Tarquinia CRONACA In questi giorni sta andando in scena il finale di una brutta storia e l’incipit di una nuova storia che non promette per niente bene

 

Si concluderà a giorni la storia iniziata nel 2010, quella del lotto 6A della Tirrenica, che dal 1 aprile sarà ufficialmente una strada a pedaggio relegando la storica Statale n.1 a un lontano ricordo; è iniziata in estate la storia del completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia che, per chi legge i giornali locali, sembrerebbe ancora tutta da scrivere ma che invece potrebbe essere già scritta.

Il tracciato scelto da Anas che interessa la Valle del Mignone (il VERDE) infatti è attualmente sottoposto a procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale, aperta nell’agosto 2015. Le decisioni di VIA si basano soprattutto sui contenuti del S.I.A. (Studio d’Impatto Ambientale) e delle osservazioni pervenute, e purtroppo soltanto due documenti sono stati inviati nei tempi di legge: il nostro, inviato insieme al Forum Ambientalista e Italia Nostra, e quello di WWF, LIPU e altre associazioni ambientaliste.

L’ANAS ha già presentato circa un mese fa integrazioni spontanee al S.I.A. quasi a voler prevenire eventuali contestazioni quindi, qualora il Ministero dell’Ambiente si pronuncerà in modo favorevole, per sperare di salvare la Valle del Mignone, uno dei gioielli del nostro territorio, non rimarrà che la Conferenza dei Servizi, dove il parere del Comune di Tarquinia conterà poco o niente qualora la Regione Lazio decida di sostenere il tracciato scelto da ANAS. Finora la Regione, a parte i pareri riferiti e mai divulgati dal nostro Primo Cittadino, variabili a seconda dell’occasione e dell’interlocutore, non si è ancora espressa ufficialmente.

Se si prende atto del rischio che si sta correndo, rischio che potrebbe anche essere imminente, le dichiarazioni di questi giorni sulla trasversale assumono dei contorni a dir poco allarmanti, a volte al limite del grottesco.

Non vogliamo entrare nel merito dei botta e risposta tra politici, comitati e rappresentanti di categoria, anche perché sembra una gara a chi la spara più grossa, ma vogliamo sollecitare una riflessione più profonda tra tutti coloro che per ragioni più o meno nobili si interessano di quello che accade a Tarquinia, e questo per provare ad evitare che la storia si ripeta e che i danni da presunti diventino permanenti.

Tarquinia in pochi anni è stata interessata da due opere che rientrano nella Legge Obiettivo, due opere di interesse strategico nazionale, decise lontano e a prescindere dal territorio e da chi lo vive e lo vivrà. In questi anni più o meno tutte le grandi opere infrastrutturali sono state investite da scandali che avrebbero dovuto imporre quantomeno una maggior cautela e una revisione dell’effettiva utilità di quelle in programma, ma così non è stato ed ecco che a Tarquinia siamo chiamati di nuovo a fronteggiare un’altra minaccia.

Nel caso della trasversale l’ANAS ha sviluppato un progetto mettendo a confronto sostanzialmente tre ipotesi, la verde la blu e la viola, una peggiore dell’altra.

Riassumendo brevemente: il tracciato VERDE interessa la valle del Mignone con un progetto che prevede la realizzazione di ben 9 viadotti in piena ZPS, su un terreno alluvionale e in una valle meravigliosa tra i pochi paesaggi rimasti ancora incontaminati; il BLU interessa la Valle del Ranchese, anch’essa in ZPS, una valle  incontaminata molto più incisa della vicina Valle del Mignone, con viadotti e piloni in alcuni casi alti oltre i 40 mt su un territorio franoso; in ultimo il tracciato VIOLA che affiancherebbe l’attuale Aurelia Bis e che attraversa l’area UNESCO della Necropoli di Tarquinia e che proprio per questa ragione per quasi la metà del suo percorso è stato progettato in galleria.

Basterebbe questa breve descrizione per capire quanto il nostro territorio è prezioso dal punto di vista paesaggistico e archeologico e quanto sia importante difenderlo da ogni forma di aggressione, anche se di interesse strategico nazionale.

Scegliere tra questi 3 tracciati ricorda quel vecchio gioco in cui devi decidere chi buttare giù dalla torre, non c’è possibilità di salvezza per il territorio per cui si salvi chi può o meglio che ognuno salvi il proprio. Anche se il VIOLA circa dieci anni fa è stato approvato, non esiste evidenza oggettiva di un minor impatto o peggio “impatto zero” come è stato affermato sulle reti nazionali, se non per il fatto che, sviluppandosi per oltre 6 km in galleria, è una tracciato per così dire più nascosto. La sola idea però del cantiere che ne consegue e il fatto di dover scavare sotto la Necropoli dovrebbe consigliare una certa cautela. Chi oggi indica un tracciato lo fa in malafede o per interessi personali e viene da sospettare che se gli interessi fossero sul tracciato VIOLA non sarebbero altrettanto solerti nel sostenerlo a ‘reti unificate’.

Ognuno difende il proprio, ed è proprio questa la ragione per cui il nostro territorio non riesce a difendersi da queste aggressioni, la ragione per cui ha accettato pressoché in silenzio la Tirrenica e solo oggi grida alla vergogna. Solo oggi è chiaro quello che significa non avere più l’Aurelia, ora che nessuno potrà restituircela. Oggi forse dovremmo aver compreso che se chi è chiamato ad amministrarci non ha amato la propria terra al punto da tutelarla ad ogni costo, l’avremmo dovuto fare tutti noi e richiamarlo al ruolo di nostro delegato.

La trasversale oggi è un’occasione anche per i cittadini di riscattarsi dalle passate responsabilità, dalla mancata partecipazione, dalla mancata solidarietà verso chi si è speso per difendere l’interesse comune, e dimostrare di amare tutto il proprio territorio e di essere disposti a difenderlo.

E’ facile cadere nel tranello di indicare una scelta meno dannosa o presunta tale, scegliere quello che sembra il male minore, perché l’alternativa è scegliere la battaglia più dura e paradossalmente impopolare, quella del no a questo progetto, quella della messa in sicurezza di una strada l’Aurelia Bis che, mentre ci si preoccupava per decenni di progettare una superstrada, ha continuato a fare vittime. Noi scegliamo la strada della difesa del bene comune, dell’ambiente, perché crediamo che questa è la scelta da fare, la più giusta e lungimirante, e anche se in questa Italia si sostiene spesso il contrario questa è anche la sola scelta realmente di interesse nazionale strategico e speriamo con questa di raccogliere quante più forze possibili, soprattutto tra i cittadini di Tarquinia.

Se si fa questa scelta si trovano pochi alleati, e di certo non si può ancora credere che un possibile alleato sia il Sindaco della Tirrenica e delle compensazioni economiche per la centrale a carbone, perché in questo caso è legittimo pensare che la storia si ripeterà e di nuovo il territorio pagherà il prezzo più caro.

Il Comitato per il diritto alla mobilità di Tarquinia