Viterbo SPORT ecco la vera finale di questi Mondiali 2014
di Giuseppe Bracchi

 

Germania versus Argentina: ecco la vera finale di questi Mondiali 2014, servita sul piatto d’argento di un’estate sempre meno italiana e non solo calcisticamente parlando. Ma quanti ricordi anche in questa sfida!

Messico, edizione 1986. Gli azzurri guidati ancora una volta da nonno Enzo Bearzot, arrivano nella terra dei sombrero col titolo di Campioni del Mondo conquistato quattro anni prima in Spagna nella emozionante finale di Madrid (3-1 il risultato finale con un Pablito Rossi scatenato e capocannoniere del torneo) contro la Germania Ovest, alla presenza del Presidente della Repubblica, il partigiano Sandro Pertini.

 

Ora molti di quei ragazzi che ci avevano condotto al trionfo mondiale sono un  po’ invecchiati, ma a loro si sono aggiunti alcune giovani speranze.

Non sarà, tuttavia, un buon mondiale questo degli azzurri. Testa si serie in un girone che la vedrà impegnata con Argentina Bulgaria e Corea del Sud, l’Italia passerà il primo turno, fra luci ed ombre, per essere poi eliminata agli ottavi di finale dalla Francia di monsieur Platini, autore del primo dei due goal che ci spedirà sulla via di casa. Un ciclo si chiude per aprirsi uno nuovo di li a quattro anni, anche se non sarà un’avvicendarsi fortunato fra generazioni calcistiche, come avremo modo di ricordare più avanti.

Torniamo al 1986. Gli azzurri tornano a casa battuti dalla Francia, con sulla testa pure il peso di un… giallo, quello di Italia-Argentina. All’indomani del pareggio (1-1) fra le due nazionali, durante la fase eliminatoria a gironi, in patria ed all’estero, cominciano a serpeggiare voci su di un possibile accordo fra italiani ed argentini per un pareggio tattico, che avrebbe garantito ad entrambe le squadre il passaggio alla fase successiva del mondiale. Toccherà al Corriere dello Sport – Stadio raccogliere lo sfogo dei bulgari: “Un pareggio premeditato, una vera pena. Ancora una volta ha perso il calcio: 90 minuti di noia”.

Non c’è tempo per recriminare. Il Mondiale va avanti, con l’Argentina del ct. Bilardo che dopo aver eliminato agli ottavi l’Uruguay, si presenterà alla sfida contro l’Inghilterra di Lineker col ricordo quattro anni prima dell’”incidente diplomatico delle isole Malvinas, meglio note come Falkland, arcipelago al largo dell’Argentina conteso con l’Inghilterra della Tatcher”. Sport e politica, diplomazia e contesa: scrive Franco Colombo su Tuttosport: “Le Malvinas sono lontane, tanti chilometri e quattro anni, pensiamo allo sport. Anche il calcio ha tanti problemi, che non è il caso che ne vada a cercare anche altrove”. Insomma, i temuti incidenti fra tifoserie lasciarono il posto ad una partita emozionante e perfino… malandrina al ricordo della famosa “mano” di Diego Armando Maradona, con la quale, il pibe de oro castigò l’Inghilterra e con lei un… prandelliano codice etico.

Sull’altra sponda intanto, dopo un inizio incerto, la Germania Ovest del Kaiser Beckembauer e “ancora alla ricerca – come scrive il Corriere dello Sport – Stadio – d’una precisa identità tecnica e strategica”, il 21 giugno si appresta ad affrontare la nazionale organizzatrice dei mondiali, vale a dire il Messico di Barbosa, Espana e Quiarte. Saranno 120 minuti emozionanti ed estenuanti,  al termine dei quali, solo i calci di rigore incoroneranno la Germania come semifinalista contro il Belgio e successivamente finalista contro l’Argentina. Il 29 giungo 1986 a Città del Messico, la finale tra i due giganti del calcio, Argentina versus Germania Ovest, regalerà all’Argentina il secondo alloro Mondiale, un alloro che, come dichiarò Maradona al Guerin Sportivo, non avrebbe mai dimenticato.

Quattro anni dopo Città del Messico, dopo ben 56 anni dal 1934, la Coppa del Mondo torna a disputarsi in Italia: “Gli anni 80 ci hanno appena lasciato con un carico di pensieri positivi. Il decennio si è concluso con uno degli eventi più straordinari degli ultimi tempi, la caduta del Muro di Berlino. I Mondiali di calcio contribuiscono ancora una volta a celebrare un rinnovato senso di unità e concordia.”

Sulla panchina dell’Italia, intanto, dopo la delusione del 1986, arriva Azeglio Vicini, il vice di  Enzo Bearzot, che dal 1968 era passato prima per la direzione tecnica dell’Under 23 e successivamente a quella dell’Under 21. Per ospitare la manifestazione, il Comitato organizzatore presieduto da Luca Cordero di Montezemolo decide di rimodernare alcuni degli stadi più famosi d’Italia: l’Olimpico di Roma, il San Siro di Milano, il Comunale di Firenze, il arassi di Genova, il San Paolo di Napoli el Dall’Ara di Bologna, mentre il Comunale di Torino e il Della Vittoria di Bari lasciano il posto al Delle Alpi  e al S. Nicola. Partono a razzo gli azzurri con due sorprese: Baggio e Schillaci. E iuna nazionale imbattibile. A spron battuto, l’Italia vince con Austria, Stati Uniti, Cecoslovacchia, Uruguay, Eire. Sono le notti magiche urlate al cielo dalla cantante Gianna Nannini (non quelle scimmiottate oggi da Fiorello e trasformate in Notti tragiche)… ma… gli azzurri di Vicini dovranno arrendersi ai rigori contro l’Argentina nella semifinale del 3 luglio giocata a Napoli. Scriverà Domenico Morace sul Corriere dello Sport – Stadio del 4 luglio: “Il sogno italiano svanisce in una notte napoletana dagli umori maligni. Vai, maledetto computer, scrivi: i polpastrelli non hanno voglia di battere, la testa è stanca, la serata è stata logorante, troppe emozioni, grandi delusioni. Ci sono articoli che non vorresti mai scrivere. Sul prato di S. Paolo, dopo la lotteria dei rigori, i ragazzi azzittiti sono stremati, non hanno forza di rialzarsi, attorno cantano e danzano gli argentini…..”.

Se l’Argentina arriva in finale tra le polemiche generali, sorte diversa è riservata alla Germania di Beckembauer, reduce da un Mondiale, quello Messicano, giocato da protagonista, e fin dalla vigilia tra le favorite del pubblico e della critica.

I teutonici dopo aver agevolmente superato la fase a gironi composto da Jugoslavia, Colombia ed Emirati Arabi, supera gli ottavi ed i quarti di finale, rispettivamente l’Olanda e la Cecoslovacchia, per arrivare poi a Torino nella sfida della semifinale contro l’Inghilterra di Paul Gascoigne.

Dopo aver segnato un goal a testa nei centoventi minuti precedenti, sono gli inglesi Pearce e Waddle a fallire dal dischetto i rigori. Gascoigne è in lacrime. I tedeschi pazzi di gioia sono ancora una volta in finale. L’avversario sarà quell’Argentina di 4 anni prima, ma ora gridano vendetta. E “vendetta” sarà! L’8 luglio 1990 nella finale di Roma, la Germania unita alzerà al cielo la sua terza coppa del mondo. Fra i protagonisti: Lothar Matthaeus e Rudi Voeller.

E proprio a Voeller toccherà ricordare all’allora compagno di squadra giallorosso, il principe Giannini, una sorta di scommessa da… pagare: “Avevo fatto una scommessa con Giannini. Se l’Italia avesse vinto il Mondiale, io mi sarei tagliato i baffi. Altrimenti, sarebbe toccato a lui: via i capelli, a zero praticamente. Mi dispiace per lui: ma non ho voglia di perdonarlo. Lo aspetto in ritiro”.

Rio de Janeiro, 13 luglio 2014: ancora una volta Germania ed Argentina si affronteranno in un finale travolgente. Chi la spunterà fra Messi e lo spirito teutonico? Non voglio pronosticare, ma solo augurare ai tedeschi ed agli argentini: in bocca al lupo!!

Giuseppe Bracchi