Viterbo IL RACCONTO No, grazie, niente tablet per me!
Agostino G. Pasquali


        Caro direttore e cari lettori,

avevo intenzione di scrivere un racconto di Natale ispirato ai buoni sentimenti che la ricorrenza della nascita di Gesù fa germogliare nei nostri animi, ma ho rinunciato perché mi sono accorto che di bontà ce n’è già troppa, quanto meno a parole, dette e scritte.

     Quindi offrirvi un racconto buonista e sentimentale sarebbe come zuccherare il miele. Ma il Natale merita comunque qualche osservazione e riflessione. Vi invito a  condividere il mio

 

Natale al tempo dei ‘Call Center’

     Sarà una conseguenza del sistema Renzi? Cioè della tendenza a fare annunci pieni di ottimismo e promesse generiche di benefici, riduzioni fiscali, miglioramento della situazione? Oppure sarà proprio una conseguenza dell’avvicinarsi del Natale, che rende buoni e altruisti?

    Mi sembra che in questi giorni tanta gente sia talmente generosa da regalare ogni sorta di prodotti:

- compri una lavatrice e ti regalano un televisore (così, mentre fai un lavaggio ti puoi vedere la pubblicità del detersivo e dell’anticalcare),

- sottoscrivi un abbonamento telefonico e ti regalano uno smartphone,

- compri una macchina per il caffè e ti regalano cento capsule, oppure paghi le capsule, ma la macchina è in regalo,

-  qualsiasi cosa compri, ti offrono sconti fino al 70%, che sarebbe come se, dovendo pagare 70 euro con un biglietto da 100 e avere 30 di resto, pago invece con il resto (30 euro) e mi tengo i 100.

     Sospetto però che siano offerte ingannevoli. E poi è roba che non mi serve perché ce l’ho già oppure è superflua e crea problemi, come ad esempio un tablet che, a sentire gli esperti, è un regalo molto di moda, ma è un duplicato (con molte limitazioni) del computer e di altri prodotti informatici.

      No, grazie, niente tablet per me!

      Ma un bel panettone, no? Un bel panettone subito, non me lo regala nessuno?… Ah! devo aspettare dopo il 10 gennaio, quando c’è l’offerta speciale ‘Paghi 1 prendi 2, perché uno è in regalo’.  Ma il 10 gennaio il panettone non mi va più, è come se, per ferragosto, mi regalano dei guanti imbottiti di pelliccia.

     La mia cassetta delle lettere, quella vera che sta nel muro di casa, si riempie di cataloghi e volantini con sconti e offerte speciali; l’altra cassetta, quella virtuale, cioè la casella di posta elettronica, si affolla di mail di aziende che lanciano mirabili proposte.

     Non sono nato ieri, e neppure l’altro ieri. Di ieri ne ho vissuti migliaia, anzi decine di migliaia…

     Cari lettori, per favore, non siate curiosi di sapere quanti esattamente. Vi assicuro che si tratta di un numero abbastanza alto per cui non credo al Babbo Natale classico con la barba bianca e il vestito rosso, né credo a questi moderni Babbi Natale commerciali che mi fanno offerte di tutti i generi.

     Ci sono poi Babbi Natale telefonici, invisibili ma petulanti, che  mi chiamano per offrire regali oppure per indurmi a cambiare il gestore telefonico o il fornitore di energia. A questi dico sempre un deciso “No, non mi interessa”, ma di solito aggiungo una frase cortese e ringrazio, perché so che dall’altra parte, a fare Babbo Natale, c’è un giovane sfruttato, lavoratore precario se va bene, e penso che potrebbe essere mio figlio, e allora quasi mi commuovo e mi dispiace rifiutare la proposta.

      Sovente, però, colui o colei che mi chiama è insistente e fastidioso, si dimostra chiaramente irritato per la mia resistenza che giudica irragionevole, e quasi mi dà dello stupido perché non apprezzo la fortuna che mi sta offrendo. A questi ‘rompi’ do talvolta una risposta su misura, cioè altrettanto scortese, ma qualche volta un po’ mi ci diverto. Per esempio mi sono divertito con:

 

1)    L’offerta fa-vo-lo-sa

     Un po’ di tempo fa una voce maschile, seria e professionale come quella di un notaio, mi ha notificato (ha detto testualmente: ‘le notifico’) che avevo vinto un fa-vo-lo-so viaggio gratis in pullman GT superlusso e iperdotato (extralarge, TV, aircond, minibar e pure WC) verso una  fa-vo-lo-sa città d’arte: Firenze o Venezia, a mia scelta. E mi ha fatto un discorso senza pause, lungo non so quanti minuti, proprio come fanno i notai quando leggono un atto da far sottoscrivere e non fanno capire niente. Sono riuscito comunque a intuire che durante il viaggio mi sarebbe stato proposto un acquisto ‘fa-vo-lo-so’. Quando cercavo di interromperlo, quella specie di notaio mi diceva di aspettare che doveva finire di spiegarmi tutto. Finalmente esaurito l’argomento, oppure essendo restato senza fiato, ha tirato un sospiro e chiesto:

     “Accetta, vero?”

      “Accetto un ‘cavolo’! E le dico ‘un cavolo’ per dirla in modo vegetariano, anzi vegano. Vuole che glielo dica in modo carnale? Ma lei quanto chiacchiera! Ha tempo da perdere?”

     “Certo che no, che non ho tempo da perdere, ma sto facendo il mio lavoro e posso parlare con lei tanto quanto è necessario.”

     “Ah bene! Perché io di tempo da perdere ce n’ho tantissimo e posso stare ad ascoltarla fino a stasera. Mi preoccupavo per lei, perché la sua offerta fa-vo-lo-sa è molto divertente, ma se è fa-vo-lo-sa vuol dire che è incredibile, appunto una fa-vo-la, e io alle favole non ci credo e, per concludere,  mi dispiacerebbe farle perdere tempo. Dunque: che fa? Continua?”

     Un attimo di silenzio, poi un gelido “Buongiorno.” E il click del telefono riattaccato.

 

2)    Una gradevole voce esotica

     Ieri mattina una gentile voce femminile mi ha proposto di cambiare gestore telefonico offrendomi per questo una riduzione del 25% sulla bolletta. Ha precisato: 25 (per cento) come Natale, perché l’offerta è proprio natalizia e vale solo fino al 25 dicembre.

     Ho ascoltato per un po’ e mi sono preparato a dire il solito ‘No, grazie!’ fermo e deciso. Però si trattava di una voce gradevole, italiano perfetto con un piacevole accento esotico (chissà da dove chiamava, sicuramente dall’estero, visto lo strano numero che compariva sul display), e allora ho pensato che dovevo essere cortese e ho detto:

     “Guardi! Io per principio non accetto proposte telefoniche e ai regali non ci credo. È vero che è vicino il Natale, ma lei non può essere Babbo Natale perché parla con una deliziosa voce femminile, e non può essere neppure la Befana, che notoriamente è brutta, mentre io immagino che lei sia una bellissima signorina…”

     È scoppiata a ridere, mi ha ringraziato per i complimenti e ha chiuso dicendo:

     “Almeno lei non mi ha detto ‘fancolo’ o qualcosa di simile. Me lo dicono tanti e penso che sia un insulto. Ma che significa ‘fancolo’? Il mio dizionario italiano non riporta questa parola.”

 

3)    La provocante

     Sempre ieri, verso le ore 13 e 30, stavo per godermi il mio caffè  di fine pasto quando ha cominciato a squillare il telefono e mi sono bloccato con la tazzina in mano. Non avrei voluto rispondere, ma chi ha tanta forza di volontà da ignorare il telefono che chiama? E se fosse la notizia di un brutto guaio o la notifica di una fortuna? È più probabile il guaio, e saperlo è male, ma restare nell’incertezza è peggio. Dunque ho dovuto rispondere.

     Invece non era né un guaio né una fortuna. Era uno dei soliti call-center che mi preannunciava la visita di una incaricata del mio gestore luce-gas che desiderava  propormi un aggiornamento del contratto per garantirmi un risparmio sulla bolletta. Ho chiesto molto seccamente:

     “Perché tanta generosità?”

     “Perché lei è un vecchio fedele cliente e l’azienda vuole riconoscerle un bonus, cioè una riduzione dei costi. Come regalo di Natale…”

      “Grazie! Ma perché l’azienda non mi fa la riduzione direttamente, semplicemente, senza disturbarsi a mandare un’incaricata e senza disturbare me? Basta che sulla prossima bolletta ci sia scritto: ‘Caro cliente, da questo mese lei ha una riduzione per fedeltà.’  Ovviamente mi sta bene. Non le pare la cosa più semplice?”

     “Sì, lei ha pienamente ragione. Potrebbe essere, ma ciò è contrario alla deontologia commerciale dell’azienda, che vuole essere chiara e spiegare le sue politiche commerciali.”

     Penso che questi addetti ai Call Center stiano diventando ogni giorno più preparati e abili. Di fronte ad una ragione deontologica non sapevo che cosa obiettare. Avrei dovuto elaborare rapidamente una contromossa altrettanto capziosa o rassegnarmi a ricevere l’incaricata. Non avevo tempo di ragionarci su e cominciavo ad essere pure stufo delle chiacchiere, e intanto il caffè si raffreddava, per cui ho detto:

     “Senta! Non voglio essere disturbato da nessun incaricato…”

     “Ma signore, verrà da lei una bella, affascinante signorina. È un tipo alla Monica Bellucci. Le piace il tipo? Naturalmente senza impegno, se non vuole accettare la proposta la signorina le farà comunque gli auguri a nome della società. Rifiuta proprio di riceverla?”

     “Ah sì? È bella? e magari viene col berrettone rosso e la minigonna pure rossa orlata di pelliccia,come certe versioni femminili di Babbo Natale?”

      “Beh, non esageriamo. La minigonna? forse sì, ma sobria…”

      “ E sarà pure disponibile per… capisce quel che sottintendo?”

      “Perché no? Dipende dal suo modo di accogliere la nostra incaricata, dalla sua gentilezza e… dalla sua generosità e disponibilità…”

      “Sua? Di chi?”

      “Di tutti e due, naturalmente.”

     Come si fa a dire di no ad una tale proposta? Ad un così promettente regalo di Natale? Ho accettato, quanto meno per la curiosità di vedere questa sosia di Monica Bellucci.

 

4)    La signorina affascinante

     Questa mattina qualcuno ha suonato all’ingresso.

     Ho guardato al videocitofono e ho visto una mano che mostrava un tesserino di riconoscimento rilasciato dalla mia azienda fornitrice di luce-gas. “Urca! – ho pensato – è Monica Bellucci!”, ma, dato che non si vedeva bene la foto, ho chiesto prudentemente:

     “Chi è? È la signorina che ha l’appuntamento  per il contratto luce-gas?”

     “Sì… cioè non proprio... Mi apre per favore?”

     La mano si è spostata ed è apparso sullo schermo un viso sorridente.

     Non somigliava affatto a Monica Bellucci. Non perdo tempo a descriverlo, faccio prima a dirvi che era un uomo molto somigliante all’attore Francesco Pannofino. Lo avete presente?

     Secondo lei, direttore, e secondo voi, lettori, mi posso fidare delle promesse natalizie?

Agostino G. Pasquali

 

P.S:  Dedico a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui senza mandarmi ‘fancolo’ (come ha detto la gentile signorina del call center straniero)

CORDIALISSIMI  AUGURI