Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli 

1742 Il Santuario e Basilica di santa Maria della Quercia (da Feliciano Bussi: Istoria della Città di Viterbo)

L’anno 1654 Fiorano da Jesi garsone dello Stampatore Diotiallevi [Girolamo Diotallevi ndd] in Viterbo volendo di notte per accendere il lume scendere dal piano di sopra della Casa alla Bottega di sotto, Casco della cima delle scale; e dando sopra un grosso palo, gl’entrò questo dalla parte inferiore, quasi per un palmo nel ventre.

Venuto il Chirurgo, e ciao cavato il palo, ne uscirno anche i budelli, rimanendo egli come morto.

In tal stato si raccomandò col cuore alla Madonna della Quercia, promettendo far celebrare dieci Messe, E portare il voto nella sua Chiesa, se si fosse degnata renderlo in sanità, come pontualmente osservò, poiche in poco tempo con ammirazione d’ogn’uno perfettamente guarini.
Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 197)

Nell’anno 1708 venne ringraziare la Madonna, Caterina di Giuseppe Durantino da Montefiascone, quale caduta precipitosamente da una scala, restò fracassata per tutta la vita; il collo gli si ritorse, come quando si tira il collo ad una gallina, così ella diceva, la gola si gonfiò smisuratamente, e con sì fiera puntura d’osso, che si sentiva soffogare; la testa pessimamente offesa, con la pelle di essa squarciata in gran parte, traforata la gavolla del piede destro con un chiodo, E tutte l’altre parti in tale stato, che non si faceva alcun conto della sua vita.

Per il che conoscendo ella stessa non potere aveva soccorso e conforto, che dal Cielo, si raccomandò caldamente alla nostra Miracolosa immagine di Maria con voto di visitarla con due Zitelle scalze, e pigliato del Santo Legno della Quercia, si sentì subito ristorare, cessando in un istante la puntura della gola, con che poté respirare, ed inghiottire, ed in pochi giorni ricuperò perfetta salute.
Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 199)

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