Viterbo STORIA Durante la ricerca sul web mi sono imbattuto in un sito americano che raccoglie e cataloga materiale propagandistico bellico
Maurizio Pinna

E' con immenso piacere che accetto la richiesta di Mauro Galeotti, pubblicando per il suo giornale La Città, delle notizie riassunte dal mio libro “Viterbo dal fascismo alla guerra con uno sguardo ai nostri giorni”.

In questo mese ricorre il tragico anniversario dei bombardamenti angloamericani che il 17 gennaio del 1944 colpirono la stazione di Porta Fiorentina, della Roma Nord e la chiesa di san Francesco, provocando oltre duecento morti e qualche centinaio di feriti.

I bombardamenti su Viterbo, tuttavia, iniziarono il 29 luglio 1943 sul sedime del Regio aeroporto militare di Viterbo, inaugurato dal regime nel 1937.

In questo mio primo ritorno su La Città (www.lacitta.eu) dell'amico Mauro Galeotti, non mi soffermerò sui danni provocati dai bombardamenti, bensì sul metodo e sulla propaganda Alleata.

I bombardamenti noti, i più dannosi, riferiti dai più autorevoli storici viterbesi, si attestano su una decina di eventi. Il Giornale del Mattino del 7 dicembre 1945 scrive che durante la guerra, a Viterbo, l'allarme aereo è suonato 785 volte.

Dalle mie ricerche effettuate nella cronologia ufficiale delle attività aeree durante la guerra, messe a segno dalla U.S.Army Airforce, (esclusa, quindi, l'attività della Royal Air Force inglese), ho potuto ricostruire circa cinquanta di queste missioni.

C'è da dire che il sorvolo della città non prevedeva soltanto i bombardamenti - fase conclusiva di un più complesso piano militare strategico, tattico e psicologico - bensì comprendeva ricognizioni preventive o sorvoli per i rilevamenti fotografici necessari per preparare gli attacchi, i pattugliamenti, con o senza l'uso di mitragliatrici, i bombardamenti e, ancora, le ricognizioni finali intese a verificare l'esito delle incursioni distruttrici effettuate.

Inoltre, non sempre gli aerei degli Alleati, avvistati dai posti di osservazione, diretti sulla verticale della nostra città, avevano sempre Viterbo come obiettivo. Spesso le loro missioni riguardavano altre città e su Viterbo effettuavano solo il passaggio facendo scattare l'allarme.
 
Durante la ricerca sul web mi sono imbattuto in un sito americano che raccoglie e cataloga materiale propagandistico bellico di qualunque nazionalità, utilizzato per alimentare la componente psicologica durante il conflitto. Nel fornito catalogo scopro che il volantino Foglio volante n.4, lanciato dalle forze aeree delle Nazioni Unite sulla popolazione italiana durante il Secondo conflitto, è tra i documenti che possiedo nella mia collezione.

Lo analizzo attentamente con la lente, tanto da chiedermi se gli angloamericani volessero veramente che gli italiani leggessero il contenuto oppure, nella paura di un imminente bombardamento, si limitassero a guardare le immagini, leggendo le sole scritte a caratteri cubitali.

Non entro nei particolari ampiamente trattati nel libro, ma suggerisco alcuni spunti di riflessione.
Si legge in basso, stampato con colore rosso, “La strategia delle Nazioni Unite è avversa ai bombardamenti dei civili”, mentre a pagina 2, con caratteri in grassetto: “Il bombardamento delle popolazioni civili è una teoria ufficiale fascista”, indicando la Regia Scuola Aeronautica di Caserta come luogo d'insegnamento.

Gli Alleati, citando le nozioni insegnate alla Regia Aeronautica di Caserta, fanno riferimento all'azione di logoramento, così riportata nel Foglio Volante n. 4: “L'azione di logoramento. E' l'azione che ha per scopo non la materiale distruzione di obiettivi, ma offese la cui portata è rivolta a perturbare la tranquillità, l'ordine, la disciplina, di importanti centri demografici, politici, militari, industriali, commerciali e di determinarne disordini, panico, sfiducia in modo da determinare reazioni che, direttamente od indirettamente, possono avere influenza sulla resistenza di una nazione in guerra”.

Oltre Viterbo, distrutta all'interno delle sue mura in quanto obiettivo dei bombardamenti alleati, quante altre città sono state rase al suolo dai B17 inglesi e B24 americani, solo per  citare gli aerei più noti? C'era forse motivo, per esempio, mettere a segno un'incursione aerea su Grosseto nel lunedì di Pasqua del '43, uccidendo anche bambini intenti a divertirsi sulla giostra detta “calcio in culo”, per un totale di 143 morti di cui 25 bambini e 46 donne oltre centinaia di feriti?

Ma torniamo al Foglio Volante n.4.

E' scritto: “State lontani dagli stabilimenti di produzione di materiale bellico, dalle centrali termiche idroelettriche, dalle dighe, dalle miniere, ecc., dai centri ferroviari, dalla rete stradale e ferroviaria, con relative opere, dai porti, dai depositi di combustibili, di viveri, di materiale per trasporti marittimi e terrestri, dalle concentrazioni di truppa e di tutto quello che serve alle Forze Armate”.

Cosa di tutto questo era all'interno delle mura civiche di Viterbo?

Eppure l'ingegnere capo V.Franceschi, con il resoconto finale redatto nell'anno 1960 per istruire la pratica per il riconoscimento di “Città mutilata”, dichiarò: “Si certifica che la città di Viterbo ha subito le seguenti percentuali di distruzioni e danneggiamenti alle case di abitazione, chiese, scuole, uffici pubblici, in seguito agli eventi bellici del 1943-1944”. Questi i numeri: case di abitazione 60%; edifici di culto 100%; edifici scolastici 100%; edifici pubblici 100%.

Il sindaco Domenico Smargiassi, poi, completò il rapporto indicando in 1096 le vittime dei bombardamenti aerei precisando che “Al numero di tali morti devesi aggiungere che da recenti scavi eseguiti nelle zone di Viterbo colpite dai bombardamenti aerei sono state rinvenute altre salme di sconosciuti; è quindi da presumere con fondatezza l'esistenza di un altro numero imprecisato di cadaveri insepolti”.

Non si deve dimenticare, infatti, la gente sfollata che fuggiva dalla città bombardata e che cercava la salvezza nelle grotte e nelle campagne circostanti.

A tal proposito chiudo questo sunto con una citazione di Giampaolo Pansa pubblicata in “I Vinti non dimenticano”, Rizzoli 2010, in merito a 864mila volantini gettati su Roma dagli aerei americani, tra le due e le tre del 19 luglio, in piena notte, per avvisare i romani che nel corso della giornata la capitale sarebbe stata bombardata: “Nei manifestini si spiegava che gli obiettivi dell'incursione erano soltanto militari. E che i piloti avevano ricevuto un accurato addestramento per colpire con precisione. Poi aggiungeva 'Comunque è impossibile evitare che siano inferti danni agli edifici civili (…)': “.

Il commento di Pansa: “Mi domando che senso avesse quell'avvertimento. Volantini lanciati di notte, quando tutti se ne stavano tappati in casa. Mi sembra una forma estrema di ipocrisia. Ho deciso di accopparti, però ti uso la cortesia di avvisarti che tra poco morirai”.

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