’ a Torino e ‘Fangulo!’ a Milano

3)  Giovanni si è sdraiato quando loro hanno sorpassato l’auto della Polstrada, come se non volesse essere visto…

     È un puzzle incompleto, ma gli consente di abbozzare l’ipotesi che il suo passeggero sia in qualche modo collegato ad una di quelle notizie. Quali erano le brutte notizie date dal GR? Ricorda vagamente l’attentato a Bagdad, il traffico caotico, e poi…boh… Non gli resta che sentire di nuovo un notiziario.

     Il nuovo GR arriva presto. È uguale al precedente, sembra una copia registrata e forse lo è. Fabrizio esamina attentamente le notizie e le classifica: attentato a Bagdad (non sembra rilevante),  sbarco profughi (non rilevante), corteo e problemi di traffico a Roma (non rilevante), rapina al portavalori (rilevante?), borsa di Milano negativa (poco rilevante), giovane che ha assassinato la fidanzata (rilevante?)

      La deduzione finale di Fabrizio è preoccupante: Giovanni potrebbe essere uno dei rapinatori di Roma? oppure  l’assassino della fidanzata?

     Ma il suo ospite è un uomo di mezz’età, non il giovane descritto dal GR, dunque resta solo un’ipotesi: che la persona cui sta dando il passaggio in auto possa essere uno dei rapinatori. Questa ipotesi spiegherebbe la riservatezza e l’ambiguità (toscano o romano?) di Giovanni. Ma poi, si chiama veramente Giovanni?

 Agostino G. Pasquali

(Segue e finisce domani)

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