Oriolo Romano CINEMA
Claudia Proietti Ragonesi

 

Dopo la miniserie Catch 22 che ha visto George Clooney ospite a Viterbo i primi di agosto, il grande cinema sceglie di nuovo la Tuscia e le sue meraviglie.

Questa volta è il famosissimo regista bolognese Pupi Avati che ha fatto di Oriolo Romano il set per il suo ultimo lavoro, ''Il signor Diavolo'', in uscita il prossimo autunno.

La splendida chiesa tardo seicentesca del convento di Sant’Antonio da Padova, voluta da Gaspare Altieri (Il principe di Oriolo e già noto come Gaspare Paluzzi Albertoni) in occasione del Giubileo indetto da Clemente X, ha fatto da cornice alle prime scene del film che, per Avati, rappresenta un ritorno demoni del passato, al romanzo gotico e a quel 'La casa delle finestre che ridono' (1976) che è rimasto dentro il suo cuore.

Un set di tutto rispetto per un film che promette di rispolverare la tradizione degli anni ’60, con cui Avati iniziò la sua carriera. ''Si torna al passato, avevo voglia di tornare alla nostalgia del cinema con cui ho cominciato a misurarmi da bambino. Voglia di tornare alle cose che mi spaventavano, quando credevo ci fosse il male assoluto, in quell'atmosfera pre-conciliare dell'Italia anni Cinquanta dove i bambini erano immersi tra paura e sacralità".

Ed è in questo clima che viene ambientato ''Il signor Diavolo''. Provincia veneta, anni ’50. E l’inizio di un’indagine da parte di un commissario di quartiere, spedito da Roma a Venezia per un processo delicatissimo: un ragazzino di 14 anni ha ucciso a colpi di fionda un suo coetaneo. E la Curia romana vuole vederci chiaro, dal momento nel drammatico caso è implicato un convento di suore e si mormora di visioni demoniache.

All'origine di tutto c'è la morte, due anni prima, di Paolino Osti. Malattia, hanno detto i medici, ma secondo Carlo, il suo migliore amico Paolino è morto per una maledizione: Emilio lo ha fatto inciampare mentre, in chiesa, portava l'ostia consacrata per la comunione. Un sacrilegio che gli sarebbe costato la vita. Da quel giorno, vendicarlo diventa per Carlo il suo unico obiettivo, poi raggiunto. Una storia intensamente nera, il ritratto di una provincia non addomesticata, mai del tutto compresa, di un Nord intriso di religione e di superstizione e in cui i confini tra vita e mistero si confondono. Un mondo dove tutto sembra possibile. Anche il Diavolo.

Pupi Avati con il suo cast, composto da Gianni Cavina, Alessandro Haber, Lino Capolicchio e Massimo Bonetti, rimarranno ad Oriolo Romano fino a questa settimana per poi trasferirsi in Veneto dove proseguiranno le riprese.

Non è una novità per Oriolo Romano essere scelta come set cinematografico per film di prim’ordine. A partire dal 1950 con ‘Francesco, giullare di Dio’ di Rossellini fino al 2011 con ‘Il mandolino del capitano Corelli’, regia di John Madden, sono state 36 le pellicole qui girate.

Come afferma Emanuele Rallo, sindaco della città: “''Sicuramente la scelta di un grande artista quale Pupi Avati rappresenta un tassello in più per la nostra cultura, per la nostra società e soprattutto per il turismo. Insieme a Canale Monterano – prosegue - vantiamo una lunga tradizione ‘cineturistica’ che ci riempie di orgoglio. Nel 2018, quest’anno che ormai sta arrivando agli sgoccioli, cade il trentennale delle riprese a Oriolo Romano di ‘Nuovo Cinema Paradiso', diretto da Tornatore''.

 

 

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