Viterbo CRONACA Affogheremo in un bicchiere d'acqua… privata

 

I cittadini laziali (viterbesi compresi) si sono già espressi circa la volontà di una gestione del servizio idrico pubblica e non privata.

Lo hanno fatto sia con il referendum nazionale il 12 e 13 giugno del 2011 sia con una legge di iniziativa popolare regionale (la nr. 5 del 2014) votata all’unanimità da tutto il consiglio regionale, che sembrava finalmente mettere fine alla possibilità della cessione dei servizi di gestione idrica a privati[1].

Malgrado tutto ciò il consiglio dei sindaci soci della società Talete, che gestisce 28 comuni della provincia di Viterbo,  ha dato recentemente mandato al CDA della stessa di cercare un socio privato che possa garantire il futuro della società.

Per evitare tale possibilità il Movimento 5 Stelle aveva partecipato, insieme al comitato “non ce la beviamo”, alla presentazione di un referendum propositivo che consentisse ai viterbesi di ribadire la loro volontà come espressamente consentito dallo Statuto Comunale di Viterbo.

Sembra però che tale referendum non potrà avere luogo poiché l’iter previsto per la sua approvazione si è bloccato a causa della crisi politica che il comune sta affrontando.

La prima commissione, infatti, non ha potuto discutere l’ammissibilità del quesito per il mancato raggiungimento del numero legale sufficiente a discutere i punti previsti determinando l’impossibilità a procedere ai lavori.

Esprimiamo tutta la nostra indignazione circa un episodio che dimostra come le beghe politiche di questa maggioranza siano deleterie per la città e per i cittadini che in questo caso  saranno probabilmente privati di un loro diritto di partecipazione diretta alle scelte della propria amministrazione per mere cause politiche.

Da mesi abbiamo chiesto di discutere ed approvare i regolamenti attuativi delle procedure di partecipazione e  sollecitato la trattazione della pratica. Probabile conseguenza, anche in virtù della decisione dei soci di Talete e del decreto “salva Italia” sarà l’ingresso di ACEA, società che detiene già una alta percentuale di gestione del servizio idrico nella regione Lazio ove ha evidenziato molteplici criticità, tanto che numerosi comuni del basso Lazio stanno cercando di uscirne.

Sembra quindi che il volere dei cittadini non venga assolutamente preso in considerazione da chi amministra la nostra città, compresi gli esponenti del PD, in prima fila a festeggiare in piazza l’esito

referendario qualche anno fa.

Chiediamo a tutti i viterbesi di non demordere e di sostenere chi  sta lottando per ottenere la gestione pubblica dell’acqua.

Uniamo le forze per ottenere un diritto fondamentale, l’acqua come bene comune, cercando di essere presenti sia agli eventi organizzati sia ai consigli in programma per esercitare pressione sui politici che, ricoprendo peculiari cariche istituzionali, possono decidere l'esito di questa battaglia civile

MoVimento 5 Stelle Viterbo



[1]               Per chi volesse approfondire con altri riferimenti normativi ricordiamo che a livello nazionale è stata presentata da Federica Daga (M5S) anche una proposta di legge a marzo del 2014  (C.2212),  in corso di esame in Commissione alla camera, i cui principi sono per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l’adozione di tributi destinati al suo finanziamento.

Esiste anche la PdL (C.2367), presentato a maggio del 2014, sempre da F. Daga, non ancora però assegnata per iniziare l’esame alla Camera, che va a modificare il decreto legislativo 2 febbraio 2001, n.31, recante attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.

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