Viterbo CINEMA Ancora oggi tra il Kossovo e l'Albania ci sono un centinaio di donne che hanno giurato castità
di Emanuela Dei

È uscito nel mese di marzo il lungometraggio “Vergine Giurata” della regista Laura Bispuri, il film è stato presentano al 65° Festival di Berlino ed è stato l'unico film italiano in concorso.

La sceneggiatura di questo film è stata tratta dal romanzo, omonimo, di Elvira Dones.

La storia è di Hana, una giovane ragazza che è costretta a ritornare nel piccolo paese nel nord dell'Albania perché suo zio, la persona che si è presa cura di lei dopo la morte dei genitori, è malato.

Hana abbandona gli studi universitari a Tirana per amore e devozione verso l'uomo che l'ha cresciuta.

Questo gesto però si rivelerà un orribile olocausto perché Hana non accetterà il matrimonio combinato, il capo famiglia decide a chi dare la ragazza in sposa, perché significherebbe rinunciare alla propria indipendenza. L'unica alternativa lecita è diventare una vergine giurata.

Nel Kanun, codice consuetudinario redatto nella metà del 1400, si narra di come una donna possa diventare uomo. Con un giuramento, fatto davanti a dodici uomini, la ragazza può rinunciare alla sua femminilità e in cambio acquisire tutti i diritti di un uomo. Lo zio è fiero di questa decisione perché, così, avrà il figlio maschio che ha sempre voluto.

La ragazza passa più di dieci anni sulle aspre montagne albanesi lontano dalla civiltà e dai suoi sogni. Sarà sua cugina Lila, emigrata negli Stati Uniti, a convincerla di spezzare il giuramento e a fuggire dall'Albania per la riappropriarsi della sua vera vita.

La sceneggiatura del film cambia alcuni personaggi che ruotano intorno ad Hana, ma l'essenza della storia rimane la stessa. Bispuri preferisce però seguire Hana-Mark dal momento della fuga dalla terra natale. Solo attraverso dei flash back sappiamo della giovane “burneshad” che ha deciso di trasformarsi in un uomo piuttosto che sottostare ad uno di esso.

Ancora oggi tra il Kossovo e l'Albania ci sono un centinaio di donne che hanno giurato castità. In cambio possono imbracciare un fucile, andare a cavallo, fumare, bere, mangiare nella stessa stanza degli uomini, partecipare alla vendetta tra clan e vendere o acquistare le proprietà. Ricordiamo che nella legge del Kanun la donna è descritta come “un otre che sopporta pesi e fatiche”.

La sua proprietà passa dal padre al marito senza che lei possa esprimere la propria opinione. Il suo compito è di rispettare, servire e non contraddire mai il capo famiglia. Ci sono due possibilità per scappare da questa vita: la morte o diventare una burneshad. Da quel momento per gli uomini del villaggio si è a tutti gli effetti uno di loro.

Nel film il ruolo di Hana-Mark è interpretato da Alba Rohwacher, l'interprete di “Giorni e Nuvole” e “Io sono l'amore”. Rohwacher regge il film sulle sue spalle come Hana sopporta il suo giuramento di castità. Seguiamo Hana nella sua fuga e ci piacerebbe vivere con lei la sua rinascita, ma i continui richiami al passato continuano a darci una visione statica di quello che l'aveva imprigionata.

Ci piacerebbe seguirla nella sua nuova vita e assistere con lei ad ogni scoperta. Arrivando alla fine della programmazione che siamo ancora pieni di aspettative e curiosità, immaginiamo ancora situazioni e accadimenti che avremmo voluto vedere sulla pellicola.

Emanuela Dei

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