Viterbo RIFLESSIONI
Diego Galli

Dalle sue fondamenta fino ai grattacieli più alti, l'Europa dimostra ormai di essere sempre più sotto attacco.

A guidare i bombardieri non è però un solo nemico, ma una capillare rete di conseguenze - frutto di errori macroscopici - che, poco alla volta, stanno minando ognuno dei pochi valori rimasti nel Vecchio continente.

Sembrano essere passati millenni dal periodo coloniale, dove razzismo e schiavitù regnavano sovrani su imperi dove mai tramontava il Sole. Oggi la Storia sembra ripetersi. Le vittime siamo noi tutti e, ancora noi, siamo i maggiori artefici della nostra paradossale situazione.

Dai muri anti-migranti ungheresi fino ai palazzi in fiamme di Londra, l'Europa sta fallendo. Crisi economica, clima allo sbaraglio, Brexit, razzismo, integralismo religioso, antipolitica, omofobia, regressione scientifica... ogni tassello di questo macabro puzzle pare essere riuscito nel suo intento: far tornare la paura nei nostri cuori.

Bruxelles, Berlino, Londra, Parigi, Nizza, Manchester... le metropoli più grandi e popolate non sembrano riuscire a dominare i pericoli che le avvinghiano in questa soffocante morsa. Terrorismo integralista e "terrorismo bianco" si alternano in una staffetta d'odio che sembra non vedere mai fine. La sicurezza, intenta a sconfiggere un nemico invisibile nato da un sentimento comune di oppressione e malessere economico, resta fallace, inadeguata a una situazione ormai vasta e sempre più complessa. Gli avversari si annidano tra noi, siamo noi: figli di una società occidentale che pare essere svanita dopo una brevissima età dell'oro vissuta dai nostri padri.

Cosa possiamo fare per limitare i danni? Smettere di essere quel che siamo diventati, intanto, mentre tenevamo chiusi i nostri occhi per non osservare il mondo che scivolava davanti a noi, dimenticandoci. Cercare di cambiare, facendolo piuttosto in fretta, perché il tempo scarseggia. Smettere di puntare il dito verso chiunque, quando invece c’è chi è ancora legato a una Guerra Fredda che si diceva essere finita anni fa; gli attori sono sempre gli stessi, si è solo spostato un poco il teatro, focalizzandosi sul Medio Oriente. La nostra bella Europa è ancora nel mezzo del conflitto, indecisa sul da farsi.

L'opera di tendere la mano per aiutarsi a vicenda, rappresentata dagli accordi di Parigi sul clima (2015), pareva aver riacceso le speranze di un mondo unito, che invece ora sta vacillando. Ad aggravare la situazione vi è il fatto che a dare forfait sono proprio gli Stati Uniti. La nazione più grande e potente è la stessa che, più di tutte, pare volersi chiudere in casa, alzare muri e respingere le richieste di aiuto del mondo intero. Si è trattato di un vero colpo ai fianchi per i vecchi Stati europei, stanchi e assonnati, che speravano di imitare i grandi per tornare a sognare.

Noi (europei), intanto, pensiamo già al colpo di grazia da autoinfliggerci: uscire dall'Europa, guardando alla fuga come soluzione migliore per vincere ogni battaglia. La ferita è già stata aperta da quel Regno Unito che non sembra più tale (il 50% della popolazione, per la maggior parte giovani, non vuole uscire dall’Europa, come non vuole neanche il popolo scozzese) e il veleno è già in circolo. Le anacronistiche Sinistra e Destra faticano a rinnovarsi, perdono peso e credibilità, impotenti dinnanzi all’ascesa di partiti nati dalla pancia del populismo e figli di un astensionismo che sta lentamente, inesorabilmente, uccidendo la democrazia.

Continuare a tenere la testa nella sabbia, arrendersi all’odio e alla semplicità dell’invitante atto di puntare il dito e sparare sentenze non potrà far altro che accrescere queste problematiche. L’Europa è di tutti noi, e solo noi possiamo aiutarla a crescere, darle nuovi valori e allontanare gli spettri che affliggono i suoi sonni inquieti.

Diego Galli