Viterbo CRONACA I Sacramenti sono di Cristo e della chiesa: ma sono di Cristo, principalmente ed essenzialmente!
di Giuseppe Bracchi

Papa Francesco

 

E’ sorprendente come una semplice frase, una semplice espressione tolta dal contesto in cui è stata pronunciata, possa diventare oggetto di feticismo da parte dei suoi ammiratori, così da diventare quasi un nuovo dogma di fede, un archetipo, un dato normativo ai quali conformare valutazioni e comportamenti.

E’ accaduto così anche per la nota frase di Papa Francesco: chi sono io per giudicare? Fatta oggetto di religiosa adorazione, quasi una reliquia da parte delle varie associazioni lesbo e gay, essa è diventata il martello per schiacciare la coscienza vigile di coloro che non intendono piegarsi alla nuova ideologia del gender ed contro ogni conformismo intendono battersi per il valore della famiglia tradizionale e del suo ruolo insostituibile all’interno della società.

Ora, pare che nuove mode si stiano impossessando anche dei più o meno affaccendati presbiteri di una Chiesa veneta, che in preda i furori della neolingua hanno pensato “bene” di cambiare perfino forme e finalità del Sacramento della Confessione riscrivendo e rileggendo le basi della Teologia sacramentaria. Come potrebbe pensare altrimenti, infatti, lo sprovveduto e semplice fedele, che entrato in Chiesa per avvicinarsi a Dio e pulire la propria anima dai peccati si trovasse di fronte un simile cartello: “Punto di dialogo! Qui non si fanno confessioni, si ascolta solo”?

Ecco qua, preparato su un bel piatto d’argento, un altro malinteso. I nostri amici presbiteri dimenticano forse, colti da un irrefrenabile entusiasmo, che i Sacramenti sono di Cristo e della chiesa: ma sono di Cristo, principalmente ed essenzialmente! La chiesa è chiamata ad amministrare il depositum fidei così come vuole la Sacra Scrittura e la Tradizione, così come è chiamata ad amministrare i Sacramenti allo stesso modo in cui li ha fondati e voluti il suo Istitutore.

Allora perché chiamare la Confessione, punto di dialogo e di ascolto? Credo che un nuovo vento (ma forse sarebbe meglio chiamarlo tornado?) si stia impossessando di certi uomini di chiesa allo stesso modo di come certe teorie malintenzionate si fecero strada (nel silenzio più assordante di quei Vescovi che avrebbero dovuto vigilare) all’indomani del Concilio Vaticano II e che fecero preoccupare a tal punto il compianto Paolo VI, da fargli pronunciare la storica frase sul fumo di Satana in procinto di entrare nel Tempio di Dio.

La Confessione è tutt’altro che un dialogo! E’ la contrizione con la quale il fedele accusa i suoi peccati davanti al ministro di Dio, che a sua volta è alter Christus, è il tramite fra il peccatore e Cristo stesso, che nel concedere l’assoluzione (che peraltro non è una concessione scontata o obbligatoria) invita il peccatore stesso a rialzarsi e a non peccare più, o quantomeno ad evitare le occasioni prossime del peccato.

La Confessione quindi è un Sacramento che esige. un cammino di conversione da parte del peccatore e non una semplice chiacchierata tra amici, magari condita con thè e pasticcini. In una società scristianizzata e secolarizzata come è quella italiana, dove perfino il senso stesso del peccato sembra essersi smarrito nei meandri di una coscienza sempre più ottusa e chiusa ai richiami del Magistero, della fede e della morale, è proprio dettata da sana opportunità questa iniziativa degli amici presbiteri di una chiesa veneta?

O piuttosto non contribuisce ad alimentare confusione e smarrimento tra i fedeli, in special modo i più semplici?

Giuseppe Bracchi